Appunti esoterici: Varsavia.








I Teutonici sono stati creati in Palestina dagli imperatori tedeschi come contraltare ai Templari, ma ben presto sono stati chiamati al


nord, a fermare l'invasione dei barbari prussiani. 


E lo hanno fatto talmente bene che nel giro di 
due secoli sono diventati uno stato che si estende su tutti i territori baltici. Si muovono tra Polonia, Lituania e Livonia.

(Il Pendolo di Foucault, as always).



LORENZO BARBERIS



Il viaggio estivo di questo 2019 a Varsavia mi ha dato grandi soddisfazioni. Abbiamo scelto la capitale della Polonia come meta del nostro viaggio perché qui ormai vive e lavora mia sorella, laureata in lingua e letteratura polacca, che ci ha fatto da guida nella nostra visita alla città; ma ho notato una Varsavia più "esoterica" di quanto mi aspettassi, ricchissima di particolari suggestivi nei monumenti del centro storico. Da qui le mie solite due righe a tema ermetico (non saranno davvero due righe, lo sapete, vero?).



14 agosto 2019



Innanzitutto mi ha colpito (vedi foto di copertina) l'onnipresenza del simbolo con ancora e una sorta di P rovesciata, che potrebbe sembrare, stilizzato, la guerresca Sirena simbolo di Varsavia.







Ho poi scoperto che è il simbolo della Resistenza polacca, e di Varsavia in particolare, soggetta alla duplice invasione nazista prima e russo-staliniana poi. Questo il monumento alla resistenza centrale della città, ma ricordi e celebrazioni sono ovunque. Del resto, con la guerra mondiale Varsavia viene completamente distrutta (quasi tutto quello che vi è oggi è ricostruita) dai due attacchi concentrici del patto Molotov-Ribbentrop: è normale che sia sentito in modo forte sotto il profilo identitario, e anche bipartisan.















La camera del nostro albergo, un palazzo alto e moderno nella zona degli affari, popolata da grattacieli notevoli, si affacciava sul Palazzo della Cultura. Edificato da Stalin, fu a lungo l'edificio più alto d'Europa, con un forte simbolismo legato al potere sovietico. Oggi è patrimonio nazionale, ma c'è chi proponeva l'abbattimento e non si è ancora rassegnato. Ci tornerò in seguito.







Interessante la presenza di una via dedicata a Winnie the Pooh, piuttosto centrale e anche piuttosto antica: è stata data nel 1954 da un concorso popolare. L'anno dopo la morte di Stalin, il riconoscimento a un elemento della cultura popolare occidentale sembra avere quasi un sottile senso polemico, ma non ho trovato molto sulla questione. Comunque è curiosa, e i bambini lo adorano.







Nel primo giorno abbiamo esplorato il centro storico, che è a due passi da noi. Una delle prime piazze centrali è quella con l'istituto delle scienze con statua a Copernico, un bel contrasto tra bianco e nero che celebra la grande gloria polacca nelle scienze. Da loro prende infatti il nome la grande rivoluzione copernicana, anche se il nostro Galileo ha avuto alcuni meriti.







Chiese e palazzi sono tutti ricostruiti, molto fedelmente, già in età staliniana. L'ispirazione è venuta dalle vedute di Bellotto (talvolta attribuite erroneamente al più celebre Cavaletto), vedutista italiano che visitò la città documentandone lo splendore settecentesco. Dei cubi disposti discretamente nei pressi delle opere architettoniche più importanti celebrano questa filiazione.











Nelle vie del centro numerosi i negozi di antiquariato, a volte anche molto caratteristici.



























Il palazzo del governo (e limitrofi) ha una sua grandiosità, tutelato dall'Imperatore Adriano. Un rimando alla grandiosità romana che torna spesso in Polonia (solo in parte nei confini dell'antico impero, per certe parti della Dacia): non a caso la via principale, Ujazdow Avenue, fu edificata da Augusto II, uno dei sovrani che ripresero nel nome il primo imperatore.



















Proseguendo la strada, troviamo il monumento a Mickiewicz, il primo dei "tre bardi" i poeti-vate della Polonia ottocentesca.



















Da qui si giunge alla Piazza del Castello, il vero centro della città, con il castello che, nelle sue varie epoche, è stato il motore che ha portato la potenza polacca a sorgere.



















