Frederick Coulton Waugh, The Comics (1947)











Ultimamente, nel proseguire i miei studi sul fumetto, ho sentito l'esigenza di sistematizzare al meglio i miei riferimenti critici. Ho letto molto nel corso degli anni, molte cose le possiedo, ma mi manca una schedatura ragionata sul modello di quella consigliata da Umberto Eco (non solo di saggi di fumetto, oltretutto: ma anche di alcune cose liminali di cultura pop utili allo studio dei comics).

Ho iniziato con alcune brevi schede su facebook, #SaggiSulFumetto. Ma ora di alcune cose ho voluto approfondire qui, in modo più sistematico. Ad esempio, ho letto il primo saggio sui comics, quello del 1947 di Coulton Waugh, nella ristampa del 1991 disponibile online qui.





Il libro è disponibile in forma parziale, ma comunque ci si può fare un'idea dei temi presentati. La prefazione critica di M. Thomas Inge conferma il carattere seminale del testo: prima vi è solo un'opera del 1942, di Martin Sheridan, "Comics and Their Creators", con una serie di schede su singoli autori (che comunque ora cercherò di recuperare).





Il merito che viene evidenziato sotto il profilo critico è quello di stabilire l'idea dei comics come la moderna satira, ovvero lo specchio deformante (e rivelatore) dei difetti e delle paranoie di una società.





In base a questo presupposto, egli inoltre compara i comics sia a grandi artisti (a partire dagli italiani, come Michelangelo, che hanno usato la sequenzialità, oltre a creare i riferimenti del disegno successivo) e i grandi scrittori (Melville, Twain ed altri).





Coerentemente, Coulton vuole che i comics restino comics: la loro forza è nell'iconicità, nella satira sociale, e non apprezza molto l'evoluzione verso il realismo, verso l'avventuroso (una linea che coincide in parte anche con la prospettiva italiana di Elio Vittorini, che ha posizioni simili sul suo Politecnico, dal 1945, e poi - forse con una certa influenza - con Linus del 1965). 





Il testo free mette disponibili solo i primi due capitoli, che ho letto. Si tratta comunque di quelli forse più significativi, sull'esordio dei fumetti americani.





Frederick Coulton Waugh, The Comics (1947, ristampa del 1991, University Press Of Mississippi), pp.1-24





Frederick Coulton Waugh (1896-1973) è l’autore di quello che
si ritiene, in modo abbastanza concorde, il primo saggio sul fumetto. Il suo
lavoro sul fumetto si compie su Dickie Dare, creato da Milton Caniff nel 1933.
Caniff abbandona il personaggio nel 1934 per lavorare a Terry and the pirates,
ritenuto uno dei suoi capolavori: il fumetto, che parla di un ragazzo dodicenne
che sogna di trovarsi in periodi della storia passata, viene portato avanti da
Waugh, che collabora a varie riprese alla strip fino al 1958.


Nel 1945 egli crea un fumetto particolarmente maturo, Hank,
che narra di un reduce di guerra rimasto disabile. Il fumetto non funziona e
viene presto interrotto, ma aveva una maturità notevole nel tema affrontato e
nel taglio scelto.





Nel 1947 Coulton compose il primo saggio sulle comics strip,
“The Comics”. In esso egli pone, come noto, la primogenitura di Yellow Kid,
stabilendo le comic strip come forma d’arte tipicamente statunitense, come il
jazz. Nasce così quel 1896 di Yellow Kid come anno di nascita del fumetto
(anche l’anno di nascita di Coulton, tra l’altro), una scelta oggi riconosciuta
come parziale, e stabilita qui nel primo capitolo sugli inizi. Come modello si
riconosce William Hogarth (che, in verità, con le sue serie crea certo una
sorta di arte sequenziale, ma come molti altri artisti precedenti) e poi le
storie sequenziali di Ferdinand Flipper, del 1839, che seguono di poco quelle
del vero padre del medium, Topffer, che inizia nel 1833.





