Il mostro di Firenze - Enigma senza fine / Un'analisi





Giuseppe Di Bernardo è il più propriamente esoterico degli sceneggiatori italiani. Su questo blog, che indaga in particolare les liaisons dangereuses tra fumetto ed ermetismo, abbiamo spesso parlato di lui (vedi qui). In particolare, nel 1994 crea il personaggio dell'Insonne, la DJ notturna di Radio Strega, che indaga su casi di stampo paranormale con intense venature occultistiche. Temi di questo tipo ricorrono anche in Cornelio (2008), ispirato alla figura di Carlo Lucarelli, e quindi "The Secret" (2011), dedicato al complottismo alienologico e affini.



Quest'opera dedicata al Mostro di Firenze - pubblicata da Ed Ink e disegnata da Vittorio Santi - riflette ovviamente per Di Bernardo - fiorentino - un interesse particolare, di cui ha trattato anche sul suo blog (si veda a tal proposito qui). Ci attendiamo uno sviluppo ricco di rimandi quasi iniziatici, e l'autore non delude.



La storia si apre con una nota citazione dantesca, che allude alla lettura esoterica da darsi della Commedia di Dante (ripresa anche dal Pascoli in un suo studio dantesco, "Sotto il velame"). Con una efficace splash page, la voce narrante - che tornerà, per disvelarsi pienamente nel finale - ci introduce a una possibile, libera ricostruzione delle vicende del Mostro, non priva di rimandi a teorie reali, cui il lettore un minimo smaliziato potrà facilmente risalire da una lettura attenta dell'opera.



La narrazione parte dall'Algeria del 1960, dove ritroviamo il futuro mostro - qui chiamato, simbolicamente, "Dante", pellegrino in missione per l'inferno nel mondo dei vivi invece che inviato del paradiso nel mondo dei morti.



Troviamo subito pagine di azione molto cruda, nella linea di quell'horror radicale che costituisce il marchio di fabbrica di Edizioni Inchiostro - anche, ma non solo, in questa collana dedicata ai reali serial killer. Il montaggio è moderno, con influenze del fumetto americano (non tanto quello supereroico, ma quello variamente supernatural, come certi esiti della linea Vertigo della DC), con una griglia molto mossa e spesso non ortogonale quando l'azione si fa più concitata.



Il segno di Vittorio Santi si mostra (qui, come nel resto dell'opera) di grande efficacia nel mostrare l'orrore con una precisione chirurgica, asettica, una freddezza documentale resa espressiva da un uso drammatico del contrasto chiaroscurale, quasi memore della grande lezione dell'espressionismo filmico.



E proprio con l'espressionismo di "M, il Mostro di Dusseldorf" troviamo la prima di molte citazioni filmiche che punteggeranno l'opera. Seguita, non a caso, da "L'origine du monde" (1866) di Courbet, che pare turbare il futuro mostro, schiavo delle sue terrificanti ossessioni sessuali.




L'occhieggiare sullo sfondo dei poster filmici servono a marcare l'evoluzione della storia, rimarcando anche come l'ossessione del mostro cresca in parallelo con una ossessione latente della società. Tali elementi consentono inoltre di scandire il prosieguo della vicenda su un arco narrativo molto alto, senza didascalismi: il 1966 quindi è introdotto da "Nuda per un pugno di eroi", e così via.



Dopo il ritorno dall'Algeria, le vicende del mostro si mescolano alle mostruose trame nere che attraversano il paese in quegli anni (e in molti altri dopo ancora, senza mai dissolversi del tutto). Il tutto rimanda a linee di indagine realmente esistenti, ma Di Bernardo trova il modo di fare assurgere qui questa teoria a una valenza sovra-individuale, tramutando il mostro in una sorta di incarnazione oscura del peggiore archetipo della storia nazionale di quegli anni, intrecciando la sua storia, ad esempio, con quella dell'Italicus (la cui storia, curiosamente, è stata disegnata da Santi per Beccogiallo).









Alle citazioni filmiche si intrecciano anche quelle fumettistiche, come questo manifesto politico disegnato da Guido Crepax nei '70 contro la repressione politica e sessuale del potere democristiano di quegli anni. Una scelta non casuale, chiaramente, poiché Crepax, dal 1965, era il simbolo della liberazione sessuale tramite il fumetto con la sua Valentina su "Linus", testata che aveva legittimato il fumetto come fenomeno culturale.



Ma se Valentina Rosselli è una donna indipendente e volitiva, e la sua adesione al BDSM è segno del suo eros liberato, non è assente un'ombra nelle sue vicende, a differenza della più solare "Barbarella" (1962) francese che l'aveva preceduta.



