Francesco Piscina, i Tarocchi e Mondovì



Mi sono accorto, da un rapido controllo sul blog, di non avervi ancora parlato sistematicamente di Francesco Piscina, e ritengo utile rimediare con qualche annotazione e link.

Il Piscina è un giurista - originario di Carmagnola - laureatosi all'università di Mondovì quando questa, dal 1560 al 1566, era l'unico ateneo del Piemonte, con una centralità che per un momento era sembrata sfidare quella di Torino (Mondovì era all'epoca la città più popolosa della regione, centrale per il commercio del sale in particolare, e in genere verso i porti della repubblica marinara ligure). Poi diverrà l'antica Augusta Taurinorum la vera capitale, anche ermetica.

Il Piscina, nato nel 1545 da Gian Giacomo (che aveva combattuto per Francesco I, ottenendo di portarne il giglio) e padre, in seguito, di un Gran Cancelliere sabaudo, tiene nel 1565 questa dissertazione sui tarocchi sotto il suo maestro, il giurista Gian Giacomo Menocchio. Dissertazione poi pubblicata nel 1570, che è il primo saggio ad esaminarne la struttura. 

La stampa avviene nella tipografia universitaria di Lorenzo Torrentino e Arnoldo Arlenio, tipografi rispettivamente olandese e tedesco, che avevano però precedentemente operato come tipografi nella Firenze dei Medici, e qui chiamati dai duchi di Savoia per la loro università.

Il testo può essere letto in ampia parte qui.



Stando a Giordano Berti, il più importante tarologo italiano attuale:

"Il Discorso sui Tarocchi scritto da Francesco Piscina e pubblicato a Mondovì nel 1565 (è) un libretto nel quale, per la prima volta, viene affermato che l’ordine delle figure dei Tarocchi non è affatto casuale, ma ha un preciso significato morale e religioso. In pratica Piscina, con la sua interpretazione, anticipava di due secoli le azzardate teorie del Maestro massone francese Antoine Court de Gebelin dalle quali nacque ciò che oggi viene definito l’esoterismo dei Tarocchi”.

(vedi https://www.wikieventi.it/torino/352280/torino-capitale-dei-tarocchi/, un bell'articolo su Torino come capitale tarologica).

Piscina vede i ventidue arcani come una scala che presenta un progresso spirituale, una sorta di "alchimia spirituale", e ne sottolinea ovviamente la corretta rispondenza alla fed cristiana, definendo l’ignoto inventore dei Tarocchi come «buono e fedel seguace della Catholica et Cristiana fede»; inoltre, Piscina affermava che l’ordine dei 22 Trionfi evidenzia "molti ammaestramenti morali… per mordere i cattivi et pestiferi costumi diffusi oggidì".


Infatti, i semi indicano quattro "vie" malvagie, quelle del denaro, del vizio del bere (le coppe), e l'accecamento per le passioni terrene della vana gloria che portano all'ira, alla rissa, all'omicidio (bastoni e spade). In questo, Piscina riprende temi frequenti nella predicazione sulle carte.

In particolare, già nel San Bernardino da Siena condannava il gioco delle carte come una sorta di "Bibbia del Demonio" rovesciata, di cui la Taverna è la chiesa, la partita la messa, con le blasfemie dei giocatori come diaboliche giaculatorie, l'azzardo come opposto dell'offertorio, uso smodato di vino invece di quello simbolico e gli alterchi come "sacrificio" finale. Qui è ricostruito con cura:


La più antica di queste analisi risale al 1377, e riporta con precisione i rimandi ai semi delle carte da gioco, dando una interpretazione mista: due sono buoni (bastoni e spade, quelli maschili, associati all'arte del combattere), e due sono malvagi, quelli circolari-femminili (coppe e denari).

The first playing-card moralization, Brother John of Rheinfelden’s 1377 (1429) Tractatus de moribus et disciplina humanae conversationis, was written almost immediately after the introduction of cards to Europe.(3) It failed to make specific identifications for the suits, but it did suggest that two suits were considered good and two were evil.

