The Last Postcard of Jack Urfaut





LORENZO BARBERIS



Del fotografo Urfaut tratto spesso sul blog, come si può vedere qui: sono 25, finora, gli articoli che gli ho dedicato. Questo perché, ovviamente, Urfaut è - nella fotografia italiana - l'autore che più tratta i temi esoterici che sono cari a questo blog, nell'ambito soprattutto del fumetto e delle arti visuali in genere.



Il progetto postcard di Urfaut (qui il tumblr) è l'ultima tappa di un percorso di cui il sito personale dell'autore tiene traccia (qui). Di Postcards ho scritto due volte (qui) in occasione di foto particolarmente significative a livello ermetico. Anche questa non fa eccezione (benché elementi iniziatici siano diffusissimi nelle fotografie dell'autore), ed è anche una foto particolarmente rilevante nella serie (gli iniziati di Urfaut sanno perché).



Appare subito rilevante la grande Q centrale dell'immagine: una lettera che si lega indissolubilmente alla U, che spesso Urfaut ha scelto come proprio sigillo. Anzi, in italiano, la Q e la U godono di un legame speciale e unico, in quanto la Q non può apparire senza la susseguente U.



Q ha poi molti rimandi per la cultura ermetica, ancor più della U di Urfaut. Innanzitutto, la Fonte Q (dal tedesco Quelle) è la fonte primigenia dei tre vangeli sinottici, indagata e ricercata - tramite speculazione ermeneutica e filologica - dal 1801 (vedi qui).



Da questo derivano tutte le sue altre valenze moderne: Q è il titolo del romanzo d'esordio dei Wu Ming, ancora Luther Blissett, che nel 1999 riprendeva gli stilemi del Pendolo di Foucault (Eco è ritenuto il maestro occulto dei cinque) indagando in modo approfondito le transizioni esoteriche del '500 (un grande passaggio non ampliato da Eco nei suoi romanzi: Baudolino è tra 1100 e 1200, il Nome della Rosa copre il '300, L'isola del giorno prima è sul '600, il Cimitero di Praga sul 700 e 800, e Numero Zero sul '900-2000).



Anche oggi, la fonte Q Anon è la principale del complottismo USA, che genera Qanon, ovvero "canon", fonte anonima ma "canonica" per i complottardi. E Canon avrebbe anche valenza fotografica.



La Q ritorna subito, triadicamente, nello sfondo, dove vediamo uno store della Smemo: la Q diviene infatti la "prima mela" evocata dal logo della Smemoranda. Ovviamente appare interessante che "Smemo" indichi - ironicamente - la negazione della memoria implicita nella rubrica.



Non a caso lo stesso Dante usa questa metafora iniziatica della rubrica come libro della mente: "In quella parte del libro de la mia memoria dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova." per la Vita Nova, chiave fondamentale di tutta la sua opera. E in Urfaut il tema di fotografia come memoria e negazione della memoria è centrale (oltre a Dante, da lui spesso ripreso, pensiamo a Socrate e il suo rifiuto della scrittura come perdita della memoria e quindi della vera capacità della mente, poi tradito dal discepolo Platone, in questo).



La fanciulla che regge il cerchio, una next door girl dall'aspetto solare presumibilmente reclutata per una promozione di Sky, è identificata da altre due consontanti, S-k: e si rispecchia nella modella del cartellone in mezzo a sinistra, una top model in stile dark lady, della Desigual (la scritta appare al contrario), quasi un simbolo della coincidentia oppositorum, effigiata spesso tramite due fanciulle, bionda e mora, solare e tenebrosa (anche in molta fiction pop, dall'Ottocento in poi: Dark Lady e Angelo). Qui se vogliamo ella diventa allegoria secentesca (più ancora che rinascimentale) della fotografia di Urfaut, musa occasionale contrapposta alla modella di posa della foto di moda e della "foto d'arte" (a essa spesso collegata nell'immaginario collettivo del midcult).



Aggiungo che ovviamente il posizionamento dell'asta della Q non è casuale, e va a evidenziare in basso al centro il cellulare della ragazza (e non solo, ovviamente, con una valenza simbolica), dato che il cellulare è lo strumento adottato da Urfaut per queste post-cartoline, in sintonia con la post-modernità.



Come non è casuale, chiaramente, la presenza di altre lettere in campo: la V di Van nello zainetto nero sullo sfondo e la T di Tabacchi. Insomma, vi sono Q-(R)-S-T-(U)-V che incorniciano la mancanza di U e R, il prefisso di Ur-faut (che indica "primigenio, originario", come anche negli Ur-Types, l'opera primaria dell'autore).



Il tutto sarebbe un mirabile esempio di simbolismo già se Urfaut avesse in qualche modo realizzato lo scatto come posa. Il fatto che, come noto, lui le ottenga come "scatto trovato", rivelazione estemporanea, rende il tutto più sorprendente ai limiti della percezione sublminale. Questo rimane a mio avviso il vero mistero dell'artista, che appare in tutte le foto - ma in modo tecnicamente sorprendente in alcune come questa.