Samuel Stern #7 - L'agenzia



Il numero 7 di Samuel Stern di Bugs Comics, "L'agenzia", sarà in edicola dal prossimo 30 maggio. Dopo una storia più intimista con "Valery" al numero 6, di cui ho parlato qui su Nerdcore.it (https://n3rdcore.it/samuel-stern-arriva-al-6-il-punto-sulla-serie/) questa storia porta avanti elementi importanti della continuity orizzontale del personaggio, introducendo un nuovo misterioso ente, l'Agenzia, con cui Stern sarà destinato a scontrarsi.

La bella copertina è come al solito di Valerio Piccioni, Maurizio Di Vincenzo, Emiliano Tanzillo, e riflette un elemento dell'orrore che sarà mostrato nell'albo. Le cover continuano a essere un punto di forza della testata, anche grazie al logo d'impatto con la sua croce rovesciata, di Paolo Alti Brandi, e lo stile sontuosamente pittorico dato all'immagine. Interessante notare come, rispetto ad altre cover, si rinunci ad un'immagine fortemente angolata, unita solitamente a una scena a forte impatto orrorifico o d'azione. Qui a un primo impatto l'attenzione del lettore è richiamata dal protagonista e dal demone che lo insidia, ma uno sguardo più attento porterà il lettore a cogliere un dettaglio molto più inquietante, meno in primissimo piano. Una scelta stilistica che apprezziamo molto, se vogliamo più "esoterica".

(Disclaimer: pur non essendoci espliciti rimandi alla trama nel dettaglio, si accennano ovviamente alcuni elementi. Consiglio vivamente di leggere comunque prima l'albo, che merita, e tornare eventualmente qui per qualche piccolo approfondimento e speculazione.)



Dopo l'arrivo di Luca Blengino sulla serie nello scorso numero, alla sceneggiatura, ritornano i creatori del personaggio, Gianmarco Fumasoli e Massimiliano Filadoro, affiancati qui da Marco Savegnago. Il fumetto è poi disegnato da Paolo Antiga, con un segno preciso e minuzioso, come si può ammirare in questa notevole illustrazione che celebra, con questo albo, il cinquantesimo prodotto editoriale della Bugs.

L'importanza di questo fumetto - per il suo ruolo nella storia dell'editrice, ma forse anche per la  parziale svolta che imprime nelle vicende del personaggio - è rimarcata anche dalla scelta di una variant, nella forma di un classico White Album.


Un punto di merito, a mio avviso, va per l'ampia citazione del "Deserto dei Tartari" di Dino Buzzati nella pagina di prefazione attribuita, come ogni volta, al personaggio di Angus Derryleng. Buzzati è il grande rimosso del nostro fantastico, anche nel fumetto (di cui fu autore, con il suo Poema a fumetti di argomento orfico), e vedrei con favore un suo più ampio recupero non solo nella sfera letteraria, ma anche in quella fumettistica.

Passando alla storia, bella la sequenza di apertura, specie nella splash page del titolo che ci mostra l'ambiente in cui opera l'Agenzia. La scelta è dotata di una certa originalità: non si ricalca la modernità straniante di dipartimenti alla X-Files, ma il tutto conserva un'anima gotica, ben ricostruita e coerente alla serie.

Nella storia in generale appaiono a mio avviso in modo più accentuato componenti apertamente esoteriche, già presenti nelle scorse avventure ma in modo ancora preparatorio. Il nome stesso di Malachi Mason, nome che potrebbe ritornare in futuro, ha un valore altamente simbolico, non necessariamente connesso al personaggio (non a caso, Samuel dichiara di pensare "a una specie di pseudonimo). "Mason" rimanda alla massoneria, "Malachi" potrebbe evocare le Profezie di Malachia (https://it.wikipedia.org/wiki/Profezia_di_Malachia), noto testo esoterico attribuito al celebre monaco, con la previsione del regno dei vari papi fino all'ultimo, quello della fine del mondo (ovvero l'attuale pontefice Francesco, corrispondente iniziaticamente a Pietro II). Di apocalisse si accenna in quest'albo; non si parla apertamente di massoneria, ma si allude a una trama più vasta di quella che Stern (e noi lettori, ovviamente) abbiamo visto finora.

La storia si dipana con efficacia, creando una trama leggermente più complessa del solito per il moltiplicarsi degli attori in scena: oltre ai due protagonisti, di nuovo in trasferta, e ai demoni antagonisti, appaiono appunto altri giocatori sullo scacchiere esoterico. Trovo molto promettente, personalmente, questa evoluzione, che può rendere più interessante il gioco al di là dello schematismo manicheo di "bene" contro "male" (un illustre esempio in proposito è il cosmo di Hellblazer, in cui lo scontro tra Angeli e Demoni è paragonabile alla guerra fredda, in cui si infiltrano gli esoteristi e le creature magico-fantastiche minori come un intricato gioco di spie).

Il montaggio utilizza la consueta tavola bonelliana, il solito modulo su tre strip con qualche variazione occasionale come tavole su quattro strisce, più rare, e qualche ben dosata splash page (efficace quella del primo esorcismo, ad esempio).

La scena del bar, a p.47-48 e seguenti, è molto inquietante per un sapiente combinato disposto di testi e disegni, tra la citazione aperta di Baudelaire e l'evocazione (inevitabile) di un certo horror lovecraftiano, che qui raggiunge però un buon grado di inquietudine grazie all'abile costruzione degli autori. Ben congegnato e amaramente sarcastico il set up / pay off costruito sul personaggio di Gillian, altra figura che ci auguriamo di reincontrare.



E proprio per tramite di Gillian abbiamo una nuova citazione esoterica (al post del più ovvio Necronomicon, evocato con ironia metatestuale), in questo caso a Pietro d'Abano (https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_d%27Abano) e al suo Heptameron, qui in un ipotetico "libro secondo". Il testo è uno dei più rilevanti grimori basso-medioevali, in cui il dotto contemporaneo di Dante avrebbe insegnato ad evocare gli spiriti planetari, con riferimento ai sette giorni della creazione del cosmo secondo la narrazione biblica (curioso che il nome ricorra poi nel Decameron boccaccesco, con altra funzione, e torni Heptameron nell'opera derivativa francese, ad opera di Margherita di Navarra, in una simile raccolta novellistica).

Lo scontro finale dell'ultimo terzo dell'albo, da p.67 in poi, gioca un efficace orrore visivo, già in parte evocato (con molta discrezione) dalla copertina. Di nuovo, i disegni di Antiga si rivelano molto efficaci nell'evocazione horror tramite l'uso di un segno dettagliato e netti contrasti chiaroscurali. 

Appare un nuovo richiamo apertamente esoterico, quello a Foras, "presidente dell'inferno" e demone classico della demonologia medioevale e rinascimentale. Anche noto coi nomi di Forcas o Furcas, appare con l'aspetto di un vecchio saggio ed è disponibile a trattare con l'uomo concedendo doni di conoscenza (naturalmente molto costosi, come si può immaginare). Non so se l'elemento sia citato a ragione, ma corrisponde molto bene al ruolo del demone nell'albo.






Le rivelazioni finali sono un buon cliffhanger verso i prossimi episodi, e la connessione evocata di Samuel con le stelle rende ragione al suo cognome, che in tedesco significa appunto "stella".

Un albo dunque che, al solito, svolge bene il suo compito di intrattenere, e introduce in modo più massiccio gli elementi esoterici che la serie pareva fin dall'inizio giustificare.