Dylan Dog Color Fest 31 - Selezione Innaturale




LORENZO BARBERIS




Il numero 31 dei Color Fest di Dylan Dog, uscito l'8 novembre 2019, presenta una storia di Giuseppe De Nardo, storico sceneggiatore della testata oggi meno presente, per i disegni di Toni Bruno, che firma anche la copertina e i colori. Il lettering è di Alessandra Belletti. 



Possibili, ovviamente, spoiler per l'albo: si consiglia prima una lettura.



La bella cover di Bruno presenta bene il tema centrale di questo thriller classico. Molto elegante la soluzione della mannaia come specchio, che fa intuire l'arrivo dell'eroe a salvare la bionda sanguinante sotto i colpi dell'omicida. Il tema della bionda come idealtipo della damsell in distress percorre tutto l'albo, e forse per questo abbiamo una cover dominata dal giallo, in sgargianti colori primari, con un bel contrasto col rosso topico dell'eroe e il blu della mano guantata del killer.



Uno studio in giallo che prosegue nella prima tavola, dove l'esordio in medias res ci presenta subito l'azione del killer, resa col giusto diguazzare di sangue - lo splatter, sul color, dà innegabilmente maggior soddisfazione cromatica. La mannaia si conferma funzionale e non puro orpello, poiché il killer decapita poi le vittime (una cosa che ha un senso con l'ossessione del finale, incentrata sulla "testa").



Capiamo che nella linea di morte tracciata dall'assassino vi sono giovani donne bionde sorprendentemente simili: una di queste si rivolge a Dylan, e la storia inizia, su canoni molto classici. De Nardo infatti - dopo un esordio in chiave fantastica al 137 - è legato alla fase più "giallistica" di Dylan, quella della gestione Gualdoni, dove - proibito lo splatter dopo la piccola crociata contro l'horror anni '90, esaurita la spinta del surrealismo sclaviano - il personaggio sembrava orientato verso un supernatural procedural piuttosto ripetitivo. L'ultimo intervento dell'autore sulla regolare è al 336, nella primissima fase del rinascimento dylaniato, quando si smaltivano ancora le storie della vecchia gestione.



De Nardo è comunque molto abile nella gestione di queste trame, detection abbastanza classiche con un minimo elemento parapsicologico. La soluzione giallistica è infatti piuttosto brillante e originale nel presupposto (poco sovrannaturale, come tipico di questo approccio al personaggio, ovviamente legittimo). Qui la storia viene rinforzata da una robusta iniezione di splatter, consentita nel nuovo corso e, come detto, ancor più efficace a colori.











Il punto di forza sta a mio avviso nei disegni di Toni Bruno, nome del fumetto autoriale venuto dall'underground che il curatore Recchioni è stato abile a portare sul Color Fest. Questa testata, sotto la sua curatela, si conferma il terreno di massima sperimentazione soprattutto visiva (grazie anche al colore, elemento ormai irrinunciabile per molti autori) e spesso narrativa (più nelle brevi che nelle lunghe, come in questo caso appunto).



Come evidenzia lo stesso Recchioni, Bruno riprende la grande lezione dei classici, da Milton Caniff ad Alex Toth, e ne fa una nuova sintesi, sul solco di quanto operato da Hugo Pratt, Attilio Micheluzzi (che ha contribuito allo storico speciale di Dylan dedicato agli Orrori di Altroquando) e Jordi Bernet (Torpedo, seminale nella ri-lettura giallistico-noir, nel suo caso ironica ma con una filologia stringentissima nei topoi visivi e testuali). Potremmo aggiungere molti nomi a questa "linea classica", tra cui, con esiti diramanti, da un lato il Will Eisner di The Spirit, dall'altro Frank Miller di Sin City e non solo.



Toni Bruno però ha un approccio diretto a questo canone, la cui soggettività viene rinforzata dal colore, sempre di mano di Bruno (come tipico in un approccio autoriale) che mantiene lo stile di copertina di netto contrasto cromatico, campiture piatte e spesso con cromie primarie, e spesso una forte unitarietà coloristica della tavola, che ne valorizza la bellezza visiva. L'impostazione di tavola è molto tradizionale, pur sfruttando in massimo grado le variazioni di inquadratura, e - grazie anche all'uso con parsimonia - la forza visiva delle linee cinetiche (vedi ad esempio la potente tavola 72). Molto bella la sequenza di flashback, acquerellata, in 56-57.



Insomma, un buon numero, una presenza interessante nel novero dei color fest che si confermano una buona rassegna di alcuni dei migliori nomi del fumetto autoriale italiano.