Le figlie di Ys



Con Le figlie di YS (titolo originale "The Daughters of YS", First Second Books) in tutte le librerie italiane da mercoledì 27 gennaio 2021, esordisce sul panorama italiano del fumetto una nuova casa editrice, Rebelle Edizioni.

L'opera è infatti una graphic novel ispirata a un omonimo young adult fantasy dell'americano Matthew T. Anderson; autore importante in tal ambito, i cui ultimi titoli sono stati pubblicati in Italia da Rizzoli: Feed, Paesaggio con mano invisibile, La storia stupefacente di Octavian Nothing, La guerra segreta tra Elfi e Goblin. La sua sceneggiatura riprende in questo caso una leggenda bretone realmente esistente sull'isola di Ys, e tutto il contesto in effetti riporta alla mente certe atmosfere arturiane. 

La traduzione è a cura di Tiffany Vecchietti (Miss Fiction), tra l'altro curatrice di un canale dedicato a temi letterari fantasy.

Le illustrazioni sono invece di Jo Rioux, qui al suo esordio nel fumetto, che proviene dal campo dell'illustrazione per l'infanzia e ha vinto con Cat's Cradle il premio Joe Shuster 2013, intitolato al creatore grafico di Superman.

La provenienza dall'illustrazione per l'infanzia è evidente nel segno, tondeggiante, tratteggiato in poche linee essenziali, che richiama un tipo di sintesi frequente nei volumi per i più piccoli degli ultimi decenni. Si nota altresì che, pur all'esordio appunto in ambito fumettistico, ci troviamo di fronte ad un'autrice di primo livello, in grado di padroneggiare non soltanto il "bel disegno" ma di adattarlo con maestria al linguaggio fumettistico, che risulta immediatamente fluido e convincente.

Seduce fin da subito il lettore la ricchezza incredibile della colorazione, una tecnica mista in grado di evocare con notevole dovizia di sfumature le atmosfere desiderate: prima quelle plumbee del mare in tempesta, poi - passando dai toni del blu a quelli dell'oro - la reggia incantata - e infine alla città fantastica sorta dall'amore dei genitori delle due protagoniste. 

Rioux sfrutta appieno il bagaglio professionale che le viene dall'illustrazione, costruendo tavole affascinanti, talvolta col ricorso ad ampie splash pages ma anche nelle tavole che adottano una griglia ordinaria e tutto sommato regolare, piuttosto ampia e molto variegata, con vignette sempre piuttosto ampie che lasciano spazio alla bellezza visiva delle immagini.

La cura generale della tavola è minuziosa: notare come anche i bordi smussati, il lettering in stampatello minuscolo, la forma sinuosa dei balloons si amalgamano in modo studiato al segno dell'autrice.

Fin dall'inizio, notiamo che la storia si muove come detto sui canoni del Young Adult, pur partendo da una leggenda anglosassone: vi è quindi un tono fiabesco, elementi fantasy e avventurosi, il focus su due giovani protagoniste dai caratteri complementari ben tratteggiati: ma non manca la violenza, fin da subito presente in un esordio di battaglia sanguinoso che - come si confà al sapore mitico del fantasy - è preludio di una oscura maledizione che sembra aleggiare sia sulle protagoniste, sia sulla città di cui sono principesse. Come le mura del Valhalla e quelle di Troia, nemmeno quelle di Ys sono erette senza che un tributo sia dovuto alle forze divine.

Si affrontano poi temi maturi senza troppi infingimenti: non soltanto la morte della madre in sé, che dà l'abbrivio alla narrazione, ma le conseguenze del medesimo dolore nel padre e nelle figlie, con pagine anche piuttosto forti e senza didascalismi. Il solco che si scava tra le due sorelle è molto ben reso, visivamente, da p. 38-45, in un procedere a vignette mute affiancate che mostrano l'approfondirsi della frattura con lo scorrere degli anni.





Il segno semplice ed essenziale (ma sicuramente tutt'altro che facile nel raggiungimento di tale sintesi) dell'autrice permette di trasporre con efficacia anche le espressioni e i moti psicologici dell'animo dei personaggi, segnatamente le due eroine, con una recitazione che non diviene mai enfatica o caricaturale ma sa dettagliare con grande delicatezza.

Giunti alla parte centrale dell'opera, al tema del dolore si sovrappone quello dei giochi di potere, con accenti che ricordano per certi versi Martin e il suo Games Of Thrones, naturalmente senza giungere alle situazioni compiaciutamente estreme (per quanto mai gratuite, ma sempre logiche nel contesto) della sua opera. Ma nemmeno distaccandosene troppo. Se vogliamo, con un parallelo in un altro media, non siamo lontani dall'operazione di Garrone sul Cunto de li cunti di Basile: una narrazione (filmica, in tal caso) moderna mette in evidenza paradossali anticipazioni del fiabesco, e in particolare la novella della pulce - la crudeltà di un padre sulla figlia, un mostruoso di stampo kafkiano, patti terribili da rispettare - ha più di un parallelo con questa vicenda.

Nonostante la struttura fino a questo punto ancora lineare del racconto, si intuisce anche una certa sapienza letteraria del suo autore: il banchetto regale ad esempio pare quasi fin ricalcato su certi passi della Cena di Trimalcione, rendendo bene la vuotezza corrotta della corte, sotto un padre ormai indifferente a tutto, cui una sorella si è ribellata, l'altra soggiace apparentemente aderendovi, ma con una sofferenza interna che viene adombrata con la finezza di racconto e di disegni di cui avevamo già detto.

L'evoluzione del racconto problematizza ulteriormente quello che nel fantasy classico è di solito una dicotomia più lineare bene / male.





L'incontro con l'eremita esprime come ci attendiamo un apologo rivelatore: ma è di non immediata, didascalica comprensione, e con un certo bizzarro elemento crudele. Ben più forte la sorpresa del parallelo convegno amoroso, che non colpisce in sé, nella maggiore libertà e maturità espressiva del Young Adult, ma certo impressiona per la crudezza della sua conclusione e getta una nuova - più cupa - luce su questo mondo incantato e sulla protagonista dell'episodio: con una discesa nella crudeltà che si fa ancor più radicale andando verso il finale. 

Ci troviamo tutta la spietatezza tipica delle fiabe non epurate delle loro asperità, come avviene invece in certe trascrizioni ottocentesche per bambini. Allo stesso tempo, la vicenda viene resa più cruda da un certo grado di verismo psicologico che il testo introduce, e anche dal segno soffuso e tenero che contrasta perfettamente con la perfidia di alcune scene rappresentate.

Tuttavia, la parabola del pesce dell'eremita rivela a questo punto la sua verità: in un mondo crudele, è più "pio" (nel senso, non a caso proprio dell'epos, di Enea) chi compie il suo dovere regale anche se questo implica una discesa nell'abisso, o colui che se ne chiama semplicemente fuori? Un paradosso che viene rafforzato dal finale "iniquo", che non scioglie un meccanismo consolatorio di premi e punizioni. 

La vicenda si conclude senza così dare una risposta consolatoria, mantenendo intatta la voluta ambiguità della leggenda originaria (il testo si conclude con un preciso elenco di fonti, a sottolineare come il lavoro di reinterpretazione è stato però condotto su basi filologiche).

Insomma, indubbiamente un'ouverture in grande stile per Rebelle Edizioni, con un'opera più complessa di quel che sembri, che non mancherà di affascinare i giovani lettori tra una narrazione intensa e sfidante, e una magnetica bellezza del segno.