Da qui si giunge ancora alla piazza col simbolo della città, la Sirena armata di spada, lo spirito della Vistola, su cui Varsavia sorge e che Varsavia controlla e difende. Notare l'eccesso di zelo nazionalista, che sovraccarica il simbolo mettendo al braccio della sirena una fascia coi colori nazionali.











Con un'ultima passeggiata prima del rientro giungiamo fino ai bastioni della città, anche questi imponenti nel loro aspetto classicamente gotico. Il prossimo giorno di visita nel post successivo. 



Allego intanto qui in fondo due appunti sulla storia esoterica di Varsavia, ricca di dettagli iniziatici.

Appunti per una storia esoterica di Varsavia.




Lorenzo Barberis



Il nome della città, nell'origine mitica, deriverebbe dalla Sirena della Vistola, Sawa, che è in effetti l'onnipresente simbolo della città, e se non altro indica lo stretto legame con la Vistola, il fiume cittadino. Una sirena, da notare, guerriera, quasi un'amazzone marina, che indica in parte forse anche l'inevitabile destino guerresco della nazione polacca, stretta tra due voraci imperi come quello austriaco-germanico e quello russo.



La città è piuttosto recente: attestata la prima volta verso il 1313, con la fondazione del Castello Reale da parte dei Duchi di Masovia che costituì il centro di sviluppo della città. Siamo negli anni dello scioglimento templare, e nel '600 la Polonia sarà un centro rosa-croce: quindi molti individuano tale luogo quale sede di sopravvivenza templare.



Stando a questo sito, una spada Templare da cerimoniale del XIII secolo venne riusata come spada per l’incoronazione dei re Polacchi,  Cristianizzati dal 996, i sovrani - elettivi - si legano solo in seguito all'attuale capitale, che diviene solo tardi il vero centro del potere del paese.


Una figura autorevole come Niccolò Copernico, padre con Galileo della riforma geocentrica, studia ad esempio a Cracovia (1491), anche se è celebrato con una monumentale piazza e istituto.



Il destino di Varsavia inizia nel 1526, quando con l'estinguersi della dinastia ducale locale passa direttamente nella sfera d'influenza dei sovrani, che la consolidano privilegiando la ricca città. Nel 1548 si edifica il Barbacane, possente struttura difensiva; nel 1569 vi giunge il parlamento e nel 1596 con Sigismondo III la corte reale, che completò il raggiungimento del ruolo di capitale del regno.



Curiosamente, Sigismondo III (sovrano cruciale nei destini polacchi) succede al trono polacco al comunque importante Stefano I Bathory (1533-1586), della dinastia che includerà, un secolo dopo circa, la Contessa Elizabeth Bathory, il "Dracula al femminile", dedita a riti di magia nera e per questo condannata a morte con l'accusa di aver compiuto numerosi omicidi rituali (la Bathory, a sua volta, era connessa per via famigliare all'ordine draculico che dà il nome anche al Dracula storico). Stefano Bathory favorì tra l'altro la diffusione dell'ordine gesuita anche in Polonia, dato anche il periodo in cui si svolse il suo mandato.


La "Colonna di Sigismondo" (Kolumna Zygmunta), punto di ritrovo dei varsaviani e uno dei maggiori simboli della città, viene eretta in sua memoria dal figlio e successore Ladislao IV, subentratogli nel 1632. Dopo le distruzioni causate dall'invasione degli Svedesi, altra minaccia giungente da Nord, Giovanni III Sobieski  (1629 - 1696) eletto sovrano nel 1674 portò di nuovo il regno allo splendore. 



Nel corso del '600 la Polonia diventa inoltre il principale centro di diffusione del talmudismo ebraico (vedi qui), a causa di una politica dei sovrani favorevole all'insediamento ebraico (apportatore di ricchezza) sul modello di altre dinastie relativamente "minori" in cerca di rapida crescita in uno scenario di potenti stati nazionali ormai consolidati (la stessa linea è adottata ad esempio anche dai Savoia).


Jan III Sobieski avviò anche la costruzione di Wilanow, la Villa Nova poco fuori della città, per ospitare la corte regale in un grandioso palazzo modellato sulla Versailles dei re assoluti francesi. Varsavia inizia la sua considerazione di "Parigi del Nord" che si rafforzò nell'800 con una massiccia presenza di esuli polacchi nella Parigi originaria.



