Un canone per la Bonelli. Gli anni '00. Nuovi Esperimenti Bonelliani.







LORENZO BARBERIS  



Gli anni 2000 iniziano in sostanziale continuità con quanto avvenuto negli anni '90, con un moltiplicarsi di serie che, con approcci differenti, andavano ad esplorare i due macro-generi dell'horror dylaniato (ma, in sostanza, sarebbe più corretto dire, per graduali edulcorazioni, del fantastico dylaniato, ormai con forti sfumature gothiche ma non puramente orrorifico) e della fantascienza neveriana.



Il Dampyr di Mauro Boselli e Maurizio Colombo (2000) declina l’orrore in chiave strettamente vampirica, potremmo dire più filologico e storico, con un successo che resiste finora (e che è stato connesso a Dylan, nel 2018, in un primo esperimento che tende a favorire la costruzione di un pià coeso multiverso bonelliano).



Gregory Hunter (2001) di Serra esplora invece la possibilità di una fantascienza bonelliana classica, ispirata al grande sense of wonder, a differenza del cupo spaghetti cyberpunk di Nathan Never, ma senza incontrare particolare successo, che porta a una chiusura nel 2002.



Lo stesso 2002 vede una novità che, pur essendo extra-bonelliana, ha in prospettiva un significato particolare. Roberto Recchioni e Lorenzo Bartoli lanciano infatti, per l'Eura, il loro "John Doe" (2002-2012), nel formato bonellide che, dopo la nascita di Dylan Dog, era spopolata nel tentativo di riprodurre il successo del personaggio. Doe è, per certi versi, l'opposto di Dog, uno sfrontato Golden Boy del sovrannaturale dove l'altro è un tormentato Old Boy. In una fase in cui il fumetto bonelliano, pur mantenendo una qualità comunque alta, sembra in maggiore difficoltà nel suo rinnovamento, "John Doe" sembra una possibile risposta con una sperimentalità alta e, in particolare, l'adozione di una continuity stretta (quella che Never aveva adottato, invece, in modo blando) e l'innovativo modulo "a stagioni" che riprende la serialità americana che, in quei primi anni 2000, sta vedendo una sempre maggiore rivalutazione come fenomeno pienamente culturale. In complessivi, programmatici 99 numeri (anche se con una storia anche tormentata), il longevo bonellide John Doe porta il postmoderno nel fumetto popolare italiano, con un citazionismo esasperato, a tratti "tarantiniano", certamente influenzato da quello di Sclavi ma più "aggressivo" nella sua comunicazione (come più radicale ancora è anche il piano metaletterario): ma se si sottolinea qui - parlando di Bonelli - il ruolo di questa testata extra-bonelliana, è ovviamente per l'importanza che poi avrà Roberto Recchioni nel rinnovamento degli anni '10 della Bonelli, in particolare per quel Dylan Dog che, come già detto, è il fulcro dell'analisi di questo blog).



In questi anni non si hanno nuove aperture bonelliane, cosa che aveva segnato anche la fase invece prospera del passaggio 1967-1974: ma qui si hanno anche una serie di chiusure non irrilevanti: nel 2004 Jonathan Steele viene ceduto alla Star Comics, nel 2005 Nick Raider, comunque sovrapposto in parte, come tematiche, al pur più psicologico Julia (di maggior successo, e in grado, come Dylan, di catturare anche un pubblico femminile più ampio) e Legs Weaver, spinoff del cosmo neveriano. Una testata storica come Mister No chiude invece nel 2006, come pure Napoleone, miniserie tramuta in ongoing in corso d'opera per il buon successo ottenuto.



Brad Barron, il lancio successivo, nel 2005, va a insistere di nuovo sulla fantascienza classica, con un taglio diverso (agli anni '30 gordoniani del wonder di Serra, Faraci oppone la SF paranoica, heinleniana, tra '40 e '50). Si tratta, prudenzialmente, di una miniserie, legata a una saga, quella della "guerra coi Morb", che delinea un ciclo chiuso e definito. Pur essendo una miniserie, come era stata annunciata Napoleone (poi divenuta ongoing), il fatto che non si sia estesa la serialità di Barron dimostra un successo non tale da far proseguire l'esperimento oltre una prima "stagione" esplorativa (la Bonelli stessa, pur adottando questa nuova "serialità breve", non adotta per ora tale termine, che sarà poi fatto proprio da "Orfani").



