Zagabria Esoterica. Appunti di viaggio.









LORENZO BARBERIS



Fatto un recente viaggio a Zagabria, una toccata e fuga molto interessante, grazie a alcune belle photo opportunity e a spiegazioni curiose delle guide locali che mi hanno invogliato ad approfondire ancor di più.



I croati come tutti sono abbastanza nazionalisti, e quindi, come tutti, hanno il mito della Croazia Caput Mundi. Nulla di male: per me, come noto, il centro del mondo è Mondovì. Ma la Croazia ha la sua bella dose di elementi che la rendono centrale nella creazione della moderna cultura europea.



Tutto parte, probabilmente, dal ruolo di cerniera che la Croazia assume tra Impero Romano d'Occidente e Impero Romano d'Oriente quando i due si separano. La Croazia (allora, Illiria) era stata conquistata dai Romani nel 229 a.C., intervenendo contro l'espansionismo nell'area del suo re Agron; Tiberio nel 9 d.C. l'aveva resa una Provincia. Il primo fu Diocleziano a porre qui il confine tra i due ambiti nella sua quadripartizione dell'Impero (285 d.C.), ma la divisione definitiva è ad opera di Teodosio nel 395 d.C., ma è stato un processo che si è sviluppato nei due secoli precedenti). 









Va detto che la Croazia è sede - a Spalato - della più antica cattedrale cattolica: il Palazzo di Diocleziano (ultimo persecutore dei cristiani prima di Costantino), riadattato prontamente a chiesa come segno di "conquista". Potrebbe avere un valore seminale per le tradizioni "muratorie" dei mastri costruttori di cattedrali, pre-templari. A Diocleziano si collegano del resto i Quattro Santi Coronati, che si rifiutarono di costruire a Diocleziano una statua di Asclepio, protettore pagano della medicina, e furono pertanto tra gli ultimi martiri. I mastri d'opera medioevali ne hanno fatto i loro protettori massonici, e il loro ruolo quadruplice e coronato rovescia in qualche modo la tetrarchia dioclezianea.



Comunque: la Croazia come spartiacque in seguito sarebbe divenuto dall'800 d.C. tra il rinato Sacro Romano Impero e quello di Bisanzio, e quindi, dal millenaristico 1054, tra Cattolicesimo e Ortodossia, e poi, dal 1453, tra Cristianità e Islam.



Zagabria. Le Chiese




















Zagabria - inizialmente divisa in Kaptol Gradec, e unificata solo ai primi del '600 - divenne centrale dal 1094 quando venne posta quale sede di arcidiocesi. Inizia anche l'edificazione della bella cattedrale gotica (oggi una delle torri è imprigionata in un cubo nero per ristrutturazioni). Completata nel 1217, venne distrutta dai mongoli nel 1242 e riedificata nel 1287, dedicandola a Santo Stefano d'Ungheria.











Altrettanto significativa la Chiesa di San Marco, che risale al '200, e si trova al centro della piazza su cui affacciano i principali palazzi governativi. 










Importante anche la chiesa di Santa Caterina, edificata dai gesuiti nel 1620, l'anno prima che la città divenisse sede del vicereame. I Gesuiti croati daranno all'ordine uno dei principali gesuiti secenteschi come il Boscovich, confermando l'importanza iniziatica della città.























Zagabria. I Palazzi



Gli edifici pubblici sono in prevalenza ottocenteschi, piuttosto imponenti, tutti con ostensione delle due bandiere, nazionale e civica, e una generale aria mitteleuropea.




































Zagabria. I dettagli ermetici.









Questo "pilastro con Bafometto" sulla piazza di San Marco è dedicato a un eroe nazionale. Tuttavia molti sono i portali con sculture ermetiche nella città.







































Anche lo stemma di Zagabria - esposto su tutti i palazzi pubblici con la bandiera croata - è profondamente ermetico, col castello a tre torri dalla porta spalancata, sormontato dalla Luna e da una stella a forma di Sigillo di Salomone.



Croazia. Dante Alighieri.











La Croazia gode poi, nel '300, di una importante citazione dantesca. Dante Alighieri parla infatti della Croazia nel Canto XXXI del Paradiso, quando viene presentato a San Bernardo.



Qual è colui che forse di Croazia 

viene a veder la Veronica nostra, 

che per l’antica fame non sen sazia,                            



ma dice nel pensier, fin che si mostra: 

‘Segnor mio Iesù Cristo, Dio verace, 



or fu sì fatta la sembianza vostra?



ovvero:





Come il pellegrino che giunge forse dalla Croazia per vedere il velo della Veronica, e che non riesce a soddisfare la sua antica brama ma dice fra sé: 'O Signore mio Gesù Cristo, vero Dio, dunque furono queste le Vostre fattezze?', così ero io osservando la viva carità di Bernardo che su questa Terra, contemplando, assaporò la pace divina.



Ora, è curioso, perché Dante raramente piazza citazioni a caso. Naturalmente, i croati ritengono che sia lui quel "pellegrino" che è "partito dalla Croazia", ovvero è stato in Croazia e poi si è recato a vedere il "velo della Veronica". Si tratta della Sindone, allora nelle mani dei templari? Viene la tentazione di pensare così, dato che Dante sta ammirando San Bernardo, il fondatore che diede la regola all'Ordine, da lui già in precedenza difeso condannando Filippo il Bello.













