Samuel Stern 22 - Storia di un angelo

 


Samuel Stern n. 22, "Storia di un angelo", si apre con la bella e particolare copertina Valerio Piccioni, Maurizio Di Vincenzo, Emiliano Tanzillo che reinterpreta una vetrata medioevale di San Michele Arcangelo inserendovi il protagonista e una delle sue nemesi, la bella e letale Isobel.

Di nuovo una storia che porta avanti la continuity del personaggio, approfondendo soprattutto questa affascinante antagonista. 

Sceneggiato da Filadoro e Savegnano per i disegni di Stefano Manieri, l'albo si apre con la citazione di "Angel" di Jimi Hendrix, prima di molte citazioni musicali che punteggeranno la narrazione fornendo una sorta di colonna sonora implicita, sempre con un rimando ai momenti della trama stessa.



La narrazione si sviluppa lungo due piani temporali distinti: la narrazione dell'oggi, dove si sviluppa la lotta esoterica di Stern e di Isobel/Uriel, e il passato della ragazza, con attenzione al tema psicologico. In qualche modo, l'albo si pone così in equilibrio tra i due temi che mi pare si possa dire abbiano fatto la fortuna di Stern: un horror sovrannaturale marcatamente esoterico e l'attenzione all'approfondimento psicologico tramite il tema della possessione, che in questo universo narrativo si sviluppa a partire da una psicosi irrisolta.




Questo contrappunto tra ieri e oggi viene ben rimarcato dal segno pulito, accurato e nitido di Stefano Manieri, che si declina coerentemente in due modi contrapposti: un cupo contrasto chiaroscurale di bianchi e neri nel presente, e un uso insistito dei mezzi toni di grigio nel passato. 




La sequenza del passato, che indaga le vicende di Isobel prima dell'avvento della sua dimensione angelica legata ad Uriel, ci presenta la storia (prevedibile, dato che il lettore ne conosce già il presente) del declino della sua relazione d'amore, e del conseguente infrangersi di tutti i suoi sogni che sfociano nella sua scelta finale (il concetto di "scelta", nella sua "maledizione angelica", è un tema importante in opposizione all'assenza di libertà nella possessione demoniaca).

Manieri si dimostra qui particolarmente bravo nello studio d'espressione dei personaggi, tramite la recitazione dei corpi e dei volti, con cui accompagna bene il piano inclinato di una relazione malata nel suo degenerarsi.




Nella parte di storia legata al presente, invece, il segno di Manieri si declina in un netto contrasto chiaroscurale di bianchi e neri, che non esclude l'utilizzo dello sfumato ma lo subordina al prevalere di un contrappunto netto di masse contrapposte. 



 
Lo stile è congeniale alla rappresentazione di scene drammatiche, con un'enfasi particolarmente riuscita su paesaggi sottilmente inquietanti anche quando, come in quello sopra, si limitano teoricamente a cogliere la quotidianità di una città assolata.

Il segno preciso di Manieri è anche azzeccato nel rendere con cura i particolari esoterici, qui non particolarmente insistiti ma comunque presenti. In alcuni casi, specie nelle splash pages paesaggistiche, l'autore ottiene risultati notevoli.





Ben riuscita, per sceneggiatura e disegno, anche la sequenza finale, dove entra maggiormente in scena l'azione sovrannaturale, con qualche elemento più splatteristico e orrorifico, e una imponente splash page demoniaca che qui non riproduciamo.






La composizione di tavola è come al solito efficace, e orientata a un tipo di fumetto, come abbiamo detto altre volte, vicino a un certo tipo di comics sovrannaturale americano (più che al supereroico stretto), pur utilizzando come base la griglia all'italiana, come portato dal formato. Specie nelle scene d'azione (vedi sotto) la composizione della griglia diviene libera, con l'uso delle tassellature della inset page e delle linee cinetiche, che Manieri padroneggia con abilità. 





Insomma, Samuel Stern conferma in quest'albo la buona qualità
delle precedenti puntate (molte delle quali abbiamo analizzato: vedi qui), in attesa di ulteriori discese nell'abisso demoniaco caro agli autori.