"Within" di Cavaletto-Chiappini, incorniciare l'orrore

 



Ultimamente ho meno tempo a scrivere di fumetto, ma come sanno i lettori di questo blog, seguo sempre con grande interesse Andrea Cavaletto, tra i migliori interpreti dell'horror fumettistico italiano (qui quanto ho scritto sulla sua ampia produzione), tra Dylan Dog, Dampyr (dove è in arrivo con una storia, a settembre) e le sue produzioni autoriali.







Anche in questo "Within" Cavaletto non delude e realizza un horror interessante, in perfetta sinergia con l'iperrealismo dei disegni di Elena Chiappini, affascinanti e inquietanti (Cavaletto, non a torto, la paragona alla potentissima illustratrice spagnola Victoria Frances), al suo esordio presso le Edizioni Inkiostro. Chiappini ha anche ideato la trama dell'opera, che è stata poi dialogata da Cavaletto, in una sinergia dunque particolarmente interconnessa tra testi e disegni.

"Within" significa "All'interno", e come fa capire già la elegante cover dell'autrice, questo horror di Ed Ink sarà giocato principalmente sul concetto di cornice. Non spoilero in che modo questo entrerà in scena, anche se l'uso dell'oggetto orrorifico è, in sé, classico: Cavaletto non gioca qui, tanto, sull'effetto sorpresa (almeno per un lettore smaliziato sui tropi orrorifici) ma sulla magistrale conduzione della storia, come detto in ottima sinergia con Chiappini.

Il segno iperrealistico, dettagliato e sensuale nel morbido sfumato, che è proprio dell'autrice, si sposa particolarmente bene al tema artistico della storia: i quadri della protagonista (che, anche qui, vediamo in cover) che scarnificano la figura umana in uno studio inquietante agli occhi degli altri (ma non dei suoi: per lei, è uno scavo puramente artistico).









In qualche modo vengono in mente opere come quelle del Dottor Morte, Gunther von Hagens, ma nei dipinti non vi sono ovviamente reali cadaveri, e Cavaletto idea un approccio artistico originale per la sua eroina. 

Si capisce però appunto come un segno quasi morbosamente preciso e scultoreo nel suo sfumato, quale quello di Chiappini, sia perfetto per rendere i corpi effigiati dalla artista protagonista della storia, e anche gli altri corpi "reali" (all'interno del mondo della storia) che con i quadri "dialogano" nel corso della narrazione.







Il duo realizza così una storia classica, un horror implacabile, pulito e preciso, con momenti di paura autentica ma, almeno rispetto agli standard di Edizione Inkiostro (e del Cavaletto "autoriale"), non particolarmente scabroso (pur essendovi alcune scene anche splatter ben calibrate). 

Appare quindi una storia pienamente godibile, che a suo modo (anche se l'autore giustamente non insiste esplicitamente su questo aspetto) gioca su un piano metanarrativo: l'horror fumettistico è infatti un orrore di inquadratura, sono le cornici della vignetta che guidano il nostro sguardo, svelando e celando, mostrando o tagliando fuori scena l'orrore. Un gioco di inquadrature che i due autori usano ovviamente con abilità anche in questa storia.

Di Cavaletto parlerò di nuovo a breve con quest'altro suo graphic novel dedicato a Kurt Cobain, sempre per Ed Ink, di cui vi segnalo per intanto la magnifica cover.