Megarette - terza parte: requiem

 


In questo giugno 2021, a quattro mesi dal precedente capitolo, è uscito per Weird Book, nella collana Dark House, il terzo e ultimo capitolo di "Megarette", interessante fumetto italiano di fantascienza di cui avevamo parlato già in passato su questo blog. 

Qui sono disponibili le recensioni della prima e seconda parte:

Megarette - "Rinascita" (barberist.blogspot.com)

Megarette - seconda parte: guerra. (barberist.blogspot.com)

Mentre qui potete trovare la pagina FB ufficiale e il sito da cui ordinare l'opera:

Megarette | Facebook

http://www.weirdbook.it/prodotto/5411/

La saga ideata da Andrea Pirondini con Aldino Rossi, e disegnata da Fabio Govoni e Giacomo Pilato, giunge così a conclusione, come fa intendere del resto anche il titolo assegnato all'albo.

Fabio Govoni firma anche la bella copertina, mentre il frontespizio è di Giacomo Pilato (la grafica, invece, è dello sceneggiatore Pirondini). 

La storia è ovviamente in stretta continuity con i capitoli precedenti, formando un trittico unitario concepito in tal modo fin dall'inizio, come dimostra anche la circolarità della chiusura.





La sceneggiatura di Pirondini si conferma scorrevole ed efficace, e tornano i temi che hanno caratterizzato la storia fin dal suo inizio: lo scontro, nel "Savage New World" del sottotitolo, tra i Neanderthal e i Sapiens, da un lato, e la tecnologia mecha dall'altro. Se da un lato la storia si sviluppa in modo incalzante verso l'inesorabile scontro finale che ormai i lettori attendono, l'autore riesce a inserire diversi colpi di scena in grado di coinvolgere e problematizzare la narrazione, che ovviamente non sveleremo.





In qualche modo, ma senza particolari citazioni dirette, questo mash-up riprende un po' lo stilema di Arthur C. Clarke in "2001 Odissea nello Spazio", reso celebre dalla ripresa filmica di Stanley Kubrick: il contrasto tra uno scenario preistorico e dell'altissima tecnologia futuribile che interferisce in quest'era assolutamente primitiva.

In 2001 era l'astratta e simbolica tecnologia aliena del Monolite, a noi inaccessibile: qui è l'interfaccia uomo-macchina che rimanda a un certo immaginario dell'animazione nipponica di fantascienza, sviluppato in modo autonomo e resa efficace anche dall'intrigante mecha design realizzato da Pilato col supporto di Daniele Cattarin, che ci introduce macchine bizzarre, quasi mistico-esoteriche nel loro aspetto.






I disegni di Govoni confermano la loro efficacia nel drammatizzare la vicenda, con un segno leggibile e preciso, ma al contempo espressivo, con un tratto marcato che traccia in modo nitido le figure in scena, arricchito da frequenti ed espressive retinature. Buona la recitazione sia nei volti che ancor più nei corpi, sia nelle scene d'azione che in quelle di dialogo e riflessione.

Il segno - personale e riconoscibile - resta di stampo occidentale, con un certo influsso del fumetto americano (non tanto il supereroico più classico, ma un mix tra gli stilemi del fumetto fantastico e quello supereroico moderno meno spinto verso il sense of wonder e più legato alla dark age), anche se ovviamente il tema del mecha design - e un certo uso delle retinature - mostrano influssi nipponici, del resto ormai amalgamatisi da tempo con gli stili occidentali. 





Il montaggio della tavola resta anch'esso prevalentemente ortogonale, come nello stile del fumetto occidentale, anche se quando necessario (come nella scena drammatica dell'uccisione della donna) si utilizza con efficacia il montaggio "scaleno" tipico dei giapponesi.

Efficaci, in un combinato di scrittura e disegno, le numerose (più ancora che negli altri numeri, forse) inset page e splash page, anche doppie: come la singola che apre l'albo in modo cupamente evocativo, o la bella doppia dedicata ai graffiti rupestri che (proto-fumettisticamente!) ricostruiscono l'azione mitica di Megarette. In generale, c'è una scelta per tavole con immagini ampie, spesso con poche e iconiche vignette di impatto. Sul finale, invece, le tavole si affollano di tante piccole vignette piccole e concitate, per rendere con efficacia il tumulto della battaglia.





Interessante lo sviluppo del tema dello scontro tra patriarcato e matriarcato che si delinea nell'accettazione o meno di Anna da parte dei capi tribù preistorici (e si intreccia al tema ecologico e della violenza, sviluppato senza alcun didascalismo, ma ben presente sullo sfondo dell'intera trilogia). Pur in un ambito di fumetto completamente fantastico, si nota la cura del ricostruire l'ambito preistorico in modo per quanto possibile verosimile e interessante, anche grazie alle consulenze paleontologiche di Simone Maganuco e Andrea Cau e quelle di Leonardo Ambasciano per la psicologia cognitiva.





Chiudono l'albo alcuni materiali extra, come la Leggenda di Re Senzatesta scritta da Pirondini e illustrata da Pilato, i mecha design di Pilato e Cattarin e il character design di Marco Auditore - Fabio Manucci. Le Fan Art conclusive sono di Eduardo Mello (l'immagine qui sopra), Stefano Spaziani e Micol Ceoletta. Utile anche la size chart allegata, a colori, che consente di avere una più precisa mappatura delle numerose creature fantastiche introdotte.




Insomma, un progetto decisamente interessante, che si chiude mantenendosi all'altezza delle aspettative create dagli altri due albi. Confermo quindi quanto già detto in passato: un albo consigliato in particolare agli appassionati di questo segmento fantascientifico affine ai mecha, che si fa apprezzare per la cura del progetto, condotto con impegno, competenza e passione, e ci fa sperare di rivedere presto gli autori all'opera.


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BIOGRAFIE DEGLI AUTORI DELL'ALBO

Andrea Pirondini (soggetto e sceneggiatura)

Diplomato alla Scuola del Fumetto di Milano nel 1994, dopo varie esperienze come illustratore e vignettista per testate locali e settori industriali, mi formo come grafico in ambito editoriale (con Dynamic Italia), scientifico (mostre e musei) e industriale. Nel 2013 do inizio al progetto autoprodotto Megarette.

Fabio Govoni (disegni)

Vive e lavora a Modena, dove è nato nel 1974.Negli anni dell’adolescenza ho collaborato con la storica rivista di fumetto amatoriale Casablanca, da una “costola” della quale è nato il mensile Ironheart per il quale ho disegnato i numeri 2 e 3 nel lontano 1994. Dal 2007 si occupa di pittura; l'ultima mostra, BioPICS 3 - The End, si è tenuta a settembre 2019 presso Castel Dell’Ovo (NA).