A Wilanow lavorarono anche Augusto II e Augusto III, consolidatori della monarchia nella difficile situazione geopolitica in cui era chiusa. Il rimando ad Augusto era nato nel 1520, con Sigismondo Augusto, che aveva ripreso il nome del padre e dell'imperatore romano: sottilmente si riandava anche al modello dell'imperatore romano di età elettiva (spesso col titolo, in effetti, di "Cesare Augusto"), come faceva a buon titolo il Kaiser del Sacro Romano Impero, e lo Czar russo (che era invece rigidamente dinastico). 




Sotto Augusto II venne fondato anche l'ordine iniziatico della corona polacca, l'Ordine dell'Aquila Bianca. Abolito nel 1795 con una nuova spartizione polacca, nel 1807 venne reistituito da Napoleone e mantenuto anche dagli Zar, che avevano assunto il controllo del regno con la restaurazione del 1815, e naturalmente valorizzato dopo la fugace indipendenza successiva al 1917, per essere poi abolito dal comunismo staliniano che prese il potere nel 1945 (e fino al 1989).



Stanislao II Augusto (1764-1795), ultimo re di Polonia, succeduto ad Augusto III, avrebbe addirittura fatto parte dell'Ordine Rosacroce, che si era diffuso anche in area polacca durante la sua fioritura europea del '600.



Sotto il suo regno opera Jacob Frank, mistico ebraico polacco nato nel 1726 che segna il fulcro dell'esoterismo polacco, o almeno il più vistoso e manifesto esempio di influenza esoterica dell'ambito polacco nello scenario mondiale.



Nel 1753 infatti Frank si proclama reincarnazione di Sabbatai Zevi, l'ultimo grande messia ebraico che nel 1666 aveva fallito convertendosi all'islamismo, con una grande disillusione dell'ebraismo sulla prospettiva messianica. I seguaci più convinti, tuttavia, ritennero questo tradimento religioso necessario al procedimento messianico, per diffondere il proprio culto nella nuova religione.



Frank riprende tale teoria, compiendo la conversione rituale all'islam ma poi applicandola, al suo ritorno in Polonia, al cattolicesimo (1755). Gli ebrei tradizionali lo perseguitano, ma la chiesa inizialmente lo protegge, anche perché questo "tradimento del messia" favorisce la conversione ebraica al cristianesimo: anche se nei suoi "culti rovesciati" non vi è solo la finta adesione al cristianesimo, ma anche riti di magia sessuale (1756) di cui è accusato (accuse a cui risponde "rivelando" i riti di magia del sangue dei rabbini ebraici suoi nemici, nel 1757).



Nel 1759 Frank si converte a Varsavia con padrino il sovrano, assieme a una moltitudine di suoi seguaci (vedi qui), per un totale di 26.000 convertiti.



La sua potenza diviene tale che, pur contrastato dall'inquisizione, cerca di ottenere un territorio per fondarvi uno stato ebraico: non gli viene però concesso e viene processato a Varsavia e confinato a Czestochowa (1760). Se vi fosse riuscito, poteva legittimamente aspirare al titolo messianico.



Nella dottrina iniziatica del suo movimento, ormai interno alla chiesa cattolica ma "infiltrato", continua a presentare il battesimo non come salvezza ma come "discesa all'abisso": uno degli "atti strani" rituali che bisogna gnosticamente compiere per diffondere la salvezza tramite il suo opposto, il peccato (concetto esplorato, nella gnosi storica, da Carpocrate). Egli per primo (ripreso poi da Crowley) parla di un "salto in Da'at", la sefira "negativa", vuota che va integrata al percorso sefirotico per compierlo interamente.



Nel suo confino egli assurge a martire, e i suoi seguaci aumentano, vanno in pellegrinaggio da lui (iniziaticamente, tra l'altro, i frankisti considerano la Vergine come la Shekinah, l'anima femminile di Dio persa nel mondo: e a Czestochowa c'è una delle più celebri vergini nere polacche). Nel 1772 così l'esilio gli viene revocato, constatando che è stato controproducente. Egli si allontana quindi dalla Polonia per consolidare il suo movimento, iniziando anche a presentare la figlia Eva quale messia femminile, per consentirle una transizione. Incontra anche lo Zar e il Kaiser, affascinati dalla sua figura. Quando muore, nel 1791, il suo è un funerale di Stato grandioso. 



In parallelo al Frankismo, R. Simcha Bunim di Przysucha (1765-1827), uno dei grandi maestri chassidici in Polonia , presenta una possibilità affascinante. Utilizzando la stessa forma del Rambam, She-dai , spiega che c’è una rivelazione sufficiente di Dio nel mondo per riconoscere la Sua esistenza. "C’è abbastanza di Me nel mondo per conoscermi." Quindi, seppur velato ai mortali, Dio è evidente simbolicamente nella creazione. Una nuova versione, in fondo, di conciliazione: non tanto col cristianesimo, quanto con l'Illuminismo.



