Pornopoema / Un'analisi


Nel fumetto è giustamente celebre - e mai abbastanza - il "Poema a fumetti" (1969) di Dino Buzzati, una discesa agli inferi ispirata all'Orfeo non priva di spunti di erotismo.

Questo "Pornopoema" (2020) di Andrea Biscaro coi disegni di Sergal, per Eretica Edizioni, prende una direzione diversa, anche se anche qui troviamo a suo modo una discesa gli inferi, il terrore della perdita di una donna amata che si trasforma in tragedia. Ma forse solo perché, in fondo, ci troviamo di fronte a dei grandi archetipi letterari.

Il titolo del romanzo a fumetti evidenzia dunque soprattutto un riuscito ossimoro tra la Poesia, che associamo all'Alto, al letterario, e al Porno, che associamo al Basso - e spesso al fumetto, specie nelle generazioni preinternettiane.

La storia si apre con due tavole astratte in cui appare l'energia del segno di Sergal e della parola di Biscaro nella sua forma pura: didascalie nere con scritte bianco sullo sfondo di una pura astrazione di forme, dal segno gonfio, tondeggiante, materico che rimanda a certi esiti della Pop Art di Lichtenstein, quando provò a rielaborare le astrazioni coeve nel suo stile cartoonesco copiato - per critica - dai comics dell'epoca.




E proprio la tela di un pittore stiamo guardando, che subito dopo, con un nevrotico voice over che rimanda a quello degli psicotici razionalizzanti di Edgar Allan Poe, ci descrive il suo turbamento per l'oscura minaccia che percepisce sulla bellissima moglie.

Il segno di Sergal così ha modo di esplicarsi nella cura psicologica dello studio dei volti, sempre in questo segno dal contorno spesso ed esattissimo, con un vibrante contrasto di masse chiaroscurali bianche e nere mediate da algide retinature nei toni del grigio.

L'ingresso in scena del corpo della donna consente di esplicare l'erotismo che il titolo ci fa attendere, e che riesce a trasmettere tutto quanto di psichicamente malato si lascia intendere senza attenuarne la seducente bellezza.

L'irrompere del colore in una potente splash page ci coglie di sorpresa e rivela una notevole efficacia, un primo calcolato, impercettibile jumpscare (si conceda anche a noi di usare un ossimoro) tra i tanti di cui sarà costellata questa raffinata narrazione di thrilling psicologico.

L'antagonista di questo triangolo diabolico si palesa gradatamente. Fin da subito, come da lunga tradizione del racconto di orrore psicologico, è evidente la sua sospensione tra reale e irreale, in una ambiguità che fa parte dell'unheimlich e che non sarà mai svelata.

Scrittura e segno proseguono in una raffinata danse macabre nel farci sprofondare nel nero dell'incubo, mentre gli inserti a colore - che segnano, ad esempio, un nuovo scenario  - hanno il paradossale effetto di aumentare la tensione ed esaltare il monocromatico che guida la narrazione. 

Ad esempio, il dipinto del locus amoenus dove si rifugiano i protagonisti, dipinto con quella pittura ad olio che inizia a colare sulla tela, mostra come nell'effigiarlo il pittore voglia segnare una svolta positiva, ma il dripping involontario del colore manifesta il disfacimento di tale realtà - se pure è reale.



Il montaggio particolare della tavola contribuisce al senso di inquietudine: raramente abbiamo vignette ben riquadrate, mentre più spesso un'immagine si interseca nell'altra, sovrapponendosi e incrociandosi nel rendere quasi ogni tavola una sorta di incisione dal gusto surrealista. Il tutto senza intaccare comunque la leggibilità sequenziale, ma rendendola appunto disturbante, con un elegante gioco d'incastri grafico che tiene insieme le due esigenze, leggibilità e irrequietezza.

Notevole come, nel degenerare dell'ossessione, anche gli inserti pittorici - attribuibili al pittore protagonista nel suo decadere nella follia: ma la cosa, di nuovo, è lasciata abilmente sfumata - divengono sempre più ossessivi e quindi astratti, finché nel finale perdono anche il colore, divenendo un groviglio di linee in bianco e nero che si saldano in certo qual modo al disegno.

La chiusura è decisamente brillante nel rafforzare la carica di turbamento - erotico e psicologico - prodotto da questa ben cadenzata alternanza di bianco e nero espressionistico e splash page a colori. Una chiusura circolare, in qualche modo, che salda perfettamente le tensioni che attraversano l'albo riconducendoci a quella prima immagine a colori "a sorpresa", debitamente risignificata.

Insomma, una intrigante discesa agli inferi, un cupo romanzo ossessivo da assaporare più volte, con un brivido di indecifrabile tensione mentre naufraghiamo negli abissi della follia così ben trasposti dagli autori.