Samuel Stern #10 - L'altro inferno / Un'analisi


Con questo "Altro inferno", Samuel Stern raggiunge la doppia cifra. Scritto da Massimiliano Filadoro e disegnato da Annapaola Martello (il lettering è di Paolo Altibrandi) è in edicola dal 29 agosto. 

La bella copertina è come al solito di Valerio Piccioni, Maurizio Di Vincenzo, Emiliano Tanzillo, e rispecchia le scelte precise operate nel tempo (immagine angolata, forte contrasto chiaroscurale con un prevalere della cupezza dell'immagine).  In questo caso troviamo una netta accentuazione dei rimandi esoterici, in quanto troviamo citati numerosi sigilli esoterici realmente esistenti. E la promessa viene mantenuta all'interno dell'albo, che è indubbiamente il più propriamente esoterico di tutta la serie finora. Data la natura di questo blog, che si occupa dell'esoterismo nel fumetto (con una predilezione, non esclusiva, per il fumetto popolare) mi auguravo prima o poi Samuel Stern indagasse anche tale aspetto, che era ovviamente appieno nelle sue corde. E questo albo lo fa: e, con mia soddisfazione, lo fa molto bene, non limitandosi al "name dropping" (anche se vengono apertamente evocati Crowley e altri rimandi espliciti al riguardo) ma strutturando una storia inquietante e labirintica.

Non siamo infatti solo nell'ambito di un fumetto esoterico, infatti, ma ci muoviamo appieno nel campo del citazionismo fumettistico. Anche qui, la cosa non avviene nel modo più semplice, per accumulazione di rimandi, ma (a partire dalla prima pagina, dove questo è più esplicito) con una riflessione sul concetto di citazione.

Inoltre, e questo si connette a filo doppio col citazionismo, l'opera è anche profondamente metanarrativa. Lo è nella sua struttura d'insieme, ma anche in frequenti rimandi ambivalenti che parlano al lettore sia sotto un profilo intradiegetico (portando avanti la storia) sia rompendo la quarta parete, con un messaggio ironico talvolta anche un po' da decifrare.

Tale complessità richiederà qualche rimando in più all'albo, per cui la consueta avvertenza contro gli spoiler è da intendersi rafforzata. Consiglio quindi di leggere prima la storia e poi tornare qui per le consuete note di analisi.

Si inizia fin dalla prima paginaSamuel Stern legge Dublinesque di Enrique Vila-Matas e discute col libraio Derryleng, suo datore di lavoro, di cosa sia e cosa significhi una citazione (già l'introduzione di Derryleng - che passa dalla scrittura a mano a quella a macchina - è densissima di citazioni: Casares, Nietzche, Leopardi, Baudelaire). Lo stesso Dublinesque è ovviamente un romanzo metanarrativo (è incentrato su un editore) e citazionista (all'interno dell'opera si richiama l'ossessione per la Dublino di Joyce). Nell'opera c'è un rimando, inoltre, anche al funerale imminente della stampa nella nuova era del digitale: per questo fumetto, basato su un ritorno (apparentemente in controtendenza) all'edicola, può avere un senso particolare.

E anche l'invito a "rimanere un lettore" che Derryleng rivolge a Samuel in questa pagina d'esordio può parlare invece al lettore dell'albo (come tutta l'opera).

Ma presto entriamo nel vivo della storia, con una lettera misteriosa, un indovinello inquietante e il rimando, di nuovo, a un libro, "L'altro inferno", in questo caso una invenzione letteraria del mondo di Samuel Stern. Parlare di "altro inferno" può sembrare un rimando al "Secondo girone", un "primo inferno" apparso all'interno della storia del personaggio (anche se si autodichiara secondo). Ma in realtà, se consideriamo la trama dell'opera e il fatto che l'albo stesso si intitola "L'altro inferno", ognuno dei due diviene lo specchio dell'altro (avendo infatti, il fumetto reale e il romanzo immaginario, caratteristiche simili e intersecate). E al concetto di specchio si fa ampio riferimento nella storia: rivelatorio è anche il rimando al Gatto di Schroedinger, già a pagina 8. Tale animale retorico ha un doppio stato, vivo o morto al tempo stesso, come duplice è lo status de "L'altro inferno", opera reale e immaginaria a un tempo.

In questo modo, man mano che procediamo, cogliamo come la storia si ponga quale intreccio inestricabile di questi tre concetti, esoterismo, citazionismo e metatestuale. Il filo conduttore è infatti un archetipo che incrocia i tre temi, lo Pseudobiblion, come il celebre "Libro della sabbia" di Borges - ampiamente evocato in quest'opera - o il Necronomicon di Lovecraft; il "D'Arsonval" è il romanzo immaginario al centro di 2666 di Roberto Bolano, che ha almeno nel titolo un rimando "esoterico". Il titolo del fumetto rimanda anche a un horror italiano del 1981, incentrato sulla magia nera ma, a una prima impressione, non collegato a quest'opera almeno a livello macroscopica. 

