Samuel Stern 15 - Nel Profondo

 


Quindicesimo numero per Samuel Stern con "Nel profondo", opera che nel titolo ricorda il celebre "Dal profondo" di Dylan Dog, il numero 20 sceneggiato da Alfredo Castelli (con Sclavi). Naturalmente l'albo è però del tutto diverso.

Dopo la solita colta introduzione di Derryleng, che cita Orfeo, le Georgiche di Virgilio, Freud e l'Acheronte dantesco, la storia inizia in medias res con una festa bizzarra d'élite come quelle alla Eyes Wide Shut kubrickiano (non a caso, a p.33 scopriamo che il locale si chiama Fidelio), o anche gli equivalenti esistenti concretamente nel mondo reale (anche in provincia...).

Naturalmente le cose vanno subito storte, con possessioni accompagnate da esclamazioni in greco antico inneggianti a Satana. Pietro Vitrano, all'esordio sulla serie, ha subito il modo di presentarsi al lettore con una prova di bravura, una scena affollata e concitata che l'autore riesce a rendere con efficacia, sfruttando bene una quadrupla e una splash page di apertura.

La storia - sceneggiata da Francesco Vacca - prosegue poi sui binari consolidati, con l'indagine dell'affiatato duo esorcistico chiamato ad occuparsi della vittima specifica della possessione ellenizzante. Ovviamente, Samuel e padre Duncan intuiscono subito che c'è qualcosa di più malsano sotto che un semplice problema esorcistico tradizionale (secondo un meccanismo anche qui ormai consolidato nella serie, man mano che la continuity orizzontale, discreta ma solida, ha costruito un background dell'oltremondo non ancora del tutto disvelato, ma ormai ben evidente al lettore fedele).

Tra l'altro, quest'idea - che consente un allargamento tematico rispetto al puro caso esorcistico - ha un certo riscontro anche nella tradizione ecclesiastica, poiché di solito la possessione è un'acme che si manifesta dove c'è già di per sé un ambiente malsano, e non è quindi solo un problema della vittima ma di tutto il suo ambito famigliare.

Se però l'idea che il caso si complichi allargando lo scenario è qualcosa che ci possiamo attendere (come avvenuto già nello scorso numero), solitamente coinvolgendo una "scena esoterica" più ampia della comune vittima, in questo caso nel prosieguo dell'albo si giunge a un certo grado di perversione piuttosto radicale per un albo da edicola (non entro nei dettagli per evitare spoiler eccessivi).

Le pagine di questa terrena "discesa agli inferi" offrono il destro per tavole anch'esse giocate su un più cupo equilibrio chiaroscurale, ben riuscite sotto il profilo visivo. Siamo dalle parti del notevole "Secondo girone" (il brillante numero 8 della serie), apertamente citato, ma la componente dark dell'"Hell's Heel" (è una mia impressione, o dal disegno dell'insegna dovrebbe essere questo il calembour, e non il tautologico Hell's Hell qui riportato? Va beh, dettagli) è ancora più accentuato, anche grazie a numerosi simboli diabolici e sulfurei riportati.



Ad ogni modo, questa pagina 53, che segna grosso modo la metà d'albo, segna una accelerazione degli eventi verso il concitato rush finale (anche se già una potente splash come pagina 44 aveva segnato una svolta nella narrazione, anticipando di poco questo passaggio).

Lo sviluppo conclusivo è piuttosto interessante e anche, per certi aspetti, inatteso, con una conclusione che porta a una significativa evoluzione della continuity, aprendo ancor più a prossimi futuri scenari. A ogni nuovo numero, Samuel Stern appare consolidare e precisare meglio quel mix di caratteristiche che ne hanno favorito il successo: disegni dettagliati dal tratto nitido, pulito e preciso, storie in grado di scavare in parallelo la psicosi umana e la minaccia sovrannaturale come duplice fonte di inquietudine, una continuity orizzontale coerente che acquisisce di spessore a ogni nuovo tassello che viene rivelato, ricca di un sottile ma pervasivo refrain esoterico, orchestrato in particolare dai "padri fondatori" ma ben recepito, come qui, dai nuovi sceneggiatori che come Vacca hanno iniziato ad alternarsi sulla testata. 

Insomma, non ci resta che attendere con curiosità i prossimi sviluppi della storia, come ogni mese.