Superman - Red Son / Un'analisi




"Superman Red Son" è un fumetto dl 2003 di Mark Millar (con disegni di Dave Johnson, Andrew Robinson, Walden Wong e Kilian Plunkett), ovviamente per DC Comics, che volevo leggere da un bel po' di tempo. 

Il presupposto è infatti molto interessante: invece che cadere in USA, la capsula che porta il piccolo Kal-El sulla Terra si schianta in territorio sovietico. Superman così si sviluppa così come campione della parte opposta.  Stalin lo rivela al mondo nel 1950 (una scelta di Millar che evita di modificare la parte di storia relativa alla Seconda Guerra Mondiale) e gli equilibri così cambiano radicalmente.

Nel mondo della fiction di Superman, innanzitutto: Lex Luthor, infatti, pur mantenendo i suoi modi spietati e cinici, diventa il campione di un'America terrorizzata dalla superiorità sovietica. E tutti i rapporti tra personaggi sono modificati (su questo, però, rimando all'albo, evitando spoiler). Azzeccate le psicologie di tutti i personaggi e credibili le loro reazioni: in particolare, tutto deriva dalla corretta scelta di mantenere la fondamentale bontà di Superman, anche se qui è visceralmente sovietico.



Ma cambia, soprattutto, l'intera storia mondiale, cambiando la bilancia e quindi lo svolgimento dell'intera guerra fredda. Va detto che Stalin mi è apparso un po' sottotono: l'originale "Uomo d'Acciaio" si limita a essere un mentore spietato e paternalista per il Clark Kent ucraino, mentre mi sarei aspettato per l'originale le paranoie generate da un sottoposto onnipotente che non può uccidere. Ma, in realtà, Stalin esce abbastanza presto dallo scenario, com'è logico che sia (anche se un po' dopo, forse, del canonico 1953 della nostra linea temporale) e quindi questo aspetto non è in fondo così incisivo.

La cosa che rende particolarmente intrigante questa variazione è che è attesa da lungo nella storia del fumetto. Il primo saggio autorevole sui comics è ritenuto (con qualche forzatura, forse, ma anche con buone ragioni) "Apocalittici e integrati" di Umberto Eco, nel 1964. Qui Eco analizza anche il "mito di Superman", e ne evidenzia i limiti "capitalistici": Superman infatti, pur avendo poteri illimitati - nella Golden Age, che è qui ripresa - li usa per salvare i gattini sugli alberi, o acciuffare il ladro che ruba la borsa alla signora (o anche sventare la singola rapina in banca). Un intervento occasionale, che ribadisce la giustezza del sistema della proprietà privata, senza una riflessione critica.

Eco è abbastanza smaliziato da sapere delle "If Stories", che però ritiene la classica "eccezione che conferma la regola" (per semplificare). E anche questa, ovviamente, è una if story, nella tradizione istituita negli anni '50 sul personaggio. Tuttavia, modernamente, qui non è "una" if story, ma appunto "la" if story sotto il profilo storico, che rovescia il presupposto del supereroe archetipo, campione dell'Occidente.

Ci si collega così all'idea della decostruzione del supereroe, avviatasi verso la metà degli anni '80 e proseguita - con meno enfasi - fino ad oggi. Qui siamo in particolare vicini ai temi di "The One" (1985-6) di Rick Veitch, incentrato sulla guerra fredda nell'età dei supereroi.

Ma elementi simili permangono anche in "Watchmen" (1986-7), dove il Dr. Manhattan (il superuomo assoluto, freddo e ormai straniato dagli umani, più simile a un Silver Surfer che a un Superman) modifica l'equilibrio della Cold War spingendolo verso il conflitto nucleare.

Lo stesso, ancor più implicitamente, avveniva con Superman nel Batman Dark Knight (1986) di Frank Miller. Il rapporto tra lo pseudo-Reagan e Superman in quest'opera è un modello, mutatis mutandis, del rapporto paternalistico tra Stalin e il Man of Steel.

Il vantaggio di Mark Millar qui è la distanza: parlando della Guerra Fredda quando questa è ormai finita (specie da quando, dal 2001, la Guerra al Terrore ne diviene il sostituto nell'immaginario collettivo) può permettersi uno sguardo di insieme dotato del giusto distacco. In questo modo crea un'opera perfettamente conclusa - anche nel finale magistralmente circolare -  che rende questo Super/Red Man/Son (vedi locandina sotto) uno delle sue opere più interessanti.