Il Garibaldi a fumetti di Gualtieri e Lecce: il Jack Sparrow dei due mondi


In questi giorni, è uscita sulla gloriosa rivista Skorpio, di Aurea Editoriale, il primo episodio di una nuova serie sceneggiata da Giulio Antonio Gualtieri e disegnata da Emilio Lecce. Si tratta di una breve avventura, di tredici pagine, dedicata alle avventure di un giovane avventuriero ottocentesco: Giuseppe Garibaldi (dell'iconografia di Garibaldi avevo scritto qui: http://barberist.blogspot.com/2011/09/risorgimento-strisciante.html).
Seguiranno, a cicli, nuovi brevi episodi, ovviamente sempre su Skorpio, che esce ogni settimana, il giovedì.

Gualtieri è uno sceneggiatore che apprezzo per la capacità di sviluppare sia storie fantastiche (come in Battaglia, su Dylan Dog o nel suo Caput Mundi, serie molto interessante che cala i mostri classici nella corruzione dell'Italia contemporanea) sia storie realistiche (come nella serie Un uomo, una battaglia, lavoro molto interessante di serie storica da edicola). Soprattutto in questo secondo caso, il merito di Gualtieri è quello di rendere al massimo le potenzialità della storia d'azione, senza però trascurare la correttezza del riferimento storico. Qui si possono trovare gli articoli che ho dedicato alle sue opere:

In particolare, proprio su "Un uomo, una battaglia" vi era stata una prima collaborazione con Emilio Lecce, molto significativa: i due avevano infatti affrontato, con ottimo piglio, un tema delicato come la disfatta di Caporetto. Qui il mio articolo al riguardo:
http://barberist.blogspot.com/2017/10/un-eroe-una-battaglia-caporetto-il.html

Là il segno di Lecce era molto forte in un bianco e nero asciutto, scabro, dalla giusta statura tragica: qui il segno, complice il colore (sempre realizzato dallo stesso Lecce), è meno cupo e si adatta alle vicende scanzonate di un giovane Garibaldi credibilmente scavezzacollo.


L'impostazione di tavola è la classica griglia all'italiana, tre strisce di due colonne ciascuna, un modulo a sei vignette che ovviamente possono essere spesso unite in vignette più grandi (anzi, ciò è tipico in un montaggio "a mattoncino", come quello sopra). Nonostante il montaggio solidamente classico, la storia è ricca di azione, e il tipo di colore, efficacemente connotativo, contribuisce molto a dare un senso di fresca modernità alla storia. Parlando delle opere di Gualtieri e degli autori a lui vicini, operanti ad esempio su Caput Mundi, mi era spesso venuta la curiosità di vedere quelle storie, pur efficaci nel classico bianco e nero del noir all'italiana, declinate con il colore. Qui, in un contesto diverso, la cosa è possibile, e il risultato è molto soddisfacente.


Per quanto riguarda la colorazione, dunque, possiamo notare come per gli interni si prediligano tinte calde, rossastre con varie sfumature, contrapposta alla freddezza dei verdi degli esterni. Tutta la storia è sapientemente costruita su un caleidoscopico e frenetico inseguimento con un costante andirivieni dei personaggi tra "dentro" e "fuori": la notazione cromatica voluta dai due autori è quindi particolarmente efficace.

Inoltre, se la gabbia italiana costituisce la base, spesso è declinata in soluzioni originali che, però, sostanzialmente la mantengono come riferimento di fondo (vedi l'elegante soluzione di p.7 o, in modo meno eclatante, p.11). Non mancano anche delle variazioni radicali, quando occorre, come ad esempio pagina 12, 16 o la pagina conclusiva. Il suggerimento al lettore, come al solito, è di gustarsi questa storia per la sua dimensione di intrattenimento, e magari poi ritornarci per apprezzare la raffinatezza delle soluzioni di montaggio (nei suoi vari aspetti di tavola, di colore, di segno). In fondo, è uno dei vantaggi delle storie brevi, di prestarsi con più agio alla rilettura.
 
Non dico nulla di particolare sulla vicenda, per non rovinare il piacere della lettura delle poche pagine, che scorrono veloci in una storia ricca di azione - e anche un pizzico d'erotismo... - e pochi essenziali dialoghi. Inoltre Gualtieri si diverte a giocare con i tropi narrativi, mettendo Garibaldi al centro di tutte le più classiche situazioni di azione "piratesca", dove il protagonista, con cui noi empatizziamo, è un adorabile e infingardo scavezzacollo uso a farsi gioco delle forze dell'ordine, per un bene superiore ma anche solo per il suo gusto dell'avventura. Le convenzioni, insomma, su cui ha giocato - senza il rimando storico - un capitan Jack Sparrow: ma Gualtieri le conosce sui "testi originali" dell'azione filmica e fumettistica anni '50 (e anche prima, nel feuilletton ottocentesco d'azione): e si vede nella smaliziata e divertita padronanza.

Un lavoro molto piacevole, dunque, che ci promette di narrarci in toni romanzeschi la vita - già romanzesca di suo - dell'Eroe dei Due Mondi. Sarà interessante vedere gli sviluppi futuri: da prof. di lettere e storia delle superiori, leggo sempre con interesse il fumetto storico, specie quando, come qui, sa attingere da una tradizione ultimamente un po' offuscata come il nostro risorgimento (ben ricostruita da un saggio affascinante come "Strisce di Risorgimento", uscito ovviamente nel 150nario del 2011).

Chissà che Gualtieri non trovi il modo di inserire qualche scampolo del Risorgimento "esoterico", complottista, massonico, che mi ha sempre molto affascinato, e di cui hanno trattato opere come "Noi credevamo" al cinema, o "Il cimitero di Praga" di Eco (ne ho scritto qui:
http://barberist.blogspot.com/2018/02/noi-credevamo-unanalisi-un-confronto.html). Un retroscena interessante, ancora poco esplorato nei fumetti (e che ha anche addentellati nella mia Mondovì: http://barberist.blogspot.com/2011/03/mondovi-resurgens.html). Per ora il taglio sembra più votato all'azione, ma in futuro, volendo, le cospirazioni a cui attingere certo non mancheranno.