"Io sono il male" - Andrea Cavaletto, Lisa Zanardo.


Il 4 Marzo 2021 è uscito "Io sono il male", edito da GM Libri, il primo romanzo di Andrea Cavaletto. Chi segue questo blog sa che ha un occhio di riguardo per il fumetto esoterico, in particolare per la scena italiana: e dunque Cavaletto vi ha un suo ruolo di primo piano, essendo l'autore che meglio ha saputo, negli ultimi anni, coniugare l'esoterismo con un tipo di horror estremo che gli è carissimo. Qui tutti i numerosi pezzi che parlano del suo vasto lavoro fumettistico.

Se da un lato Cavaletto sa declinare un horror esoterico estremo, come ha fatto in varie sfumature in Madre, in Bloody Park, in The Cannibal, nel suo magnus opus Paranoid Boyd, e nel recente, eccezionale Symposium, l'autore torinese sa anche trovare il modo di attenuare (senza davvero edulcorare) le sue tematiche, in modo da filtrarle nel grande fumetto popolare bonelliano, da lui coperto nelle principali declinazioni: la prestigiosa ammiraglia Tex, ma soprattutto la linea fantastica che unisce Zagor, Mystere, Dylan Dog e Dampyr, tutte testate per cui ha collaborato.

Recentemente Cavaletto - coerente con le sue liason col cinema di genere, in specie l'horror più forte, dove si è spesso impegnato come sceneggiatore - si sta confrontando con la pura parola scritta con la novelization di Doll Syndrome di Domiziano Cristopharo, seguendo in questo caso il suo penchant per un orrore molto visuale che egli riesce a trasporre sulla pagina scritta. Come ho detto nella recensione linkata, un romanzo estremo, non per tutti i palati, ma in cui emerge l'indubbia forza di narratore di Cavaletto, che sa far tesoro dell'asciuttezza fumettistica e della centralità della dimensione visiva, che egli riesce abilmente a evoca anche con le pure parole, senza la mediazione del disegno. 

Auspicavo nel pezzo su Doll Syndrome che, come nel fumetto, Cavaletto sperimentasse anche la via di asciugare in parte la propensione all'orrore estremo per farlo filtrare in modo più sottile in una narrazione più mainstream. Questo è quanto è avvenuto con il notevole esordio di questo "Io sono il male", dove Cavaletto (che realizza anche la efficacissima copertina, forte della sua abilità professionale di disegnatore che egli unisce a quella, più nota, di sceneggiatore) si affianca alla scrittrice Lisa Zanardo, che è già autrice di "Visioni d'amore color lilla" e di "Ogni giorno un nuovo inizio", manuale sulla sclerosi multipla che costituisce uno dei temi portanti di quest'opera.

Se Doll Syndrome aveva il suo punto di forza in una dimensione breve, che lo avvicinava però più a un racconto lungo ("lungo" più che altro per l'ampia dimensione narrativa interna al racconto), qui siamo nelle dimensioni classiche di un thriller, 328 pagine. Tecnicamente, il comunicato stampa parla di un genere preciso, l'"Home Thriller", che si concentra all'interno delle pareti domestiche. Un genere, pare, particolarmente apprezzato dal pubblico femminile (che è, comunque, una parte consistente del pubblico dell'horror: basti vedere, nel fumetto, il successo di Dylan Dog). Al di là dell'ambientazione domestica, questo tipo di thriller si concentra prevalentemente sulle dinamiche psicologiche e relazionali, e confesso di trovare questo aspetto, se ben sviluppato (come qui avviene) un elemento interessante nell'ambito orrorifico.



Andrea Cavaletto


La scrittura a quattro mani risulta perfettamente amalgamata, come constata anche Lisa Zanardo nella sua postfazione. Conoscendo abbastanza bene l'opera di Cavaletto, posso constatare come in quest'opera si trovino gli elementi tipici della sua produzione (dialoghi efficaci, il crescendo della tensione verso un finale eclatante, elementi - qui molto parchi, ma anche per questo molto efficaci - di orrore raccapricciante e inquietante) ma anche un tipo di scrittura sottilmente diversa, che deriva dal contributo della Zanardo. Anche se, al tempo stesso, la fusione non-a-freddo appare ben riuscita, e non è possibile quindi bipartire nettamente i singoli elementi di ciascun autore.

