Cavaletto, Giani, "Kurt Cobain"

 



Come ho spesso detto, su questo blog fumettistico seguo con particolare interesse il lavoro di Andrea Cavaletto, sceneggiatore torinese (e anche disegnatore, in alcuni casi, sebbene prevalga l'elemento di scrittura nella sua produzione) che a mio avviso ha particolarmente innovato il genere horror italiano negli ultimi anni. Qui tutti gli articoli che ho dedicato all'autore, che coprono credo tutte o quasi le sue opere.

In questo caso non ci troviamo di fronte a un horror in senso proprio, anzi: si tratta della biografia di Kurt Cobain, icona di una generazione, la nostra (io e l'autore siamo entrambi della metà degli anni '70) che è però segnata indubbiamente dalla tragica morte, che è il fulcro dell'opera, come dichiara lo stesso Cavaletto su Sky 24 (vedi qui).



Quindi non un horror, è vero, ma comunque, più che una docufiction fumettistica su una biografia già ampiamente analizzata (anche a fumetti, da un mostro sacro come il compianto Tuono Pettinato), una ennesima, anche se diversa, riflessione sulla morte, e specialmente la morte violenta, che è il fulcro della letteratura horror e, direi, in modo particolare nell'opera cavalettiana.

La collana di Ed. Ink in cui appare l'opera è del resto CLUB 27, di cui questo Cobain è il secondo volume: dedicata, quindi, a quel "club" di artisti che sono scomparsi precocemente a 27 anni (vedi qui). La grafica dell'opera è di Mauro Mura, e i disegni di Francesco Giani.




Il segno di Giani si adatta molto bene a questa narrazione, a questa indagine su cosa sta dietro a una morte sorprendente, con un segno iperrealistico personalissimo, nervoso, inquieto.

Al di là della pura bellezza del disegno di Giani, si tratta di un fumetto dove il montaggio delle tavole acquista un particolare rilievo nella narrazione, inscindibile ovviamente dalla resa magistrale del disegnatore.

Si alternano infatti, sapientemente mescolate, splash page e inset page dai toni spesso onirici, di un onirismo da incubo, angoscioso, e tavole a nove vignette "alla Watchmen", tutte identiche che portano avanti i dialoghi, i racconti dei testimoni. Un caso intermedio è formato da tavole di quattro vignette, usualmente, che portano avanti la narrazione legate a scene in cui vi è comunque azione.




La scrittura di Cavaletto è asciutta, spietata come suo solito, in una narrazione incalzante che sfrutta il dialogo ma ancor più il voice over in didascalia. I testi essenziali danno grande spazio alle immagini di Giani, che come si può vedere dai pochi esempi che abbiamo qui fornito, tratti dalle immagini distribuite in comunicato stampa, sono di enorme potenza visiva.

L'immagine dello sparo, in particolare, il drammatico punto di arrivo che il lettore attende (a meno che non giunga totalmente digiuno dell'idea di Cobain che è ormai una icona della cultura di massa...) riesce a essere di incredibile impatto tramite un potente taglio diagonale della tavola.

Del fumetto, oltre che la versione regolare con la copertina posta all'inizio di questo post, c'è anche una variant di 50 copie, con la cover seguente:






Nel complesso, dunque, un fumetto riuscito, che non si limita alla mera biografia di artista ma adotta un suo taglio personale, sempre all'interno di temi congeniali agli autori e con un buon incontro, ancora una volta, di disegni e testi (un punto di forza, mi pare, delle produzioni Ed Ink).