Claudio Sottocornola, un filosofo del pop (music)




Claudio Sottocornola è uno studioso del pop di cui mi è capitato recentemente di fare la conoscenza nei meandri del web, dove entrambi condividiamo una parte dei nostri interessi per la cultura pop. In particolare, occasione dell’incontro virtuale è stata l’avvio della collaborazione di Sottocornola, negli ultimi anni, con la rivista culturale “Margutte”, nata a Mondovì nel 2013 che ho contribuito a fondare con un gruppo di amici, collaborandovi per diversi anni. Sottocornola è giunto alla rivista in un periodo successivo, e qui si possono vedere i suoi interventi in questa sede. Qui, invece, la pagina dell'autore, dove è possibile avere una prima idea e un primo approccio ai suoi molteplici interventi online e dal vivo in ambito di cultura pop.

Il merito di Sottocornola è quello di avvicinarsi alla cultura pop da una prospettiva interessante e originale, da “filosofo del pop” secondo una definizione che l’intellettuale lombardo ha fatto sua, portando i suoi interessi di docente di filosofia in una vasta e rilevante attività giornalistica e saggistica in questo ambito.

Laureato in Storia della Teologia alla Cattolica di Milano, ha insegnato filosofia e storia a Bergamo, e realizzato una attività che si percepisce subito come vastissima e positivamente eclettica a un primo confronto con i numerosi e corposi volumi da lui realizzati per raccoglierla. 

L’ambito di interesse principale appare focalizzato sulla musica, ma a partire da questo Sottocornola è in grado di fornire un punto di vista originale a tutto campo sul concetto del pop, con una particolare attenzione al tema dell’interpretazione, che è in fondo uno dei grandi temi del postmoderno in cui siamo immersi.

Un’indagine sulla canzone italiana (focus da cui, poi, Sottocornola come detto spazia a 360 gradi) che si è incarnata nella sua docenza di Storia della Canzone e dello Spettacolo alla Terza Università di Bergamo e in affollate lezioni-concerto da narratore, performer e interprete, realizzate in molteplici contesti. E che passa anche in diversi volumi che hanno raccolto tali interventi giornalistici e dal vivo, permettendo di accedervi a chi fosse interessato ad avvicinarsi al corpus di riflessioni dell'autore.




Varietà (2016)


In “Varietà” (Marna, 2016) l’autore ha raccolto una serie di puntuali interviste a numerosi big della cultura e dello spettacolo, figure di primo piano che l’autore ha intervistato tra anni ’80 e ’90, ma anche altre brevi giornalistiche, recensioni, articoli. Specialmente sulla musica pop questo volume mi pare un prontuario prezioso da cui ricavare all’occorrenza citazioni e riferimenti.

Mia Martini, Beppe Grillo, Nino Manfredi, Gianni Morandi, Rita Pavone, Donovan, Enzo Jannacci, Vittorio Sgarbi, Angelo Branduardi, Raimondo Vianello, le gemelle Kessler, Red Ronnie, Alberto Lattuada e così via: un  “Taccuino giornalistico” con interviste, ritratti, recensioni, approfondimenti, ricerche su costume, società e spettacolo realizzati tra 1989 e 1994 (su Il Giornale di Bergamo Oggi, L’Arena, Il Gazzettino, Il Quotidiano, L’Eco di Bergamo, Libertà, La Prealpina…), per un centinaio di testi complessivi.

Una indagine sulle icone pop della cultura musicale e televisiva che lascia trasparire in più punti un tentativo di affresco più generale sulle evoluzioni del sistema divistico-mediatico, dall’era della televisione a quella attuale di internet (nelle loro varie evoluzioni).