La sua natura esoterica è resa  del resto fin da subito evidente dai simboli che vi vengono associati, come si palesa nel raffinato procedere metatestuale: esiste infatti un microcosmo online di cultori dell'opera, una rete di blogger, così come esiste una piccola websfera relativa a Samuel Stern all'interno dei blog fumettistici. Ritorna nel personaggio del blogger l'ambivalenza lettore / scrittore evocata nella prima tavola. Scrive, chiosando l'opera originaria, e così - ci viene svelato nel finale - aumentandola in potenza (p.88).

Samuel giunge a destinazione, nella sua ricerca, nella pagina col titolo (p.17) con cui si esce dalla narrazione ordinaria per entrare in quella ricorsiva.

Anche "Delgado" appare un possibile altro rimando citazionistico: dubbi citazionistici suscita anche il richiamo a Walter Scott, padre del romanzo moderno tout court, spesso con significativi elementi "gothici". La cosa affascinante è che la ricorsività magnetica del romanzo, grande topos della letteratura dell'inquietantesi sovrappone alla ricorsività magnetica del fumetto popolare, specie nella tradizione italiana "a bassa continuity", che Stern si propone di seguire. Qualcosa del clima che si viene a evocare ricorda i racconti di Cortazar, ma adattati opportunamente al fumetto, stimolando in ogni punto, nel lettore, la seduzione di sciogliere l'ambiguità metaletteraria di ciò che avviene.

I delitti che restano su carta, in fondo, non sono quelli che scrivono gli autori dell'horror fumettistico popolare, impeccabili Mr. Jeeves al servizio del lettore da loro imprigionato in un labirinto testuale dal titolo allitterante? E, come l'opera di Delgado, molti fumetti popolari (non Samuel Stern, per ora: ma pensiamo a un gioiello come "Il maestro" di Mino Milani, oggi dimenticato), hanno "il loro ristretto gruppo di appassionati, ma la critica del tempo li stroncò, per poi ignorarlo del tutto" (p.31). 

Imprigionato nel sistema di stanze così come nel sistema di vignette (emblematica tavola 33), Samuel divenuto lettore, e non più "attore" (in senso narratologico) cerca una impossibile via di uscita. L'incantesimo che lo imprigiona è quello della pagina scritta, ai due livelli intradiegetico ed extradiegetico (è divenuto un personaggio del romanzo, secondo la maledizione che questo comporta, ma è anche un personaggio del fumetto, e da questo non può liberarsi).

La continua e più sadica iterazione cui sono costretti i comprimari, con Rafael che sevizia la madre in modi sempre nuovi a ogni iterazione, sembra chiaramente riflettere quella dei comprimari nel fumetto popolare, imprigionati in un loop di orrori (qui, in Samuel Stern fumetto, di possessioni demoniache) in modo che l'eroe possa salvarli.

La via d'uscita arriva con la comprensione del meccanismo metaletterario (sul solo livello del romanzo, probabilmente, a p.55) ed è il preludio per spezzare la maledizione. Nei suoi riti, Delgado cita poi apertamente Crowley (con cui sarebbe stato in contatto: come Lovecraft, secondo la nota leggenda urbana sul Necronomicon), correttamente evocato. Siamo infatti dalle parti di quel Chaos Magick che mescola esoterismo, metanarrazione e letteratura, molto amato nel fumetto (ad esempio da Grant Morrison, che se ne è servito per l'ideazione del suo Ipersigillo).

Come lasciato intendere in piccoli set-up (fin dalla prima pagina), la soluzione viene col passaggio da lettore a scrittore, che modifica il tesseract di quel tanto che basta a sfuggire al suo imprigionamento kafkiano (e non è il solo a fuggire, come ci rivela l'ultima pagina).

Il disegno di Annapaola Martello serve bene la narrazione, con un segno cupo, dal contorno piuttosto spesso, denso di neri e con un montaggio piuttosto americano della tavola, come non infrequente in Samuel Stern. Particolarmente efficaci le tavole con l'apparizione demoniaca, come in p.92, ma in generale le splash (vedi anche la bella e inquietante p. 69) e le quadruple, e le scene di azione, talvolta (42-43) anche con un montaggio "obliquo" non così frequente nel fumetto italiano.

Insomma una storia disturbante, non facile, piuttosto intricata alla lettura, con cui si coglie (nel curatore e co-creatore del personaggio, Filadoro) un aumento di complessità anche al primo livello di lettura dell'eroe, piuttosto coraggiosa e comunque necessaria al racconto, in questo caso, che porta a una notevole riuscita della storia.

Il filone più esoterico intrapreso è ovviamente di grande interesse, e speriamo di vederlo in futuro anche in altre declinazioni, magari nel tradizionale approccio avventuroso-orrorifico del personaggio.

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Per gli altri articoli su Samuel Stern, vedi qui:

http://barberist.blogspot.com/search?q=samuel+stern