Riflessioni CuNeoGotiche

 

Recentemente, ho avuto modo di leggere con grande piacere gli atti del convegno dedicati al duecentenario della nascita di Giovanni Battista Schellino (1818-1905), "genius loci" dell'architettura cuneese, il quale dalla sua Dogliani ha avuto modo di diffondere il suo eclettismo con profonde sfumature neogotiche. Qui sopra ne potete vedere la bella locandina.

Il mio blog, come noto, si interessa di temi "gotici" ed ermetici, ma in connessione al fumetto più che all'architettura. Tuttavia, il nome di Schellino, mio illustre conterraneo, ricorre abbastanza spesso (a volte al centro di un post, a volte "a margine" di una riflessione).

In particolare, ho apprezzato l'intervento del prof. Enzo Biffi Gentili, Direttore del Seminario Superiore di Arti Applicate/MIAAO di Torino, dal titolo "Eredità e attualità del neogotico - L’esperienza della provincia Granda". In questo saggio l'autore elabora una sintesi di grande pregnanza del lavoro svolto dal progetto CuNeoGotico, a cui ho avuto modo di partecipare con alcuni interventi relativi ai miei ambiti di interesse, tra fumetto e illustrazione, con qualche nota di storia locale.

Avviatosi nel 2013, il progetto ha visto un punto d'arrivo nel 2018,  con l'edizione "ultimate" del volume di Lorenzo Mamino e Daniele Regis dedicato al "CuNeoGotico" architettonico. Il punto di arrivo di una ricognizione settennale, che ha documentato un ricchissimo patrimonio tra origini gotiche e successive rinascenze, integrandolo in un "Piemonte Gotico" intersecato al "Gotico Sabaudo" della dinastia (ma non limitato a questo). Un lavoro prezioso anche come possibile base per una ripartenza turistica della regione.

Trovo brillante, a tale proposito, la formula che vede Biffi parlare "per quanto riguarda il Piemonte, di un “Risorgimento gotico” piuttosto che, convenzionalmente, di un Revival gotico." 

Formula intrigante e da esplorare anche nelle sue implicazioni storiche (viene in mente "Il cimitero di Praga" di Umberto Eco, un "Pendolo di Foucault" del Risorgimento che, ovviamente, ramifica le sue trame su tutt'Europa ma ha il suo snodo nel Piemonte dei Savoia, ivi incluso il cuneese di Cavour).

Il CuNeoGotico, come ricostruisce l'intervento, ha poi indagato a tutto campo le rinascenze del gothic, non solo architettonico (curiosamente, il 1818 dello Schellino che viene celebrato è anche l'anno di pubblicazione del Frankenstein di Mary Shelley, pilastro del gotico-romantico, dell'horror e della nascente fantascienza).

Nel 2014 viene quindi la fotografia con "Camere Oscure" (con la riscoperta, in particolare ma non solo, di un autore del calibro di Michele Pellegrino), ben indagato in seguito anche in una mostra apposita, e a seguire il letterario di "Neogotico Tricolore" (2015) e, nel 2016, con gli "Artieri Fantastici", anche il fumetto (dove ho dato un mio contributo).

"Andrew Graham-Dixon ci ha ricordato come il neogotico nasca nel XVIII secolo, nel suo paese, bifidamente, sia disciplinarmente che caratterialmente. Lo dimostrano due figure di precursori: da un lato l’eccentrico erudito Horace Walpole, che eresse a metà Settecento la sua dimora, Strawberry Hill, il primo manufatto in quello stile, e scrisse Il castello d’Otranto, il primo romanzo di quel genere; dall’altro il “depravato” William Beckford, che si costruì Fonthill Abbey, rapidamente andata in rovina, e pubblicò Vathek, una storia “perversa polimorfa”. È stato quindi del tutto normale incentrare la seconda stagione, nel 2015, del progetto «Il cuNeo gotico» principalmente sulla letteratura, con in convegno intitolato «Neogotico Tricolore»" spiega Biffi, riprendendo un autorevole intervento internazionale del convegno.

E dal letterario gotico tracima quello spirito nell'illustrazione, e da qui al fumetto col Novecento: "Giulio Benzi, già membro del Gruppo di Cherasco, illustratore dei Racconti di Poe editi nel 1945 da Chiantore, che dal 1948 fu ricoverato in un sanatorio a Robilante, dove resterà sino alla sua morte nel 1955. L’altra celeberrima, quella di Attilio Mussino, che nel 1928 per la collana L’Avventura di Sonzogno aveva illustrato i fascicoli del Manoscritto trovato in una bottiglia e di Una discesa nel Maelström. Anch’egli decise di finire i suoi giorni nella Granda, a Vernante, dove si trasferì durante la seconda guerra mondiale e morì nel 1954."

