Nessun perdono per i vivi -

 


Il 2021 di Green Moon Comics si apre all'insegna dell'hard boiled, con questo "Nessun perdono per i vivi", introdotto da una iconica copertina di un artista del calibro di Stefano Cardoselli, che cura anche i disegni e i colori dell'albo.

La sceneggiatura, come chiarisce la prestigiosa prefazione dei Manetti Bros (alle cui mani è affidato, con l'imminente "Diabolik" atteso nei cinema, il rilancio del cinecomic italiano, cui tutta la scena fumettistica guarda con interesse). 

Daniele Misischia e Cristiano Ciccotti (anch'egli nell'equipe di Diabolik) come spiega la prefazione, hanno iniziato ad operare professionalmente in ambito cinematografico con i Manetti Bros, su Rex e sull'iconico Ispettore Coliandro, probabilmente il miglior esempio di un possibile, credibile cinema / tv di genere italiano oggi. 

A margine, spero che l'invidia dei Manetti per il fumetto creato dal duo Misischia / Ciccotti non sia sol di maniera: sarebbe interessantissimo vederli confrontarsi col fumetto all'interno del media, e non solo in trasposizione (da Zora la Vampira in poi).

Ma veniamo al fumetto in questione: per gli appassionati di fumetto, Cardoselli è una garanzia nel segno di un noir tarantinato, dalle parti della Sin City di Frank Miller, quasi, ma con un segno e una interpretazione assolutamente personale.

E la storia parte subito soddisfacendo queste aspettative, rinforzate dal titolo: incipit in medias res, drammatico e violento, in un montaggio nervosissimo tra splash page, inset page (splash page, sostanzialmente, in cui vengono inseriti delle vignette come tasselli su uno sfondo più ampio) e vignette sghembe che tagliano il foglio come i frammenti di vetri e materia organica che di lì a poco inizieranno a schizzare per ogni dove.


Cardoselli è un maestro del bianco e nero: ha però spesso frequentato il colore e qui si presenta in questa veste. Il violento contrasto chiaroscurale dei bianchi e dei neri resta, come sfondo, ma ad esso si aggiungono le sfumature del rosso e del blu (con una preminenza spesso del primo, ovviamente) ad arricchire cromaticamente la tavola. Non manca qualche punteggiatura di giallo, ogni tanto, a completare la griglia dei primari, ma il colore resta sottotono rispetto a quello del sangue e della malinconia blues.

La storia prosegue incalzante, una partita a scacchi tra personaggi poco raccomandabili in truculenta competizione, dove i pezzi minori cadono con generosità. Il duo di sceneggiatori, all'esordio sul fumetto, mostra però tutta la sua consumata abilità nel gestire una storia di genere anche sul nuovo media. Un noir classicissimo, di quelli da "scuola dei duri", con un alto tasso di brutalità a tratti quasi splatteristica, che viene però trattata sempre con un pizzico di quell'ironia implicita del genere, che nel non prendersi troppo sul serio nella sua ultraviolenza ha in fondo un tratto distintivo. 

Lo sfondo di una "Roma a mano armata" che ricorda la gloriosa stagione del poliziottesco anni '70, che una sua influenza ha avuto sul movimento pulp tarantiniano, aggiunge un gustoso e sacrosanto recupero di una via italiana all'hard boiled che fa suonare il tutto più autentico. Notevole la scena con la Piramide Cestia, ma in generale sullo sfondo si coglie tutta una romanità più o meno nota, inserita con abilità e senza didascalismo.






In questo, come al solito, un ruolo centrale spetta al segno di Cardoselli, che riesce ad essere a un tempo drammatico e spettacolare, alternando momenti tragici a una certa caratterizzazione caricaturale (nei volti, nelle pose dei corpi, nell'azione) che richiama, per correlativo oggettivo, i climi da Pulp Fiction.

La cosa che appare notevole è l'ottimo grado di collaborazione che appare tra testi e disegni all'osservatore, probabilmente derivante dalla congenialità reciproca tra il duo della scrittura e l'autore dei disegni. 

Per gli appassionati del segno di Cardoselli, l'occasione è inoltre ghiotta, come detto, per apprezzare una sua prova sul colore: ma, al contempo, in quest'albo si può anche ammirare particolarmente, a mio avviso, il suo uso del bianco per mettere in risalto un momento o una scena eccezionalmente potente, mettendola al centro di una tavola per il resto "vuota" (succede anche nel corso della storia, ma è da notare come si accentui nel drammatico showdown finale).

Insomma, una storia classica con un taglio molto moderno, che integra bene e in modo personale - nel disegno e nella sceneggiatura - modi e tempi del miglior fumetto americano d'azione. Per ulteriori informazioni su questa e altre uscite rimandiamo alla pagina fb di Green Moon Comics:

https://www.facebook.com/GreenMoonComics

di cui approfitto per suggerire anche "Il sesto", di cui avevo parlato qui:

http://barberist.blogspot.com/2020/09/il-sesto-di-perrimezzi-follini-unanalisi.html


Di Misischia e Ciccotti suggerisco anche, su Netflix, il film "The End? L'inferno fuori", di cui magari (avendo tempo) potremmo tornare a parlare.



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Nessun perdono per i vivi

Storia di Daniele Misischia e Cristiano Ciccotti

Disegni di Stefano Cardoselli

Prefazione dei Manetti bros.

Editor: Fabio Punk Baldolini

Editore: Green Moon Comics

Collana: Tundra