La mia postfazione per Hank Folder, tra dark humour e il noir

 



In questi giorni, è uscito "Hank Folder", un fumetto molto interessante degli argentini Rodrigo Canessa e Matias Chenzo, uscito in Italia per i tipi di Green Moon Comics, nuova casa editrice di fumetto che si è distinta per varie proposte interessanti, di cui ho parlato qua.

Di "Hank Folder" ho avuto l'onore di scrivere la postfazione, e la cosa mi ha fatto davvero piacere perché è un fumetto che mi ha davvero colpito per la sua originalità, tra un humour graffiante e una trama d'indagine hard boiled nerissima, a suo modo.

Così, col permesso dell'editore, ripubblico qui il testo della mia postfazione (che non dovrebbe contenere particolari spoiler) e alcune delle tavole già condivise sui social.




“Hank Folder” (2019), sceneggiato da Rodrigo Canessa per i disegni di Matias Chenzo, è un’opera decisamente singolare, in un panorama fumettistico ormai molto affollato di proposte. I due autori, entrambi argentini classe 1990, hanno esordito verso il 2016 inserendosi in una lunga tradizione fumettistica del loro paese natale che ha avuto grande influsso presso di noi. 

Una matrice che si vede dalla ripresa del genere noir - in modo però obliquo, ironico, sarcastico e paradossale - sotto il profilo della narrazione. Coerentemente, dal punto di vista del disegno, troviamo la scelta di un bianco e nero fortemente contrastato, nel caso di questo fumetto intercalato a eleganti acquerellature e ad un tratto caricaturale e umoristico, sebbene di un humour nerissimo come si confà a questa sulfurea narrazione, che ha tratti ha qualcosa di quasi lynchiano. 







Il collegamento con un certo hard boiled fumettistico argentino infatti viene qui declinato in un modo assolutamente originale.  La vicenda inizia subito in medias res, in una scena al contempo inquietante e grottesca. Si intersecano subito due classici tropi del genere noir: l’inizio a rebours, col protagonista sul punto di morire per mano di sicari, e al tempo stesso quello che vuole l’eroe catapultato, completamente ignaro, in una vicenda in cui non ricorda neppure la propria identità. 

Questo doppio presupposto narrativo, introdotto fin dalle primissime tavole, viene poi interrotto da un misterioso narratore palese dall’aria vagamente diabolica, che riannoda le fila della trama e ci riporta a quando tutto era iniziato.  Se fino a qui siamo in un campo classico, per quanto decisamente ben giocato, il prosieguo della storia ci conferma lo straniamento prodotto da un tratto cartoonesco, per quanto graffiante e niente affatto rassicurante. 







Infatti l’indagine avviata dal presunto Hank lo conduce a incontri surreali e a un vagabondare alienante su una pista che apre molti più dubbi di quelli che risolve (e non tutti saranno chiariti nel finale, lasciando materiale per ulteriori speculazioni). La traduzione di Fabio Punk Baldolini rende con efficacia l’asciuttezza da scuola dei duri dei dialoghi originari, interpretata con ironia spesso quasi macabra da Canessa.


Un ruolo fondamentale per evocare questa ambivalente sensazione sospesa tra grottesco e inquietante spetta però anche, ovviamente, ai disegni di Chenzo, grazie al segno nervoso e sottile, molto efficace a cogliere in pochi tratti l’essenza dei vari personaggi in gioco. Il montaggio delle tavole si basa su una griglia abbastanza tradizionale che però si apre facilmente a splash page e soluzioni più concitate nel rendere con efficacia le scene d’azione. Nel complesso, quindi, un fumetto decisamente singolare, in grado di offrire una declinazione originale del genere noir, facendoci pensare che il Folder di Hank sia ben lontano da essere stato chiuso dai suoi molteplici controllori occulti. 





Per ulteriori informazioni, vi rimando al sito dell'editore, qui:
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