Un canone per la Bonelli. Gli anni '80. Il genere attraverso i generi.







LORENZO BARBERIS



Come abbiamo visto nel precedente capitolo, la Bonelli della seconda metà degli anni '70, dopo una relativa stasi, inizia a sperimentare vari nuovi approcci al popolare.



Ma, ovviamente, la vera accelerazione è negli anni ’80, dove con Martin Mystere (1982) di Alfredo Castelli giunge la svolta più radicale: non solo ambientazione moderna, come già in Mister No, ma anche urbana, con indagini sui misteri esoterici di cui aveva accennato, certo, l’Indiana Jones cinematografico, apparso l'anno prima, ma in modo molto più cauto e generico. 



Con Mystere siamo vicini, a mio avviso, anche a un certo “ritorno al romanzo” della letteratura, che negli anni '70 aveva subito le seduzioni del complotto e del romanzesco ottocentesco (Eco stesso ricordava che, come vendite, il massimo successo del tardo ottocento italiano erano i misteri della setta de "I Beati Paoli"): “Todo modo” (1974) di Sciascia, “Se una notte d’inverno un viaggiatore” (1979) di Calvino, “Il nome della rosa” (1980) di Umberto Eco in vari gradi e misure segnano un mood che culminerà con “Il pendolo di Foucault” (1988) che ha indubbiamente influssi, non dichiarati apertamente, dell’immaginario globale filtrato dal mysteriano. Alla radice di tutto, il complottismo romanzesco raffinatissimo dell'Incanto del Lotto 49 di Pynchon (1965), che inaugura il postmoderno, e prima ancora le sperimentazioni, a racconto, del Borges degli anni '40, con Finzioni (racconti dal 1935-1944) e le sue Biblioteca di Babele, in primis.











Mystere è, per Bonelli, la sfida di un avventuroso innovativo, radicalmente diverso dalla sua tradizione, per molti aspetti, e indubbiamente declinato in chiave piuttosto colta. Dopo questo, segue invece, a distanza di due anni (le sperimentazioni '80 seguiranno questo ritmo, molto regolare) un tentativo anche raffinato di evolvere il western classico con “Belle e Bronco” (1984) di Gino D'Antonio, coniugandolo con un raffinato umorismo per certi versi affine a quello che caratterizza molta serialità televisiva anni '80 di successo (che, in quanto americana, ha spesso un tot di spirito western, solitamente attualizzato: vedasi per dire Hazzard, 1979-1985). Un elemento di grande interesse, che passa solitamente sottotono per via dello scarso successo della serie, è il fatto che essa introduca in Bonelli una co-eroina femminile, che anticipa di oltre dieci anni il successo di Legs Weaver, spinoff neveriano degli anni '90. Quindi, se all'apparenza la testata è più tradizionale nel mantenere il genere western, è paradossalmente più originale nell'impostazione a coppia, e mista.



Il fallimento di questo nuovo western - chiuso dopo soli 16 numeri - segnerà un relativo (ma non definitivo) abbandono di tale modalità western / avventuroso-classica, che sarà ripresa solo in tempi molto più recenti con esperimenti come Saguaro e, a suo modo, Adam Wild (anche qui, con risultati alti sotto il profilo stilistico, ma senza un consistente successo di pubblico).



Nel1986, dopo altri due anni, si tenta così l’approccio all’horror con il successo enorme di Dylan Dog (1986) di Tiziano Sclavi (che, a margine, costituisce il nucleo forte degli appunti di fumetto di questo blog). La Bonelli arriva così al "nero" con un contropiede che si rivela - in modo abbastanza casuale - incredibilmente fortunato.  Ormai morte quasi tutte le testate “nere” dei ’60, con l’eccezione dell’algido Diabolik, Sclavi reinterpreta quelle pulsioni al livello dell’arte, sposando lo spirito del tempo di una fioritura dell’horror sulle due direttrici del gotico e dello splatter. La Bonelli incontra il suo secondo boom, dopo l'epocale e duraturo successo di Tex.



Interessante lo slogan adottato per il lancio del personaggio. Il claim è infatti: "Da quanto tempo non leggi un fumetto? Forse è il momento di ricominciare. Dylan Dog, fumetto d'autore, fumetto d'orrore." Pubblicità apparsa in particolare nelle pagine di Repubblica, ancora oggi (e dal 1976) il giornale identitario della sinistra "indipendente", ovvero non legata in modo organico, ai tempi, al PCI. Appare evidente l'indirizzo verso un pubblico più adulto, che ormai compra il quotidiano, e da un po' di tempo ha smesso di leggere i fumetti, da quando sono declinati i grandi fumetti d'autore col riflusso degli anni '80. Invece Dylan catturerà soprattutto i figli di quella generazione, proprio comunque con le coordinate suddette: un fumetto d'autore, orrorifico, e che segna un deciso stacco rispetto alla precedente produzione bonelliana.



Il successo di Dylan Dog porterà, nei '90, anche alla grande fioritura dei Bonellidi, una schiera di operazioni commerciali sulla falsariga del nuovo fantastico bonelliano (spesso in totale autonomia nei contenuti, per cui sarebbe ingeneroso ridurli a "imitazioni"), di cui sarebbe utile una storia a parte. Uno dei primi, e dei più "autoriali", è ad esempio Gordon Link (1991) di Gianfranco Manfredi, che esordisce con questo indagatore orrorifico ed entrerà poi in forza alla Bonelli con un fumetto storico-autoriale venato talvolta di fantastico, da Magico Vento in poi. Desdemona Metus (1994) di Giuseppe Di Bernardo, invece, introdurrà una prima protagonista femminile nel fumetto bonellide, anticipando di un anno l'esordio (fantascientifico invece che "misterico") di Legs.



Altri due anni da Dylan, comunque, e la rosa dei generi si va completando con il giallo di Nick Raider (1988) di Claudio Nizzi. Il successo, pur non paragonabile a quello dylaniato, è tale da permettere alla serie una sopravvivenza in edicola fino al 2005, anno in cui giungerà la chiusura, stante anche una certa parziale sovrapposizione tematica, a quel punto, col noir di Julia, arrivato alle soglie del 2000.



Il western di Tex, le personalissime weird tales / fantasy di Zagor, l'avventura classica di Mister No, il mistero di Mystere, l'orrore di Dylan e il giallo di Raider formano alla fine degli '80 una panoramica ormai quasi completa del "genere attraverso i generi". Manca solo la fantascienza e il fantasy: il primo di questi generi arriverà a brevissimo, nel 1991; per il secondo si dovrà aspettare molto di più, fino al 2013.



Appunti per un canone Bonelli. La serie completa:
(ogni articolo copre una decade della casa editrice).



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-40.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-50-da.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-60-da.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-70.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-80-il.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-90-la.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-00.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-10.html


Bibliografia:



Luca del Savio, Graziano Frediani, "Bonelli - La fabbrica dei sogni", SBE 2017.