Biffi è quindi così gentile da citare anche il mio lavoro nella sua sintesi, parlando dei detti "Artieri fantastici":

"Una rilevante sezione raccolse lavori di “Quattro fantastici artieri del tratto”: il sopraricordato Attilio Mussino, Marco Cazzato, Marco Corona e Giorgio Sommacal, tutti nati o attivi per lunghi periodi della loro vita, nel Cuneese. Se ne occupò criticamente, in catalogo, Lorenzo Barberis, acuto storico e critico di quella che è stata definita come “la nona arte” (l’ottava sarebbe quella del cinema). Qui ci si deve limitare a citare quanto scrisse su uno degli artieri protagonisti, Marco Corona, e sulla sua opera Bestiario padano, pubblicata da Coconino Press nel 2002, dove, secondo Barberis, «il gotico emerge innanzitutto dalla brutalità spietata e splatter di questa provincia intimamente corrotta fino al midollo» e «la distorsione propriamente fantastica all’inizio pare prevalentemente di tipo allucinatorio…», e si tratta di una provincia spesso figurativamente identificabile nella Granda, con scorci urbani e rurali esplicitamente cuneesi, come portici e dettagli di Bene Vagienna, riconoscibili nelle tavole di Corona qui riprodotte. Certo, proseguendo nelle citazioni del testo di Barberis: «Il ritratto della provincia che emerge da queste tavole non è troppo lusinghiero: ma conferma che la “Provincia granda” del Cuneese, è tale non solo in senso proprio, dimensionale (la più vasta provincia italiana esistente, anche se in verità oggi superata da altre), ma pure in senso figurato: la “grande provincia” come simbolo per eccellenza di quella vasta “provincialità” che trama il tessuto del Bel Paese (appunto, “paese”). E, del resto, certe torve visioni da “inferno agricolo” non sono del tutto inconsuete, se pensiamo ad alcune violenze contadine negli scritti di Cesare Pavese da Santo Stefano Belbo e, forse ancor più impressive, in quelli di Beppe Fenoglio da Alba…».

Del resto, nel pilastro del postmoderno esoterico fondato in Italia dal piemontese Umberto Eco, il maestro costruttore del Grande Piano è l'eruditissimo e paranoico Jacopo Belbo, modellato su un Pavese che non si suicidi a Torino nel 1950 (seguendo un'antica maledizione che in questa città colpì molti scrittori...), e che in origine avrebbe dovuto chiamarsi Stefano Belbo (poi Eco decise, anche giustamente, di rendere meno stringente la citazione).

Biffi continua con annotazioni di particolare pregnanza sul fumetto, inserendo anche le relative iconografie a corredo del suo scritto:

"Per queste ragioni si è voluto su queste pagine accostare una fotografia di Pellegrino al disegno di un interno di Corona, nella creazione di un cortocircuito espressivo e percettivo “tragico”. Mentre, a contrasto, l’incisione di un altro fantastico artiere del tratto, presente in mostra nel 2016, Giorgio Sommacal, anch’essa qui riprodotta, dove un armadio d’arte povera barocca, molto frequente nelle stanze piemontesi, custodisce un vampiro, offre una versione “comica” del nostro amato neogotico (e non stupisce, un celebre personaggio dei comics al quale lavorò Sommacal si chiamava Cattivik…)."

A partire dal CuNeoGotico, ho poi esplorato sia Corona che Sommacal su "Lo Spazio Bianco", dal 2002 una delle principali (e più longeve) testate online di analisi fumettistica.

Qui un mio pezzo su Corona:

https://www.lospaziobianco.it/comeunromanzo/marcocorona/

E qui uno su Lusso-Sommacal, sul cui lavoro per Cattivik (e non solo) intendo in futuro tornare:

https://www.lospaziobianco.it/comeunromanzo/lusso-sommacal-cattivik-e-il-cut-up-catodico/

In chiusura, Biffi Gentili inoltre si ricollega al prosieguo dei suoi studi con il lavoro su "Ars Regia", che va a indagare l'alchimia sabauda (e non) nelle sue molteplici declinazioni, sia proprie, tra spagirica e proto-chimica, sia simboliche ed esoteriche. E anche su questo il fumetto avrebbe molto da dire. Ma ci torneremo.