Addio a Federico Memola









LORENZO BARBERIS



Oggi è scomparso prematuramente lo sceneggiatore Federico Memola, che avevo molto apprezzato da ragazzo. 



Nato nel 1967, entrato alla Bonelli nel 1993 dopo un esordio su Fumo di China, aveva lavorato su Nathan Never, Martin Mystere, Legs Weaver, e poi, soprattutto, era divenuto curatore di Zona X, per cui aveva realizzato le miniserie interne Legione Stellare e ancor più La stirpe di Elan, prima serie fantasy bonelliana (anche se senza una testata autonoma). Zona X è stata per me, come Martin Mystere, un portale per i miei interessi più esoterici, in un'era pre-internet in cui non era così facile raccogliere informazioni in tale ambito.



In seguito Memola avrebbe creato Jonathan Steele (1999), a metà tra fantasy e fantascienza (ambientato in un futuro con elementi fantastici), 64 numeri in Bonelli, proseguito poi con 53 per Star Comics, più lo spin-off Agenzia Incantesimi. Anche qui, a suo modo, c'era un certo coté esoterico - si veda la copertina in alto - ma interpretato nel segno di una raffinata affabulazione giocosa che era la sua cifra. Jonathan Steele a suo modo segnò una decade del fumetto italiano, dal 1999 al 2009. In seguito, Memola creò il personaggio dell'esorcista Rourke (2009-2010), sempre per Star Comics: mi era capitato di citarlo proprio pochi giorni fa, parlando della interessante nuova serie Samuel Stern (vedi qui) che anche lui aveva apprezzato. 



Aveva poi realizzato delle storie per "Il Giornalino" dei Paolini, anche qui con un tema fantastico-avventuroso, come Grey Logan e Roland (2013). Il suo ultimo lavoro, per Manfont, è "Il regno di Fanes" (2018), ispirato a leggende dolomitiche.



Molto i motivi di rilievo nel suo lavoro: innanzitutto l'instaurazione di un seminale fantasy bonelliano - che, con altri autori e altre testate, come Dragonero - sarà una delle innovazioni degli anni '10; e nella fantascienza, di cui indagherà delle direzioni divergenti dal seminale Nathan Never, nel segno sempre di una contaminazione col fantasy. 



Importante infine il suo lavoro sul segno - anche per via delle collaborazioni con la disegnatrice Teresa Marzia, sua moglie - in cui, tra i primi, porterà in Bonelli e nel fumetto avventuroso italiano soluzioni grafiche del fumetto manga: non solo nel montaggio di tavola (in cui è seminale Nathan Never) ma anche proprio negli stilemi grafici, su Jonathan Steele, contribuendo ad allentare la storica diffidenza verso una pluralità di segni anche distanti dalla tradizione italiana stretta.



Un autore importante per il fumetto italiano, dunque, di cui andrà riscoperto criticamente il contributo.