Curioso notare come si valorizzi anche l'oggi dimenticato James Swinnerton, che nel 1892 aveva di fatto anticipato Outcault con Little Bear Tykes. Un personaggio però meno iconico, che quindi viene scalzato dall'altro. Il Rudolph Dirks dei Katzjammer Kids (1897) che egli pone come terzo "founding father" è in effetti ancor oggi ricordato (anche se Inge ridimensiona gli entusiasmi di Coulton, in prefazione), per aver introdotto un iconismo moderno del cartoon.





Su Outcault, l'opera introduce anche la sua scoperta da parte di Edison, che nel 1888 lo recluta come grafico della sua ditta in costante espansione, portandolo anche con sé a Parigi all'esposizione universale (storia che non conoscevo, confermata da Wiki).





Non sullo stesso piano, ma riconosce anche il ruolo di Feininger quale primo "artista prestato al fumetto" (e sottolinea come la sua strip abbia il suo nome, invece di quello di un personaggio).





Frederick Coulton Waugh, The Comics (1947, ristampa del 1991, University Press Of Mississippi), pp.25-51





Si esaminano quindi gli Old Masters dei fumetti, e quindi le
varie strip – molte oggi dimenticate, se non dagli specialisti – in base ai
generi. 





Interessante notare come si annoti la primaziona di A.Piker Clerk di Briggs nella strip, nel 1903, prima di Jeff and Mutt ritenuti di solito la prima strip (anche se certo molto più influenti).





Augustus Mutt, infatti, è di nuovo un tipo da satira sociale: il fan delle corse, il personaggio di un inetto collerico e incapace, tirannico sopra il sempliciotto amico Jeff, ma proprio per questo affascinante nella satira che ne fa Fisher.





Coulton continua il canone con Opper e il suo Happy Hooligan, homeless alla Chaplin (1900), e McManus, con la sua satira sociale degli arricchiti (Bringing Up Father). In effetti, Coulton crea il canone, e lo fa a ragione, con una analisi abbastanza pregnante della "comic-ità" al vetriolo dei fumetti esaminati.





Gus Meger, con i suoi personaggi scimmioidi, crea anche i primi detective - sia pure comici - del fumetto. Sherlocko The Monk (1910) e Hawkshaw (1913).








Polly and her pals (1902), invece, costituisce un primo personaggio femminile del fumetto. Polly Perkins è una satira delle giovani "disinibite" dell'America urbana del primissimo '900: anello di congiunzione tra le suffragette e le flappers degli anni '20.





Altri capitoli





Altri capitoli tratteranno gli animali parlanti (dove si affronta il cruciale Krazy Kat), i
fumetti dedicati allo sport, quelli alla vita quotidiana dell’everyman, quelli
alla vita famigliare, quelli sui bambini terribili, anche al femminile. E i
personaggi femminili adulti come stand alones. Quindi si esamina la pagina
domenicale, e uno spazio particolare è poi dato ai “veri uomini”: Popeye e Lil
Abner. “Terza e quarta dimensione” dedica spazio a Dickie Dare, di cui l’autore
è il principale interprete. Anche Caniff gode di un particolare riguardo in un
capitolo dedicato solo a Terry e al pugile Palooka di Fisher.





Poi la strip d’azione, e quindi quella “eroica”. Da notare
che Superman, Batman e Wonder Woman sono posti qui in continuità con gli eroi
mascherati classici, Buck Rogers, Mandrake, Phantom. E anche Rip Kirby (1946), “l’eroe
d’azione con gli occhiali” di Raymond (molto simile anche allo Steve Canyon di
Caniff, nel 1947, che Eco analizzò con cura). Comunque c’è un capitolo a parte
per gli “smart ones”, come per i “nuovi comics”, tra cui spicca per primo
Barnaby. Pogo e i Peanuts devono ancora venire.


Conclude con una disamina sulla forma dei comic books.