Isotta Santinelli, Streghette - Slowcomix


Da ormai una decina d'anni Slowcomix è una realtà interessante del mondo del fumetto italiano, e da quasi altrettanti (2013) ha una sua interessante produzione editoriale. Di recente, Slowcomix ha visto una trasformazione della sua ragione sociale, connessa a una ripresa ancor maggiore della sua attività di pubblicazioni: ne riferisce bene "Lo Spazio Bianco", qui.

L'idea di fondo della nuova linea editoriale è, provocatoriamente, quella di un fumetto "graphic novel free", ovvero che vada a riscoprire la natura popolaresca dei comics, a partire, logicamente, dal fumetto comico, che anche etimologicamente è alle radici del medium.

Si comincia con questo "Streghette" di Isotta Santinelli, che nel titolo evoca quasi un filone da Shojo Manga, con legioni di giovani fanciulle benedette/maledette dai poteri magici (fino, nelle declinazioni italiane, al dualismo tra le Winx e le W.i.t.c.h. disneyane, di cui si è da poco celebrato il ventennale).

La realtà, però, non potrebbe essere più diversa.





Come spiega la prestigiosa prefazione del Dottor. Pira, pioniere del webcomix italiano, questo fumetto va a giocare sull'uso generoso di droghe ricreative da parte delle due protagoniste della strip dai nomi parlanti: la violetta Mescalina e la verdognola Tignosa. Due studentesse dall'aspetto elfico, mosse solo dalla loro brama di stupefacenti come i peggiori fuoricorso di un film alla Animal House, che si trovano invischiate in una lunga avventura mosse dalla stella polare dei loro illegali desideri.

Nonostante la storia si sviluppi in una sua continuity interna, la struttura è basata sulla classicissima strip a quattro vignette quadrate, anche se piuttosto libere nell'esigenza di autoconclusività in una battuta finale. Il disegno ha una sua sintesi efficace, rafforzato dalla colorazione lisergica che accompagna bene le psichedeliche (dis)avventure del duo.

Già di base il colore è in tinte pastello, fiabesche, che ben si sposano col mondo rappresentato e col tratto favolistico adottato. Il tutto contrasta però perfettamente col tema di umorismo garbato ma, dati i temi, piuttosto adulto, e prelude già all'ovattato clima di allucinazioni psicotrope cui spesso le due sciagurate protagoniste ci condurranno.




Quando dunque la storia vira sull'allucinazione anche il segno e il colore si adegueranno nel guidarci nel bad trip (o, se vogliamo, nelle bad s-trip) che paiono essere la costante della storia, anche grazie ai buoni auspici della erborista Ephedra che assume le due, condividendone in buona sostanza la delirante weltanschaaung. Consegnare loro le chiavi della sua farmacia è come dare quelle dell'ospedale al Drugstore Cowboy di Gus Van Sant: nemmeno Bourroughs la potrebbe ritenere una buona idea.

L'albo insomma è gradevole, e si fa leggere con piacere. Naturalmente è indicato per un pubblico "for mature readers", e non va bene se cercate un surrogato di "Magica Doremì" per pargoletti delle elementari (come ci insegnerebbero Tignosa e Mescalina, in questo campo è sempre bene fare attenzione ai surrogati pericolosi), ma nemmeno come regalo di compleanno per un cosplayer in real life di Ned Flanders o similari.

Per il resto, invece, a differenza dei prodotti amati dal dinamico duo, non ci sono controindicazioni, e anzi la benedizione spirituale di Gilbert Shelton su queste gustose Fabulous Furry Freak Sisters.