Le vicende del mostro così si susseguono, intrecciandosi alla storia di un cruciale periodo di transizione per l'Italia, dal 1968 e le sue spinte libertarie al riflusso degli anni '80, quando nel 1985 la catena di delitti si interrompe. Sono pagine oggettivamente disturbanti, non per un particolare compiacimento degli autori (anche se l'orrore viene mostrato senza infingimenti: la Ed Ink è rivolta a un pubblico maturo) ma proprio per la detta, profonda interconnessione di tale orrore con la storia reale, ben resa dal fumetto con un'alternanza di attenzione all'esattezza nel dettaglio dei delitti e alla ricostruzione accurata dello sfondo storico-culturale.



Resta sempre, nelle retrovie, l'azione discreta di misteriose figure dei servizi deviati, che in parte incoraggiano, in parte frenano il mostro e lo reindirizzano al momento giusto. Tra le molteplici tracce che Di Bernardo non usa - e che sarebbero nelle sue corde - non ci sono riferimenti particolarmente insistiti all'aspetto magico cerimoniale (ovviamente estremamente oscuro) che alcuni hanno voluto vedere dietro l'azione del mostro.











Esattamente come, in Inghilterra, vi è un robusto filone di indagini su Jack The Ripper, il primo serial killer moderno, la cui azione (cento anni prima del mostro fiorentino) appare avere possibili connessioni con elementi rituali. Una traccia, nel fumetto, indagata magistralmente da Alan Moore con uno dei suoi massimi capolavori, "From Hell", composto - con successive revisioni - nel 1988, nel centenario dell'azione dello Squartatore (che, a margine, ha un ruolo importante nel pantheon del grande fumetto italiano orrorifico, il londinese Dylan Dog).



Per Alan Moore, quella del Ripper è un'operazione psicomagica volta a bloccare per almeno un secolo l'emergere del femminile, risottomettendolo al potere maschile nel momento in cui apparentemente poteva iniziare un movimento volto alla sua affermazione con i primi movimenti per il suffragio femminile, che attraversano tutto l'Ottocento inglese. Il serial killer dell'ipotesi di Moore compie dunque i suoi delitti come rito che miri a rendere puramente formale e non sostanziale il movimento per i diritti femminili.



Ecco: Di Bernardo non è, qui, esplicitamente esoterico come Moore (volendo, il lettore più restio alle letture esoteriche può dare alla interpretazione mooriana un valore simbolico). Ma il concetto che sembra passare dalla sua opera è questo: un contrasto tra le spinte libertarie della società e le trame nere che mirano a fermarle, di cui il mostro pare l'avanguardia e, in qualche modo, si arresta (o meglio, viene trattenuto dai suoi "superiori sconosciuti") quando l'onda della ribellione sessantottina è ormai placata. Una lettura simbolica resa interessante dal fatto che Di Bernardo è filologicamente attento alla credibilità storica degli sviluppi della vicenda, formulando ipotesi ma cercando di evitare il più possibile la pura immaginazione. Se vogliamo, un rimando che anche lo stesso Di Bernardo propone in un'intervista è quello a "Coniglio il martedì", peculiare romanzo dedicato alle vicende del mostro.




Nel caso di Di Bernardo, però, il tutto avviene rimanendo nello specifico fumettistico, che consente di dare una immediata visualità alle situazioni ricostruite, e intrecciare visivamente i vari riferimenti di cronaca nera, storia, storia culturale dalla giustapposizione di vari elementi in una tavola o addirittura in una vignetta. Del resto, il mostro e il fumetto hanno una loro intersezione precoce, ricostruita da Di Bernardo qui; oltre alla notevole "La prima delle tre" (1988), dove Andrea Pazienza affronta da par suo il tema, in tempi vicini agli eventi, con un taglio differente, non da indagatore, ma con l'esito, di nuovo, di fare del mostro (e di Zanardi...) uno specchio della corruzione celata sotto la nostra società.









Insomma, un fumetto indiscutibilmente interessante, un consigliato primo approccio alle vicende del mostro. E, anche, indubbiamente, un'opera autenticamente disturbante, al di là dello spargimento di sangue, in grado di inquietare in profondità il lettore.





Breve sitografia

http://barberist.blogspot.com/search?q=giuseppe+di+bernardo

https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Di_Bernardo

https://dibernardocomics.blogspot.com/search?q=mostro+di+firenze



http://dibernardocomics.blogspot.com/2019/10/il-mostro-di-firenze-lassassino-del.html

https://www.gonews.it/2019/08/26/diaboliko-giuseppe-bernardo-autore-un-fumetto-sul-mostro-firenze/




http://italiancriminaljustice.blogspot.com/2017/07/blog-post.html