Moses Dobruska, cugino e erede di Frank, partecipò come  Junius Brutus Frey alla rivoluzione francese (1792), dove sarà ghigliottinato nel 1794, insieme a Danton. Nel 1795, intanto, il regno di Polonia sparisce nel contesto della turbolenta Europa alle soglie dell'età napoleonica: in forma monarchica, non rinascerà mai più.



Nel 1813 sarà ancora lo zar Alessandro I Romanov a recarsi in visita da Eva Frank, che morì nel 1816. Lo spartiacque dell'età contemporanea, con la sconfitta di Napoleone e un iniziale ritorno all'Antico Regime, con concessioni molto minori alla libertà religiosa, rendono carsico il movimento, che comunque si mescola al risorgimento polacco partecipando ai vari moti del '20-'21. Novaro e Mameli celebrano la Polonia "carbonara" nel futuro inno italiano: l'Aquila d'Austria, "il sangue d'Italia e il sangue polacco bevé col cosacco ma il cuor le bruciò". Nel 1823, all'indomani dei primi moti falliti, i Frankisti orfani di Eva decidono il definitivo occultamento del movimento nel settarismo europeo.



Si prosegue così in forma segreta nel 1830-31, nel 1846-48 e l'ennesimo fallimento del 1863-64 nella Rivolta di Gennaio, mentre invece la rivolta italiana ha successo.



Nel capitolo iniziale di "Ventimila leghe sotto i mari" (1865) di Jules Verne, il Capitano Nemo era un nobile polacco la cui famiglia era stata brutalmente assassinata dai russi durante la rivolta di gennaio del 1863. Dato che la Francia aveva recentemente siglato un'alleanza con la Russia imperiale, nella versione finale del romanzo l'editore di Verne, Pierre-Jules Hetzel, censurò la vicenda, e Nemo sarà tramutato in un principe indiano anti-inglese.



L'ennesimo fallimento produsse un nuovo esodo di intellettuali e la fine dei tentativi risorgimentali per il momento; l'influenza del movimento franchista non accennò a sparire.



Nel 1883 Phzetslavsky, dei servizi segreti zaristi, spiegò come le sorti di "three of the greatest men of Poland" (Frédéric Chopin, Adam Mickiewicz e Juliusz Słowacki) fossero legate al frankismo, come pure lo storico Balaban (come il megadirettore di Fantozzi...) e, in USA, i genitori di Louis Dembitz Brandeis, giurista che Woodrow Wilson nel 1916 volle tra gli otto della suprema corte di giustizia americana (carica che mantenne a vita, come consueto, fino alla morte nel 1939).



Assieme a Krasinski, il più discusso dei tre nella triade (e senza invece Chopin, inserito per maggior notorietà e zelo nazionale: pur vivendo in Francia, lasciò il suo cuore come reliquia alla patria polacca, dove è conservato a Varsavia, in una chiesa), i due poeti citati sono i "tre bardi di Polonia" (simmetrici alle "tre corone" della poesia italiana), tre "poeti-vate" su modello dantesco, ritenuti in alcuni ambienti davvero dotati di valore profetico. Slowacki predice anche l'avvento di un Papa polacco destinato a grandi cose (sarà soddisfatto dall'avvento di Woytila, nel 1978...), mentre Mickiewicz in effetti sposa una donna frankista e sostiene che la presenza ebraica in Polonia è segno di un disegno divino (vedi qui).



Krasinski invece scrisse un'opera apertamente antifrankista, ed è forse anche per questo che viene escluso: il suo Undivine Comedy racconta di una società in preda al rovesciamento di tutti i valori sulla base del frankismo. Un'opera ritenuta da molti il modello dei Protocolli dei Savi di Sion, assieme alle fonti già ufficialmente acclarate.





La forza culturale del tardo romanticismo polacco è consolidato nel 1905 da un precocissimo Nobel polacco per la letteratura a Henrik Sienkiewicz, poco dopo l'instituzione nel 1900. Con Quo Vadis? (1894) egli ha creato il Grande Romanzo Polacco nel segno del misticismo cristiano, ponendo una rilettura fondante dell'Impero Romano e di Nerone che avrà - anche grazie alle riprese hollywoodiane - impatto permanente nell'immaginario collettivo. Guillame Apollinaire, di una famiglia di esuli polacchi, avvia invece a Parigi il Surrealismo, cui dà il nome (movimento cruciale nella sua ispirazione ai moderni rituali del "new world order").



