Urfaut / Barberist





LORENZO BARBERIS



Ho scritto spesso, negli anni, su questo blog di Urfaut, artista visuale che è stato tra i primi, in Italia, ad avviare una ricerca sull'immagine nell'era della fotografia digitale (i suoi primi lavori al proposito risalgono al 2005). Ne ho scritto anche per Culture Club 51, qui, e qualcos'altro altrove in rete. La sua attuale ricerca attiva è "Postcards", cartoline postmoderne tramite le quali riflette con ironia affilata sul reale.



Nonostante sia un personaggio criptico e sfuggente, Urfaut ha voluto omaggiare questo blog con questo scatto relativo al "The Barberist", un negozio di barbiere a Barcellona, in Spagna. 



Lo scatto è, come spesso in Urfaut, all'apparenza semplice, ma poi complesso e stratificato. La scritta è in caratteri lineari, essenziali ed eleganti. Tuttavia, è curioso notare come la disposizione ricordi vagamente una L (e una L stilizzata, l'iniziale del mio nome, è una firma che adotto spesso su Internet). 



THE

BAR
BERIST




La scansione, qui, vuol forse mettere in evidenza il BAR di Barcelona, elegantemente sovrapposto all'analogo BER della seconda parte del nome. Ma non è questo l'elemento più interessante.



Sotto il profilo fotografico, il virtuosismo è costituito dal muro di mattoni: riflette infatti la barberia all'interno, ma potrebbe richiamare anche una saracinesca calata su una vetrata (e il barber's shop starebbe quindi dietro). La porta, qui, risolve l'arcano, altrimenti - volutamente - non così chiaro percettivamente.



Per questo blog, la griglia può essere anche quella "a mattoncino", appunto, dei fumetti Bonelli: ma in Urfaut è soprattutto riflessione su dentro / fuori, tema cruciale della sua ricerca, come il tema del pattern.



La figura del giovane barbiere al centro della scena, sorridente e col pollice levato (il like?), appare beneaugurale. Anche se solo un pollice è volto verso l'alto, il secondo è verso il basso, nella mano a riposo, quasi un bilanciamento alla "solve et coagula".



Gustoso notare che il suo nome è "Miller" (che pare riandare a Frank Miller, nume tutelare venerato anche in questo blog, ma che per Urfaut è qui, sicuramente, connesso al bianco e nero alla Sin City adottato).



Notiamo che il suo motto è "Veni, vidi, vici", celebrazione di Cesare, archetipa figura della romanità, curiosa (o forse no) nella città fondata dalla dinastia dei Barca, Amilcare, Asdrubale, Annibale: gli irriducibili nemici di Roma.



Completa compositivamente lo scatto l'inevitabile poltrona da barbiere, e due ruote di bicicletta sulla sinistra (riecheggiate dalla decorazione circolare del pavimento).



A ciò si può legare la lettura iniziatica della foto che spesso, in Urfaut, si lega ai tarocchi. In questo caso, non siamo nei suoi potenziali "arcani maggiori", ma in un arcano minore particolarmente potente: il due di denari (o, nella lettura divulgativamente esoterica, di "pentacoli").









Il due di denari infatti, fin dai tarocchi tradizionali, è la carta con cui l'autore del mazzo firma i propri tarocchi (lo fa anche Jodorowski, nel restaurare il tarocco Camoin: ma è strettamente filologico). Il cartiglio unisce le due monete, che sono qui vistosamente "ruote" (già nell'opera originaria); o meglio, "rote", dato che "Rota" è visto da molti come rivelatorio anagramma - o meglio, rotazione dei due blocchi sillabici - di Taro, i tarocchi stessi (specie nel Tarot inglese, dove la prima e ultima T si uniscono circolarmente). Le due rote fanno così girare nel simbolo dell'Infinito i tarocchi stessi, facendo fiorire le interpretazioni.










Il tarocco (inutilmente?) iniziatico palesa il simbolo: i due denari sono due pentacoli (per pudicizia sono tutti e due volti verso l'alto: ma è evidente che uno dei due dovrebbe volgersi al basso, per simmetria simbolica). Un ragazzo in un porto di mare li fa ruotare (la casacca da corporazione medioevale e il cappello - benché qui elongato - creano un certo parallelismo con quello della foto, come pure la posa dei bracci, pur non identica, ma sempre in una simmetria alto-basso).









Il tutto riecheggia anche (nelle eterne corrispondenze tarologiche) la carta fondamentale del Bagatto, il Bateleur francese originario, termine che può anche indicare il barbiere chirurgo (vedi qui) mentre il cappello floscio (anche per Jodorowski) può rimandare (come quello della Forza, a esso simmetrico) al simbolo evocato dell'Infinito. Il rasoio centrale sul tavolo, a bipartire i molti strumenti di lavoro, è un rimando alla natura di maneggiatore di lame affilate, come bisturi o rasatura.



Naturalmente, è sempre presente il rischio di sovrainterpretare: ma molte corrispondenze sono puntuali, e in ogni caso questo è il gioco che Urfaut istituisce per la sua arte: in attesa di una più completa mappatura tarologica oltre il riduttivo mondo dei soli arcani maggiori che l'artista ha magistralmente creato.