Dylan Dog, Il Mondo Capovolto

 


Non avevo ancora scritto di questa seconda storia dell'Old Boy n. 6, che ho molto apprezzato, e già incombe il notevole Dylan Dog di Uzzeo e Lauria sulla regolare, di cui volevo parimenti scrivere due appunti, innanzitutto per me stesso.

Della prima storia di Marzano avevo scritto qui, con considerazioni anche sulla cover. La storia di Giovanni Di Gregorio, con disegni di Nicola Mari, è parimenti interessante. Di nuovo, uno sceneggiatore tipico della "età di mezzo" di Gualdoni, Di Gregorio apparso sulla regolare al 255, Marzano al 257, affiancati a due maestri storici di Dylan Dog, particolarmente valorizzati negli ultimi tempi.

La storia di Di Gregorio è interessante in particolare per una sottile vena polemica che si può leggere in controluce, che rende lievemente più pepato il gioco dei rimandi alla serie regolare. Naturalmente potrebbe essere tutta una mia sovra-interpretazione, ma è comunque per me perlomeno divertente ricostruirla, quindi qui trovate questa linea di lettura.

Naturalmente, per tale ragione, di qui in poi spoiler alert. Prendete l'albo e poi tornate qui dopo averlo letto. Allo stesso modo, non spendo particolari parole ad esaltare l'eleganza del segno di Mari (metto alcune tavole sparse dell'albo a inframmezzare l'articolo), anche perché, sempre su alti livelli, è in linea con le recenti apparizioni nel ciclo 666 e non avrei molto da aggiungere a quanto ne ho già detto altrove. Diamola per esaminata e messa, per me, tra i punti di forza della storia.





Bello il titolo, dove la parola "Capovolto" appare, appunto, capovolta a specchio (101) nella pagina muta del titolo, in modo significativo per la trama. Dylan è quello che conosciamo all'apparenza, ma intuiamo che qualcosa non va, per via dei postumi di una sbornia (notare 102.iv, con la bottiglia vuota in evidenza) e con un insolito ordine in casa (103.v). I due loschi figuri dai modi impeccabili (104) mi ricordano due analoghi killer cerimoniosi di Frank Miller in Sin City, personaggi minori ricorrenti: ma qui sono persone inappuntabili (è, evidentemente, un mondo a rovescio). 

Il Dylan di questo mondo ha teorie ciniche ed erudite che contrastano con l'eroe che conosciamo (105) e Groucho non fa ridere (106), non conosce Woody Allen e paga perfino le bollette (109), con una scena di umorismo alla Groucho totalmente rovesciata (112-113).





Inoltre, Dylan è "il nostro", ma inizia a sentire l'effetto del mondo alternativo (passaggio 106-107). Interessante notare la citazione di Bo Derek, classe 1956, bellezza indiscutibile negli anni di inizio del personaggio, cosa che ci dà un indizio temporale importante per il finale collocandoci verso gli esordi, del 1986. Ovviamente il Dylan di questo mondo non ha fascino (115).

A p. 117 un nuovo indizio, che ci mostra come questo mondo è proprio "speculare" al nostro anche sull'asse destra/sinistra: la circolazione inglese è invertita.

Il Groucho serial killer (120-123) è altro effetto di rovesciamento, ma introduce anche il tema delle corrispondenze col Dylan ordinario, e in particolare col ciclo 666 che era giocato su questo identico tema (dopo che il lungo ciclo culminato con quello della meteora vedeva il tema, poi risolto diversamente, del "Groucho traditore").





Bloch appare qui ovviamente come un picchiatore, avvicinandosi ad alcuni albi più critici come quello sull'Agente 409, "La fiamma", ma anche al recentissimo Dylan Dog di Uzzeo e Lauria in edicola, che si apre con una scena analoga (secondo un costante gioco di corrispondenze tra i due universi narrativi), mentre Jenkins è intelligentissimo. Apparirà anche la Trelkowsky, anch'ella modificata coerentemente con l'albo.

Il barbone che viene malmenato da Bloch e dagli agenti ricorda un  po' fisicamente il "finto serial killer" dell'albo di Dylan 666 realizzato propri da Nicola Mari, il 403. La cosa potrebbe avere un senso: là è malvagio, qui è una vittima. Il suo aspetto, non so se casualmente, è simile anche a quello del giornalista che cerca di intervistare Dylan. Ma questa potrebbe essere una coincidenza.

Il gioco comunque continua su queste direttive, con tanti piccoli particolari azzeccati: Groucho amante del calcio, Dylan è carnivoro, teme i film horror, adorato dalla stampa ed esperto di esoterismo (di cui è notoriamente ignorante), in cui - in modo interessante - presenta i vampiri come alchimisti la cui magia sanguinis è simboleggiata dalla tramutazione del piombo in oro. Nonostante sia esperto, non disdegna di truffare i clienti a differenza del modus operandi classico (Dylan che all'inizio dubita e solitamente rifiuta per correttezza il caso).

Il Dylan protagonista comprende di essere imprigionato in una realtà alternativa, come reso evidente fin dall'inizio dal titolo, e cerca di uscirne.





La cosa più curiosa, e che dà al "Dylan rovesciato" un possibile, sottile addentellato polemico, è che a fianco di questo "Dylan esoterista" appare in tv (p.160), in registrazione, il Dylan cinico a fianco di Roberto Recchioni. La didascalia che li accompagna, recita "Quando hai la tv e i giornali dalla tua parte, la gente si beve qualsiasi baggianata" e può sembrare riecheggiare certe polemiche online. Sicuramente è un caso, però questo mondo con un Dylan cinico, truffaldino, esoterico, un Groucho killer - e, qui, altri personaggi storici: non c'è ad esempio Wells, che è stato similmente "rovesciato" nel ciclo 666 - gli amici che cospirano a fin di bene alle spalle dell'eroe (pur essendo malvagi, in questo caso) appare avere degli echi con gli interventi di Recchioni come curatore sul personaggio e sul ciclo 666 segnatamente. Ovviamente, là l'operazione era recuperare un "lato oscuro" dylaniato presente nei primi numeri o in numeri storici (il Dylan truffatore degli inizi, ad esempio, appare nel numero 200, ad opera della Barbato) ma che ovviamente costituisce - come sempre - una interpretazione autoriale.

Nel confronto finale, gli amici storici rivogliono il loro Dylan, "arrogante e un po' cialtrone" (190), mentre a lui è cresciuta la Beard of Sorrow che ha segnato tutto il ciclo 666. Il finale chiude la storia con un brillante twist narrativo che ha il sapore, di nuovo, di evocare un "ritorno alle origini", riandando a quello che è ritenuto concordemente "l'albo di svolta" che ha fatto percepire appieno le possibilità del personaggio.

Al di là di queste annotazioni, una storia godibile, con un buona sceneggiatura anche al "primo livello" della narrazione, a parte l'eventuale dimensione metanarrativa che qui abbiamo accennato. Un distico che rende questo OldBoy n.6 meritevole, a mio avviso, di attenzione.