Un canone per la Bonelli. Gli anni '10: Orfani.







LORENZO BARBERIS



Siamo giunti, con queste ultime righe, alla parte conclusiva (per ora: in teoria, potremmo aggiornarci negli ormai imminenti anni '20) di questo excursus. La parte, per certi versi, più significativa, in quanto quella che introduce il raccordo col corpo vivo delle mie passeggiate nei boschi narrativi del fumetto. Infatti, questo blog si inaugura nel 2009, e segue quindi da vicino questo evolversi degli anni '10 del fumetto bonelliano.



Il 2010 si era aperto con Cassidy, nuova miniserie noir - con tratti sovrannaturali - di Pasquale Ruju, sostanzialmente in continuità col suo buon lavoro sul "secondo Dylan Dog" e sulla precedente serie Damian (2006).



Nel 2011, invece, era la volta di Shangai Devil di Manfredi, che similmente proseguiva il percorso storico dell'autore, riprendendo in questo caso direttamente le vicende della miniserie precedente, Volto Nascosto (2007), riprendendone anche il protagonista.



Ma, purtroppo, il 2011 viene anche funestato dalla scomparsa tutto sommato precoce, e anche piuttosto imprevista, di Sergio Bonelli (1932-2011). La Bonelli degli anni '10 passò quindi sotto la guida del figlio Davide Bonelli, che si occupava in precedenza del marketing dell'azienda di famiglia (e che era, e resterà, estraneo alla sceneggiatura dei fumetti).



La Bonelli degli anni '10 si trova così di fronte alla sfida - banale a dirsi, difficile a farsi - di "coniugare innovazione e tradizione", come si suole dire. L'impressione è che, nel complesso, l'operazione sia riuscita bene, ma con una spinta abbastanza netta verso l'innovazione.



Nel 2012, Saguaro di Bruno Enna rappresenta il ritorno a una serie "non a termine", un fumetto avventuroso di ambientazione moderna, ma con schemi decisamente vicini al western. Il suo successo sarà parziale, e la serie sarà chiusa nel 2015.



Più interessante la nascita de Le Storie (2012), tutt'ora in corso, che presentano una serie di fumetti autoconclusivi, slegati tra loro, con un prevalere - non assoluto - di fumetti comunque di ambientazione storica. L'esordio è "Il boia di Parigi" di Paola Barbato, una interessante riscrittura storica.

Da qui nasceranno comunque serie regolari come Mercurio Loi (2017) di Bilotta e la serie "da libreria" (altra grande novità degli anni '10: il netto spostarsi della Bonelli verso un mercato anche librario) Chambara di Recchioni e Accardi.



Il 2013 vede una svolta ancora più netta. Innanzitutto, si completa il panorama dei generi con l'esordio di Dragonero di Vietti ed Enoch come serie regolare, dopo il "romanzo a fumetti" del 2007. Il relativo ritardo nella diffusione del fantasy probabilmente è da imputarsi anche da fatto che quella casella, nella formula del "fantastico" tradizionale e non del fantasy tolkeniano, era già a suo modo coperta da Zagor, in cui la selva oscura di Darkwood è solo formalmente ambientazione western, ma è in realtà crocevia di ogni tipo di creatura immaginaria.



Altrettanto rilevante è il lancio di Orfani di Recchioni, prima serie a colori di casa Bonelli. Qui l'innovazione non è tanto sul genere (la casella della fantascienza continua ad essere coperta anche da Nathan Never), ma sotto il profilo formale. In questa serie, di cui ho trattato ampiamente, avviene infatti una significativa trasformazione della gabbia bonelliana, che serve anche come seminale "apertura di una strada" per serie seguenti che usino questa libertà espressiva anche in sensi profondamente diversi (come l'ottimo, e totalmente distante, Mercurio Loi di Bilotta). La continuità serrata e la modulazione in stagioni sono un portato di John Doe, che Recchioni imprime al bonelliano.



La sperimentazione di Orfani si lega anche ai formati e alle collaborazioni, con riproposizione presso la Bao - proprio a partire da Orfani si struttura una partnership sul fumetto da libreria - e in edicola, come allegato, in un formato "non bonelliano", più grande. Si è tentato anche una serie animata in stop motion, trasmessa sulla Rai: esperimenti di una crossmedialità sempre più tra le priorità della casa.



Recchioni, inoltre, diviene anche curatore di Dylan Dog, ove opera similmente una netta sterzata nella storia della testata, sempre nel senso di una maggiore libertà e varietà espressiva nei contenuti e nel montaggio di tavola (più contenuto che in Orfani, com'è anche logico), e una simile operazione di maggior collegamento con il mercato librario. Se il Color Fest era già stato introdotto su Dylan nel 2007 (e albi a colori erano da tempo una tradizione in Bonelli), Recchioni avvia un uso del colore maggiormente e più programmaticamente espressivo.