Altra miniserie, immediatamente dopo Barron, è "Demian" (2006-2007) di Pasquale Ruju, a cui fa seguito Volto Nascosto (2007-2008) di Manfredi, che sta ancora curando Magico Vento (chiuderà nel 2010).



La collana Romanzi a fumetti (2007) è un nuovo esperimento, che ospita anche il romanzo di Enoch e Vietti, Dragonero, che nel 2013 diverrà la base per - finalmente - una compiuta serie fantasy (assieme ad Orfani, la prima ad essere lanciata in modo moderno, come vedremo). I corposi romanzi a fumetti bonelliani, di trecento pagine, funzionano bene come pubblicazione occasionale, ma saranno sostituiti nel 2015 da periodiche "miniserie" di tre-quattro albi, corrispondenti allo stesso romanzo, in buona sostanza, ma spezzate su più albi. Se i romanzi a fumetti bonelliani rappresentano una positiva svolta anche per il valore "autoriale" che contribuiscono a ribadire al fumetto "popolare" bonelliano, l'esperimento di Dragonero non viene per il momento sviluppato. Nel complesso, e pur ancora con una certa prudenza, la Bonelli dimostra comunque di reagire al graduale mutare del mercato con sperimentazioni caute ma ad ampio raggio, a fianco di iterazioni di strategie consolidate.



Il 2007 è comunque anche l'anno di un'altra - per ora - "occasione mancata" in Bonelli: Facebook inizia in quest'anno la sua esponenziale diffusione italiana, a poco dall'esordio e dal successo in USA; ma la Bonelli non avvia una presenza sistematica sulla rete - che arriverà solo nel 2013. 



Su Dylan, sono questi gli anni in cui Gualdoni si affianca a Marcheselli (2006) per sostituirlo definitivamente nel 2009. Gualdoni gestisce il passaggio al ventennale del personaggio, che vede il ritorno di Sclavi ad alcune storie (l'ultimo, prima della nuova fase apertasi nel 2013) poco sfruttato e pubblicizzato (anche per l'assenza di una strategia social aziendale). Gualdoni cura inoltre il passaggio al colore con l'avvio del Color Fest (2007), con risultati apprezzabili (come autore, Gualdoni viene da un fumetto per ragazzi che usa ampiamente il colore) ma anche qui che passano abbastanza sottotraccia. L'anno vede però anche l'esordio di alcuni nuovi autori sulla testata, tra cui, in primis, lo stesso Recchioni che inizia così la sua collaborazione bonelliana, gettando i semi per il suo successivo rilancio del personaggio nel decennio successivo.




Conclusa Gea, Enoch intanto avvia Lilith (2008-2017), con una simile formula di lunga periodicità semestrale; Ambrosini, chiuso Napoleone, apre la testata Jan Dix (2008-2010), molto valida ma destinata a una rapida chiusura.





Più moderna, ma sempre legato a un certo gusto da “SF paranoica”, è la miniserie “Caravan” (2009) di Medda, mentre con “Graystorm” (2009) di Serra si torna ancora più indietro, a un modello verniano, stile Capitano Nemo - già usato in parte per Never - e ancor più Robur Le Conquerant (e per la prima volta viene introdotto un parziale antieroe come protagonista di un albo bonelliano). Notevole è, in questo secondo caso, anche la sperimentazione sul segno, che riproduce in parte le atmosfere dell'incisione ottocentesca tipica di molti romanzi fantastici illustrati del periodo.



Chiuso Demian, Ruju realizza Cassidy (2010), sempre sui temi del noir che gli sono cari, mentre chiudono però Jan Dix e Magico Vento. Lo schema della miniserie, fatta salva una certa funzionalità e la buona qualità generale delle serie proposte, mostra un po' la corda nel rischio di un eccessivo automatismo, che non è più in grado di intercettare, solo "per ripetizione", i gusti del pubblico.

La chiusura delle varie testate bonelliane è però di fatto non una resa, ma una riorganizzazione in vista di un rilancio che, negli anni '10 del nuovo millennio, avverrà con un rinnovato slancio da parte dell'editrice milanese.



Appunti per un canone Bonelli. La serie completa:
(ogni articolo copre una decade della casa editrice).



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-40.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-50-da.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-60-da.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-70.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-80-il.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-90-la.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-00.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-10.html


Bibliografia:



Luca del Savio, Graziano Frediani, "Bonelli - La fabbrica dei sogni", SBE 2017.