Dylan Dog #404 - Anna per sempre / Un'analisi







E' uscito il 404 di Dylan Dog, che traspone nel nuovo Dylan Dog una delle sue storie e dei suoi personaggi fondanti: "Il fantasma di Anna Never". Roberto Recchioni, accompagnato da un Sergio Gerasi anche lui in stato di grazia, realizza quello che giudico il suo capolavoro su Dylan Dog, almeno finora. Come al solito, la mia analisi, dal 400 in poi, si trova qui:









Aggiungo che ho apprezzato molto il nuovo corso, dal 2013 in poi, che ha risollevato Dylan dalla "decadenza dylaniata" degli anni precedenti. Ma ho anche sempre cercato di mantenere una certa distanza critica, e per tale ragione non ho mai usato il termine "capolavoro", che intrinsecamente, in senso tecnico, va usato con una certa rarità. Il "capo", ovvero il vertice, della produzione artistica di un autore.





Naturalmente, per tale ragione, è richiesto il vaglio del tempo: ma compito di chi analizza è anche sbilanciarsi con un certo anticipo, e ritengo che in questo caso la cosa abbia un significato (in quest'albo, e forse - ma per questo bisogna attendere il compimento dell'esalogia - in tutto questo rifondativo ciclo di Dylan Dog 666, che è una sola lunga continuity stretta).





Infatti qui Recchioni riscrive totalmente le origini del personaggio, con una libertà assoluta. I suoi numeri passati sul personaggio scandivano delle tappe fondamentali di evoluzione, ma per la sua gestione, sempre azzerabili a poco costo. Qui è una rifondazione del canone. Si tratta della sede più delicata e, potenzialmente, prestigiosa, e Recchioni dà il massimo, ed esprime pienamente la sua poetica - incrociandola però perfettamente con quella originaria di Tiziano Sclavi.

Rimando alle mie analisi per il dettaglio: ma, in sintesi, più di tutto, qui appare l'enunciazione dell'assoluta centralità del piano visivo nel fumetto, sotto cui stratificare una rete di significati più complessi con la rete di rimandi e citazioni.





Ma, con Anna Never, i due autori non scrivono una "storia di svolta" (anche se ci sono elementi in tal senso), ma anche una eccezionale storia comune del personaggio, magnifica nel suo indagare l'angoscia esistenziale di Dylan Dog (e, per suo tramite, quella dell'uomo moderno, in fondo). Qualcosa di simile si può dire per "Il cuore degli uomini", di Recchioni e Dell'Agnol, ma non ancora a questi livelli di potenza.





Non resta che attendere i prossimi sviluppi per un giudizio complessivo su tutto il nuovo fondamento del personaggio.