Brother John’s distinction reflects the ranking of the pip cards in masculine versus feminine suits. Swords and Staves used linear symbols and the pips ranked in natural order, while Coins and Cups were circular and pips ranked in reverse order. This ranking was characteristic with Latin-suited decks in Tarot and some other early games. The identification of two suits as masculine and two as feminine might be the only authentic allegorical symbolism in the original European/Arabic suit-signs."




Piscina rovescia quindi il discorso e vede soprattutto nei Trionfi una scala spirituale, divisa in 11 carte (fino al Diavolo) che mostrano il dominio delle passioni umane, e 11 carte che ne mostrano l'elevazione e l'affrancamento. In questo modo, riprende l'idea insita della duplicità tarologica sull'asse bene/male (e, medioevalmente, mascolino/femminino).


L'idea di Piscina rimanda, come detto, a una scala: ciò che è sotto alla carta della Fortuna, per esempio, è soggetta al suo dominio. Questo rimanda al concetto di Trionfi, altro termine diffuso per gli Arcani Maggiori, che riprende l'idea dei Trionfi di Francesco Petrarca, in cui ogni apparizione di un nuovo trionfo vince il trionfo precedente (la Morte vince l'Amore, ma poi appare la Fama che vince la Morte, e così via).

Qui una analisi molto ampia e accurata del lavoro del Piscina:



Quella del Piscina non è l'unica connessione tra i Tarocchi e il "Cuneo gotico", la provincia di Cuneo in senso "esoterico".

Come ha sottolineato di recente il prof. Biffi Gentili, che giudico un vero maestro in ambito di indagine culturale, ermetica e non, il primo mazzo completo di Tarocchi a noi giunto, il Sola Busca del 1491, ha infatti una labile connessione col cuneese:

"I Busca avevano origini che possiamo collocare nel XII secolo. Da uno dei loro primi antenati, tale Raimondo Busca, trassero origine i signori di Cossano Belbo, in provincia di Cuneo, i quali avevano come probabile stemma una foglia d’edera contornata da una S e una C, le lettere mediane del cognome BuSCa. Ancora oggi lo stemma di Cossano Belbo riporta una foglia d’edera rovesciata, dove al posto di S e C troviamo C e B, le iniziali della città."

In quanto al soggetto dei tarocchi Sola Busca, basati su personaggi, maschili e femminili, classici e biblici per le figure di ogni seme, appare una curiosa corrispondenza col castello della Manta a Saluzzo (CN), ove sono raffigurati eroi ed eroine, anche qui biblici e classici, negli affreschi del primo '400, che costituiscono il primo ampio ciclo pittorico "laico" del Rinascimento italiano. E su questi due spunti ci sarebbe molto da approfondire.

L'ottocentesco Circolo di Lettura a Mondovì Piazza (la città alta, il centro storico medioevale originale) presenta una curiosa decorazione tarologica di cui ho parlato qui:
https://barberist.blogspot.com/2014/08/lorenzo-barberis.html


Ultima nota a margine: il tarocco Sola-Busca presenta, tra gli arcani maggiori ancora non "regolamentari", la figura di Nembroto, il gigante biblico Nimrod, fonte di tutti i giganti nel mito cristiano. 

Ora, io ho sempre avuto una fascinazione per il Margutte di Luigi Pulci, opera rinascimentale della cerchia medicea con tratti "esoterici" misti all'apparente natura più popolaresca, e ho fondato con altri una rivista culturale, con redazione monregalese, Margutte.com (il nome l'ho suggerito io), su cui ho indagato la connessione di Margutte coi tarocchi, qui: http://www.margutte.com/?p=304

Molte figure dei primi tarocchi sono infatti mezzi-giganti come lui: e la presenza di Nemrod in uno dei mazzi più antichi può essere l'origine delle figure successive.

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Insomma, è molto interessante che l'avvio dell'esame del Tarocco come dottrina iniziatica cominci dalla mia Mondovì, che da sempre sostengo - per celia, ma non del tutto - come vera "capitale ermetica" del Piemonte.