Colin Wilson, "Religione e ribellione" (1957)


 


Il buon Cristiano Saccoccia mi segnala questo volume - che ha un suo blurb da Classicult.it in quarta di copertina (qui l'articolo completo). Si tratta di un classico del pensiero occidentale, oggi forse meno noto di altre opere coeve, ma all'epoca manifesto culturale di una generazione. Il volume è quindi meritoriamente pubblicato in Italia da Carbonio Editore al numero 9 della sua collana Zolle (vedi qui), nella scorrevole traduzione di Nicola Manuppelli.

Colin Wilson (1931-2013) è autore di incredibile prolificità, che acquisisce una notevole fama dopo la pubblicazione di "The Outsider" (1956), in cui analizza questo concetto degli "underdog" della cultura occidentale come i veri promotori e stimoli della stessa.

 Nelle centinaia di volumi da lui scritti in seguito l'autore spazia in tutti gli ambiti della cultura pop, con un particolare riguardo per il fantastico e la fantascienza che riconosce (quest'ultima, in particolare) come il fattore di svolta della sua formazione, con la mediazione delle idee della relatività einsteiniana. Importante anche la sua indagine nell'ambito dell'esoterico e dell'occulto, spesso con venature di psicologia - in un superamento della visione junghiana, che non lo convinceva - e rimandi all'archeologia. Eclettici come i suoi interessi i suoi estimatori, personalità spesso enormi di ambiti differenti, come Stephen King,  Groucho Marx, David Bowie.

Il volume si colloca in una generale ripresa di Wilson da parte di Carbonio, che nel ha pubblicato La gabbia di vetro, Un dubbio necessario e i primi due libri della trilogia di Gerard Sorme: Riti notturni e L’uomo senza ombra – Il diario sessuale di Gerard Sorme. 





Prima di approfondire sinteticamente il volume aggiungo una piccola nota personale. Il mio esordio online - nell'ormai lontano e pionieristico 1997 - era su un sito intitolato Avanguardia Outsiders (vedi qui), oggi scomparso, che si collega anche al - per ora unico - romanzo di cui sono un personaggio (vedi qui). Il confronto con questo secondo lavoro, che nel 1957 precisa e amplifica Outsiders, è stato quindi per me particolarmente illuminante e significativo, permettendomi di risistemare degli spunti culturali che mi erano giunti per vari "meccanismi della ricezione" in modo meno chiaro e sistematico, ma che derivavano almeno in parte dall'onda lunga di Wilson stesso.

Le teorie dell'Outsider sono raccolte nel primo capitolo, dove si sottolinea - mi si perdoni la sintesi feroce - come nello spirito inevitabilmente religioso della nostra società, anche nel suo laicizzarsi, il vero alfiere dello spirito del tempo non è l'ortodossia chiesastica, ma il Ribelle, con una continuità fondata sullo stesso Cristo, che prosegue nelle eresie antiche e medioevali (si cita apertamente Valdo di Lione e i suoi valdesi, verso il finale, con profonde radici dalle mie parti).

Il tutto all'interno della particolare declinazione dell'Esistenzialismo data dall'autore, che amplifica il concetto di Heidegger e Sartre fondandolo non tanto su Kierkeegard, come si usa di consueto, ma su Goethe e la sua idea di Bildung, la "formazione" della persona, che genera anche il Bildungsroman come romanzo di fondazione alla base del romanticismo e della civiltà letteraria contemporanea.



(La Scienza Nuova di Gian Battista Vico)


Il concetto di ribelle nella modernità si fonde con la figura dell'artista, e quindi Wilson analizza Rilke, Rimbaud e Fitzgerald, che con gradualità conducono tale figura verso il XX secolo.

Il tema viene poi collegato allo sfondo storico del declino della civiltà occidentale (mai così attuale come questi giorni), partendo dallo Spengler e dal Toynbee che ne hanno trattato nelle loro opere. Significativo, però, che il fondamento di questa visione della storia è posta nella prima ciclicità, quella di Vico (vedi p.129), dimostrando una buona conoscenza di un autore della filosofia italiana oggi quasi tralasciato anche qui da noi.





L'Outsider, il Ribelle, tenta di divenire un Insider, nelle età di crisi, tramite la soluzione religiosa in cui la sua eccezionalità viene accettata da una base più ampia sulla scorta della sua mistica trasmutativa. Wilson analizza una continuità che è quella inizialmente del pensiero rosacrociano-teosofico (in senso storico più che della società del colonnello Olcott), partendo da Bohme e Swedenborg e aggiungendoci quindi Pascal, fino a Kierkegaard, appunto, e Shaw, che viene inserito in questo filone di mistici per dimostrarne la forte continuità, non eccezionale come percepita. Lo spirito religioso, nell'apparente laicizzarsi artistico-letterario, resta vivo più che mai.

Nel finale, Wilson si riconnette a Wittgenstein e Whitehead, percepiti come antitesi da sintetizzare: il primo, outsider nella vita, crea le basi del pensiero moderno standard; il secondo - oggi molto meno noto - filosofo "insider", elabora invece un pensiero "marginale" che per Wilson è ancillare al suo Outsider (notiamo che tutti e tre gli autori hanno un cognome che inizia con "W": probabilmente una coincidenza, ma anche un curioso simbolismo).







Insomma, l'Outsider di Wilson è un rinnovato Oltreuomo nicciano, giustificando l'immagine di Edward Munch che occhieggia in copertina. Per citare Wilson stesso: «Nietzsche si chiede: “Che cos’è la felicità?”, e risponde: “La sensazione che la potenza stia crescendo; che la resistenza è vinta”. […] Questa visione rende gli uomini poeti e romantici; ma se è abbastanza forte, li spinge a essere metafisici e outsider, e da qui li conduce verso la dura strada della disciplina spirituale.»

Insomma, ci vuole il caos del ribelle dentro di noi per generare una stella danzante, e per citare la sapiente dedica di Cristiano, "le stelle sono anarchie del mistero". Sta a noi ritornare alla lezione di Wilson, e interpretarla nella nostra epoca.




Colin Wilson, Religione e Ribellione.

Collana Zolle

Carbonio Editore

Traduzione Nicola Manuppelli

Pagine 368

Prezzo 18,00 euro

Isbn 9788832278187

Uscita 27 maggio 2021