Non mancano incursioni anche nel campo che ho scelto come mio più proprio, quello del fumetto: ad esempio, Sottocornola recensisce “Le carte rosa”, una storia del fotoromanzo del 1991 (p.298), ma anche la mostra romana per i 42 anni di Schultz (“Snoopy siamo noi”, p. 388). Tangenti al mito fumettistico anche gli interventi su Peynet, su Warhol, su Cristina D’Avena (la più nota voce italiana delle sigle di cartoni animati), sulla Disney…





Saggi Pop (Marna 2018)


A due anni dal precedente lavoro, escono invece queste “Indagini sull’effimero essenziale alla vita e non solo”, sempre per Marna. L’opera conferma l’eclettismo pop dell’autore, che spazia tra alto e basso, highbrow e lowbrow, sacro e profano della cultura di massa indagando la dialettica tra high-cult e low-cult (senza cadere nelle paludi del mid-cult), per usare le note categorie echiane in Apocalittici e Integrati.

Il sottotitolo, con questo rimando all’Effimero Essenziale, coglie il punto di vista dell’autore sulla cultura pop: una leggerezza calviniana che ci è però indispensabile. Un’altra prospettiva centrale che emerge dalla ricche messe di Saggi Pop (e sul Pop) è il tema del divismo, specialmente al femminile, colto nelle sue molteplici declinazioni, “da Wanda Osiris alle veline”.  

Si tratta forse delle riflessioni più sistematiche dell'autore, in un discorso in cui, tuttavia, come al solito i vari interventi si intersecano.





Occhio di Bue (Marna, 2021)


Dopo Varietà e Saggi Pop, “Occhio di bue” presenta infine numerose presentazioni realizzate in tempi più recenti, dal 2016 in poi: di nuovo, un poderoso volume di oltre seicento fitte pagine che testimonia di un attivismo culturale a tutto campo. Vi è anche un DVD-ROM allegato con oltre quattrocento tracce MP3 delle sue varie lezioni-concerto. I codici QRcode in quarta di copertina consentono altresì di accedere all’archivio online delle presentazioni. L’occhio di bue del titolo è, ovviamente, la lampada di scena che illumina il performer, sottolineandone la centralità. Nella cultura di massa postcontemporanea diviene il correlativo oggettivo del successo, della celebrità, quella di cui, stando ad Andy Warhol, avremmo tutti diritto per quindici minuti.

E la riflessione di Sottocornola in questo volume è appunto incentrata sul concetto di fama, tramite una serie di interventi pubblici tenuti in varie sedi negli ultimi anni e qui raccolte: si ragiona di “Gloria e divismo”, vedendo l’evoluzione di tale concetto dall’età antica a quella contemporanea; si indaga il “mito del pop”, le maschere del divismo, in una ricognizione quasi pirandelliana, tra archetipi e superficie. Ritorna spesso la dicotomia essere / apparire, persona / personaggio, popular / spectaculum, sacro / profano, nichilismo / rivelazione.

Insomma, una indagine a tutto campo sulla cultura pop. Tra i moltissimi spunti che si possono rinvenire in queste migliaia di pagine, un filone mi pare particolarmente significativo e attuale: le evoluzioni multiformi del divismo, una tipologia di approccio alla figura dell'artista che, da sempre in varie misure e sfumature tipica del performer, che compie in prima persona la sua arte su un palco, di fronte a un pubblico, è ormai sempre più universalizzata alle altre forme del pop, con autori-personaggi, autori-popstar anche in ambito letterario, cinematografico, fumettistico e così via.

Una dinamica accentuata dal web e dalle sue molteplici e mutanti incarnazioni, soprattutto dall'età dei social in poi (a partire dall'innovativo Youtube nel 2005, passando per facebook, instagram e twitter, e culminando per ora nel cinese TikTok), in cui i confini tra la star e il pubblico da un lato permangono e anzi si accentuano e radicalizzano, dall'altro (illusoriamente?) la figura del prosumer può porsi come un utente che fruisce e produce contenuti al tempo stesso.

Una dinamica in continua trasmutazione, su cui gli studi di Sottocornola possono dare varie interessanti indicazioni, soprattutto sul lungo percorso di tramutazione della gloria e della fama nel tempo.