Lupo Alberto / Così Fan Tutti: Lusso/Michelon VS Berlusconi, Round Two.



Mi era capitato di recente, su questo blog e su Lo Spazio Bianco, di parlare di una interessante storia di Cattivik, di Lusso / Sommacal, che andava a criticare con ironia sottile ma spietata lo strapotere mediatico berlusconiano ai suoi esordi (vedi qui). 

Mi è stato segnalato che Lusso era tornato su questi temi anche sull'altro grande personaggio silveriano da lui affrontato, "Lupo Alberto", in una storia realizzata, in questo caso, con Giacomo Michelon. La storia è forse meno sperimentale, come linguaggio fumettistico, di quella di Cattivik, ma usa al meglio le convenzioni classiche del personaggio per una satira affilatissima.

La cornice è quella di una storia "alla Zio Tibia" (con Enrico La Talpa come Vault Keeper, con una certa sintonia del sottosuolo, del resto), secondo il classico citazionismo di Lusso (per cui Lusso è stato pionieristico, soprattutto nel fumetto comico italiano): la struttura di un episodio alla EC Comics, dove l'orrore diviene funzionale alla critica sociale, è ripreso e adattato alla versione parodistica di Lupo Alberto, senza però smettere di sferzare i costumi a una lettura un minimo attenta. Il titolo è invece una strizzata d'occhio, senza specifica ripresa, della celebre opera di Mozart (su libretto di Lorenzo da Ponte).

Proprio l'uso del citazionismo può rendere divertente la lettura di queste mie due righe per apprezzare qualche piccolo easter egg inserito dagli autori, che potrebbe essere sfuggito a una prima lettura. Consiglio dunque di riprendere la storia (apparsa su Lupo Alberto 293, del Novembre 2003), e poi tornare qui per questa piccola analisi.



Iniziamo in medias res, con Lupo Alberto e Marta costretti a simularsi stupidi come gli altri membri della Fattoria McKenzie. Poi, con un flashback, ci viene spiegato come si è giunti a questo rimbecillimento globale. 

Tutto parte da Glicerina il Papero, che nella commedia dell'arte silveriana non è solo lo stupido, ma lo stupido che si rifiuta di ammettere i propri limiti (in pratica l'applicazione da manuale, ante litteram, di Dunning-Krueger), riuscendo con la sua testarda stolidità, spesso, a far cedere gli altri membri della fattoria (in Silver, spesso in opposizione al maiale Alcide, che è invece l'animale più intelligente ma, appunto, ha le cautele della persona un minimo colta).

Glicerina fa utilizzo di un Necronomicon della coltivazione (il Necromaligna Sementia Rincoglionimentis: non credo di dover tradurre il latino maccheronico di Lusso...): un rimando all'esoterismo, che spesso occhieggia in Lusso. Da notare che la cover del volume riprende le colonne massoniche di Joachim e Boaz con tanto di squadra e compasso: addirittura, nel libro possiamo vedere che ricorre il numero 1816, quello della tessera P2 attribuita a Silvio Berlusconi.


Glicerina così produce le terribili carote verdi che, come si è intuito, rimbecilliscono il popolo della fattoria dopo averle mangiate. Michelon è molto abile, come tutti i principali disegnatori di Lupo Alberto, nel padroneggiare la recitazione e l'espressività dei personaggi, che è caricaturale ma molto variegata. Qui però si supera, quando solo dopo l'avvenuto incantesimo (il rincoglionimento globale) l'espressione di Glicerina lo sovrappone in modo riconoscibile a Berlusconi, senza forzare gli stilemi del personaggio ma in modo immediatamente percettibile, con notevole effetto comico.

Molto riuscite anche, comunque, le espressioni di rimbambimento fino alla demenza, comiche ma anche inquietanti (e con una certa abilità nel distinguere tra gli abitanti della fattoria, davvero rimbecilliti, e Marta e Alberto che simulano soltanto). 

Per quanto riguarda il colore, non ho trovato un riferimento (è una autorialità attribuita solo di recente) ma forse sono da attribuire allo stesso Lusso, che è spesso anche colorista sui suoi lavori. In ogni caso, è il consueto cromatismo vivace (e accurato) della testata, con le tinte pastello che qui contrastano, volutamente, con la situazione piuttosto inquietante (altrove in Lupo Alberto si è ricorso anche a scelte di colore più "espressivo").

La metafora delle carote come il potere della TV commerciale è facile da comprendere,ma non manca qualche neosuddito che sventola la bandiera di "Forza Carote", una sorta di Forza Italia della fattoria. La TV corrobora tale effetto, ma basta la classica "nebbia" dell'assenza di segnale a ipnotizzare gli stolidi abitanti, che gettano invece nella spazzatura libracci quali "La Casta" (opera antiberlusconiana del tempo, citata anche nel film di Boris del 2006, dove Ferretti vorrebbe adattarla al cinema, fallendo miseramente) e "1984" (la citazione orwelliana forse rimanda alle similitudini implicite tra la Fattoria McKenzie e la Fattoria Padronale di Animal Farm, che non so se siano mai state pienamente sviluppate).

Glicerina che crea una pessima palizzata per farsi ammirare dagli stolti può far pensare alle Grandi Opere discutibili (ponti sullo Stretto, e affini) strombazzate dai media berlusconiani come toccasana nazionali. Alcide il maiale non ne può più, rivelando di far finta di nulla anche lui per quieto vivere, fino all'esplosione. Particolarmente amaro il rovesciamento della nota fiaba del Re Nudo: se nei fratelli Grimm la propaganda dello sciocco sovrano può essere spezzata dalla voce dell'innocenza, qui lo scoppio d'ira del maiale non serve a nulla, se non a scatenare la folla di pseudozombie animati dai suoi slogan da pecore orwelliane ("Glice buono / Tu cativo!") fino al finale, pessimistico come da convenzione letteraria delle Tales From The Crypt.

Una lettura gustosa e, per certi versi, ancora molto d'attualità: il potente che piagnucola quando criticato, mettendo alla gogna chi lo attacca in modo che la folla degli adoratori pensi a zittirlo con una shitstorm, è un meccanismo che funziona ancor meglio nell'età dei social.