Anche nel Novecento la Polonia mantiene un ruolo cruciale nella geopolitica europea e quindi mondiale.



La Polonia rinasce come stato all'indomani della fine della Grande Guerra (1915-1918) come cuscinetto tra Germania e Russia nel New World Order promulgato dal presidente Woodrow Wilson nel 1919 (probabilmente unrelated, ma come abbiamo accennato un collaboratore di Wilson era un frankista). La neonata Russia comunista attaccò il neonato stato nel 1921, venendo però sconfitta: certo anche a causa del suo indebolimento per il conflitto e la guerra civile, ma anche per l'innegabile forza militare polacca, in grado di arginare un nemico soverchiante sulla carta.



La seconda guerra mondiale inizia del resto dalla spartizione della Polonia tra i due grandi totalitarismi, col patto Molotov-Ribbentrop tra Hitler e Stalin che la suddivide con un duplice attacco a tenaglia impossibile da contrastare. Le cariche di cavalleria contro i carri armati nazisti sono in parte ammantate di leggenda, ma esprimono bene la sconfitta di un mondo ancora nobiliare-cavalleresco contro la freddezza totalitaria moderna (vedi qui). In qualche modo, simbolicamente, la cavalleria medioevale termina definitivamente il suo eone in questa Polonia tragica del 1939.



La Polonia resta centrale nel prosieguo: Hitler infatti non mirava a una spartizione, ma a farne la testa di ponte per l'attacco alla Russia, che gli si rivelerà fatale. La Polonia nel 1945 passa però nelle mani dell'altro totalitarismo, quello di Stalin, che reprime con spietatezza ogni possibilità di eventuale rivolta, facendo sterminare i ranghi dell'esercito, e ridisegnando Varsavia a sua immagine con una nuova edificazione dal forte significato, ancora una volta, simbolico.



Nel 1952 si avvia la creazione di uno dei nuovi simboli della città e principale punto di riferimento spaziale, il Palazzo della Cultura e della Scienza, ancora in era staliniana (anche se "l'uomo di acciaio" morì l'anno seguente, nel 1953). La ciclopica ziggurath che lo celebra presenta anche un operaio che richiama uno Stalin giovanile, che regge un libro con i grandi nomi del comunismo (significativamente, oggi il nome di Stalin è stato rimosso).



Nel 1955 il Patto di Varsavia formalizza il secondo blocco contrapposto alla Nato (1949) nella Guerra Fredda tra i Due Mondi. Varsavia è cruciale a livello simbolico quale sede del patto.



Dopo la Ziggurath staliniana, si procede negli anni '60 alla ricostruzione della città vecchia, basandosi sulle vedute attribuite al Canaletto (in realtà di Bernardo Bellotto). Il Castello Reale (Zamek Królewski), viene ricostruito tra il 1971 e il 1988 dopo la sistematica distruzione da parte degli occupanti nazisti nel 1944.



Un procedimento che si completa alle soglie di quel 1989 che mette in crisi l'intero sistema sovietico: ma, del resto, ancora una volta la crisi parte dalla Polonia, col pontefice polacco (profetato dai Bardi...) che nel 1978 viene eletto papa (in circostanze tumultuose...), primo non italico da mezzo secolo, e che opera come un formidabile picconatore del sistema russo. Il sindacato cattolico di Solidarnosc, che può ora contare sulla sua copertura, avvia i primi scioperi contro i tutori della classe operaia, con grave danno d'immagine (1980). Il generale Jaruzelski indice la legge marziale e fa incarcerare Walesa (1981), ma è costretto a rilasciarlo (1982). Nel 1989, col crollo del Muro, Walesa diviene presidente; Jaruzelski comunque viene assolto nei processi che seguono il regime change e muore nel suo letto nel 2014, da cittadino libero. Putin lo premia nel 2005 (non senza polemiche...) e lo stesso fanno i nazionalisti Kaczynski, presidenti gemelli di consiglio e repubblica (Lech, presidente repubblicano, morì nel 2010 in un incidente aereo durante un volo verso la Russia).



Insomma, nonostante questi brevi appunti, Varsavia mi rimane come capitale di una Polonia esoterica, che ha al limite appena iniziato a dischiudermi i suoi misteri.