Lo stesso 2013, oltre questi tre rilanci importanti su fantasy, horror e fantascienza, vede l'adozione di una moderna strategia mediatica sui social da parte della Bonelli, che consente indubbiamente - a costi contenuti - una migliore promozione delle testate e dei singoli albi.


Nuovi lanci avvengono nel 2014: Lukas (2014) di Medda è interessante per la sua strutturazione in stagioni e la continuity più stretta, mentre Adam Wild (2014) di Manfredi costituisce una serie più tradizionale, nel segno classico dell'avventura, e non adotta il moderno modulo comunicativo delle altre nuove serie. Stante l'alta fattura della serie in sé, appare possibile che questo faccia parte del suo relativo insuccesso (oltre a un target generazionale più agée, che magari - ma non è detto - non è così influenzato dai social network: l'eroe, nel suo aspetto, si ispira per esempio ad Errol Flynn).



Decisamente interessante invece la nuova serie Morgan Lost (2015) di Chiaverotti, che sperimenta la falsa tricromia con l'inserimento del rosso nell'inchiostrazione (a breve lo stesso Lost sarà connesso a Dylan nel nascente bonelliverso). Intanto i "Romanzi bonelli" lasciano il posto a miniserie molto serrate, di tre-quattro numeri, come la notevole Hellnoir di Ruju, o Ut di Barbato e Roi.



Il 2017 vede l'acclamato Mercurio Loi di Bilotta, seconda serie a colori bonelliana dopo Orfani, che adotta però un approccio nettamente "autoriale", non in assoluto nuovo in casa Bonelli ma che, appunto, ora può usare appieno, a tali scopi, anche il colore. La declinazione del colore appare qui decisamente "autoriale", con un notevole successo critico del fumetto stesso.




Altra evoluzione è l'adozione sistematica dell'adattamento da cicli letterari di successo, italiani e non, come avvenuto con il Commissario Ricciardi (2017) di De Giovanni, e Deadwood Dick (2018) di Landsdale. Questi tre ultimi esperimenti puntano a un pubblico adulto, pare, ma con una lieve correzione rispetto ad esperimenti di "avventura classica" come Adam Wild: più nel senso di un - equilibrio non facilissimo - "fumetto autoriale di massa".



Sempre nel 2017, Monolith di Recchioni, Uzzeo e LRNZ è un seminale esperimento di crossmedialità avanzata, film e graphic novel realizzate in contemporanea, dopo una gestazione comprensibilmente lunga e travagliata. Al di là dell'interesse per la sperimentazione editoriale, il prodotto segna - come ed oltre "Orfani" - le potenzialità del colore nel popolare, se usato con un brillante progetto narrativo.



Intanto, la conclusione del ciclo di Orfani nel 2018 - pur nel proseguire di speciali occasionali - sembra quasi programmaticamente chiudere la decade preparando il rilancio in vista di quella successiva.



Tre serie lanciate nel 2018 in un formato spillato, all'americana, mostrano l'intento di avvicinare i lettori più giovani e traghettarli verso il fumetto bonelliano: a parte il webcomic (raccolto in libro) Bonelli Kids rivolto ai più piccoli, vi è Four Hoods per una fascia d'età immediatamente ravvicinata (esperimento, purtroppo, che non ha funzionato) per il fantasy, che poteva continuare quasi naturalmente in Dragonero Young per portare poi al Dragonero vero e proprio (di cui è in cantiere, se non erro, anche una versione "for mature readers). Allo stesso modo Creepy Past può apparire una introduzione a Dylan Dog, già celebrata da un recente crossover. 



La maggiore novità futura, comunque, è l'annunciata intenzione di un passaggio della Bonelli alla serialità televisiva con i suoi personaggi di punta, a partire da Dylan Dog e, presumibilmente, sfruttando le interconnessione del recente "bonelliverso" che si è andato a costituire con più frequenti e sistematici incontri tra i personaggi, specie quelli legati alla sfera del fantastico.



Queste sono, ragionevolmente, le sfide che attendono Via Buonarroti nella prossima decade, trasformando ancora una volta la sua offerta - e il fumetto italiano. Ma questo, naturalmente, sarà argomento per il prossimo capitolo, in un futuro più o meno lontano.



Appunti per un canone Bonelli. La serie completa:

(ogni articolo copre una decade della casa editrice).



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-40.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-50-da.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-60-da.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-70.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-80-il.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-90-la.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-00.html



http://barberist.blogspot.com/2018/08/un-canone-per-la-bonelli-gli-anni-10.html


Bibliografia:



Luca del Savio, Graziano Frediani, "Bonelli - La fabbrica dei sogni", SBE 2017.