La storia scorre con la giusta gradualità e un certa signorile lentezza, descrivendo il graduale coinvolgimento della protagonista Stella in una situazione che inizialmente è solo bizzarra - l'eccessiva ospitalità della coppia in cui si imbatte per un incidente - e diviene progressivamente sempre più inquietante nel procedere della narrazione (come il genere e il titolo, che è meno univoco di quanto si possa pensare e di cui non dico nulla per non fare spoiler, fanno presumere).

L'incipit è icastico è efficace, e ci dà subito tutte le informazioni di partenza in poche righe:

«Mi chiamo Stella Miani, e sono morta. Prima di raccontare come, però, forse è meglio se dico qualcosa di me. Sì, okay, ma da dove comincio? Dai miei brutti ricordi di bambina, con i traumi causati da quegli psicopatici dei miei genitori? Oppure da qualche momento di gioia, come quello in cui ho pensato di aver conosciuto l’amore illusorio delle favole? No, ho deciso. Partiamo dal giorno in cui ho lasciato Marco e sono scappata a Portofino, nel regno in rovina della mia felicità infranta.»"

Come spiega poi il sito dell'editrice GM (mi baso su questo per non fornire spoiler al di là del "trailer" testuale del libro):

Stella sta fuggendo da una relazione sterile che non la porta a nulla; la riviera ligure le è sembrato il posto migliore dove andare a rintanarsi, ma sulla strada verso il mare l’attende un incidente d’auto, che la conduce all’incontro fatale con una donna elegante e indecifrabile, Irene, e con suo marito Milan, un medico geniale, avvolto da un alone di inquietante magnetismo. Comincia per la giovane donna una danza conturbante e pericolosa, tra memorie ed esistenze sfuggenti, accomunate da un unico, doloroso destino; sempre più a fondo, in un gorgo di illusioni e verità taciute, alla ricerca di se stessa, delle più inattese e inconfessabili rivelazioni circa la morte e la vita, il male e una messianica promessa di guarigione.





Lisa Zanardo


Un elemento interessante, legato all'autrice Lisa Zanardo, è un certo autobiografismo - riconosciuto anche dall'autrice in postfazione - nel personaggio di Stella, legato alla sclerosi multipla, che la protagonista condivide con la sua autrice. Un tema che da un lato risulta piuttosto innovativo nell'ambito orrorifico, e che contribuisce all'inquietudine specifica che percorre l'opera. Tuttavia, un tema molto delicato, che la conoscenza diretta del tema da parte dell'autrice permette di trattare nonostante la sua delicatezza.

Il tema della malattia, che anche Cavaletto rivendica come una delle sue paure (in questo, in una linea lunga che va da Buzzati a Sclavi e alla tradizione dylaniata che questi ha istituito) che già voleva trattare prima dell'incontro con la Zanardo, costituisce quindi il potente fil rouge della storia. 

L'elemento che appare immediatamente evidente è la natura - ancor più che fumettistico, come sarei stato portato ad attendermi - quasi naturalmente cinematografica di questo thriller. Oltretutto, la dimensione preminentemente domestica pare quasi un correlativo oggettivo di certo cinema italiano che ha spesso amato - sia nei casi più riusciti, sia in quelli che si sono rivelati col tempo ripetizione un po' manieristica e stantia - la dimensione della Casa (anche per l'ovvia ragione della maggiore facilità rappresentativa di questo spazio, sotto il profilo dei costi, per certi versi: ma non solo).

In "Io sono il Male" l'inferno sartriano degli Altri che si esplica nella chiusura in uno spazio (fisico e mentale) contenuto, anche se quello di una villa elegante come avviene nel romanzo, si scatena in un modo originale e innovativo, e sarebbe davvero interessante immaginare tale opera sullo schermo (anche, come ipotizza lo stesso Cavaletto in una video-intervista visibile sul sito facebook dell'editore, https://www.facebook.com/GMLibri/, una possibile serie tv).

Un'opera dunque interessante, che permette un ulteriore passo avanti a un autore poliedrico come Cavaletto in questa armoniosa collaborazione con la Zanardo. Un'opera che ha, quindi, tutte le carte in regola per conquistarsi un suo pubblico nell'ampia platea degli amanti del brivido, e che potrebbe preludere a future cooperazioni. Tuttavia, sarei anche curioso di vedere Cavaletto, in un successivo passo avanti, affrontare "a solo" un romanzo di vasto respiro e per un vasto pubblico, magari soffermandosi non solo sugli elementi thrilling, gore (qui contenutissimi) e psicologici che gli sono cari, ma anche inserendovi quella venatura esoterica che mi affascina profondamente: magari suggendo dalla Torino oscura che da sempre è una fonte di ispirazione per gli scrittori.