La potenziale missione in Croazia di Dante avrebbe così il sapore di una fondazione esoterica. Tanto più che la più antica farmacia di Zagabria (nata nel 1355) venne nel 1399 amministrata dal bisnipote di Dante, Niccolò Alighieri, speziale come il bisnonno. 



Una filiazione dei Fedeli d'Amore templaristici? Abbiamo visto come la Croazia ospiti la più antica basilica cristianizzata, quella di Diocleziano, di lì a poco sarebbe divenuta un simbolico baluardo verso l'Islam, dopo la caduta dell'Impero d'Oriente (1453), ormai imminente sul finire del '400.









A questa "Zagabria cavalleresco-templare" si collega anche questa bella statua ottocentesca di San Giorgio e il Drago.












(Meridiana con cervello?)






Zagabria. Fondazione della modernità.




Comunque, poco dopo la presenza di Alighieri jr., nel periodo immediatamente successivo alla spaccatura prodotta dalla caduta di Bisanzio (1453), il primo umanista a utilizzare il termine psicologia è il letterato croato Marko Marulić (1450 - 1524) nella sua opera  Psichiologia de ratione animae Humanae. Il fondamento primo della psicologia moderna è dunque qui: e anche se chiaramente la ripresa decisiva è quella freudiana, si tratta comunque di una supremazia interessante su uno dei pilastri della modernità.









Nel '600 (Zagabria viene unificata, nel 1620 arrivano i gesuiti con la loro chiesa, nel 1621 diviene la sede dei viceré croati) la Croazia dona alla modernità la sua divisa. I soldati croati infatti indossano nell'uniforme una "sciarpa croata", accessorio di moda che piacque a Luigi XIII (1601-1643) che lo diffuse a Parigi, e da qui nella moda europea. Nacque così la Cravatta.








(In Matrix, Neo ha un vestito affine a quello dell'ordine gesuita)


Nel '700, invece, il gesuita Ruggero Giuseppe Boscovich (1711-1787) fu uno dei padri della scienza moderna, intellettuale cosmopolita vicino all'illuminismo italiano (scrisse sul Caffé) e che ha una connessione anche col Piemonte esoterico e con Mondovì: infatti fu lui a consigliare a Carlo Emanuele III di tracciare un suo grado di meridiano, il Gradus Taurinensis, tra le strategie per porre il suo stato come Stato Moderno alla pari dei grandi. A tracciarlo provvide poi il monregalese abate Gianbattista Beccaria, fissandone il punto di partenza nella torre della sua Mondovì (Torino stava in mezzo, e si finiva ad Andrate). Il sito del Gradus a Torino corrisponde con l'esoterica Piazza Statuto, dove sorge la "Piramide del Beccaria" a segnare l'allineamento.



L'impresa più celebre di Boscovich è stata però quella di salvare la cupola di San Pietro convincendo il papato a proteggerla con cinque cerchiaggi di ferro, che hanno consentito di conservarsi al capolavoro di Michelangelo. A livello simbolico, il fatto che per suo tramite "la Croazia salvi San Pietro" pare rimandare al suo ruolo di confine verso l'Islam. La "gabbia di ferro" che salva San Pietro sembra quasi un abbozzo delle gabbie metalliche usate da Tesla per imprigionare l'energia: e c'è forse un fil rouge che lega massonismi danteschi, gesuiti boscovichiani, esperimenti tesliani.



Non a caso Tesla - di cui ora parleremo - esaltò Boscovich come primo teorico della relatività, prima di Einstein:

"La teoria della relatività, in ogni caso, è più anziana dei suoi attuali sostenitori. Fu avanzata oltre 200 anni fa dal mio illustre connazionale Ruggiero Boscovich, il grande filosofo, che, non sopportando altre e più varie occupazioni, scrisse un migliaio di volumi di eccellente letteratura su una vasta varietà di argomenti. Boscovich si occupò di relatività, includendo il cosiddetto "continuum spaziotemporale"."









(Testa con Tesla. Ritratto ermetico con Nikola.)



Nell'800, nasce dunque in Croazia, dicevamo,  il più importante scienziato moderno, Nikola Tesla, nel 1856: scomparirà nel 1943. Inutile sottolineare come anche Tesla trascenda l'importanza settoriale per divenire un archetipo di genio (specie negli ultimi tempi, dove va soppiantando perfino Einstein) con l'addentellato di molte teorie "esoteriche" sulla sua catalizzazione delle energie elettromagnetiche. Qui, in un pezzo che ricostruisce uno dei tanti deliranti (ma divertenti) complotti su Trump c'è anche un capitolo abbastanza ampio sul nostro; ma anche online la bibliografia è sterminata.











Ivan Vučetić invece fu l'inventore (nel 1891, in America) dell'uso delle impronte digitali per l'identificazione personale. Un'invenzione meno appariscente di quelle di Tesla, ma comunque un altro archetipo fondante della modernità. Slavoljub Penkala, infine, è l'inventore della penna stilografica.



Insomma, la Croazia ha dato alla modernità il suo strumento di scrittura (la penna), la sua divisa (la cravatta), il suo sistema di controllo fisico (le impronte digitali), quello mentale (la psicologia), la sua scienza (Tesla), e ne ha simbolicamente conservato la religione (San Pietro). Un ruolo importante per una nazione piccola ma agguerrita, che sono contento di aver visitato. Per concludere, ancora una carrellata di Zagabria nel suo volto moderno; in attesa delle analoghe due righe che scriverò qui sul blog sull'altra capitale europea visitata in gennaio 2019, Lubiana, in Slovenia.