Kalya - Il frammento del caduto / Bugs Comics

 


Ho avuto modo di leggere "Kalya", il nuovo fumetto da edicola di Bugs Comics, che si aggiunge al loro Samuel Stern. Siamo nuovamente in ambito bonellide, albo di 96 pagine in formato quaderno.

Soggetto e sceneggiatura sono di Luca Lamberti e Leonardo Cantone, per i disegni, in questo numero, di Luca Lamberti.

Se in Stern si andava a indagare l'incubo, qui ci muoviamo dalle parti del fantasy, il genere che la Bonelli ha iniziato a esplorare solo dal rinnovamento del 2013 con Dragonero.

Naturalmente, il progetto ha caratteristiche differenti, pur presentandosi come un fantasy molto classico, che rimescola i grandi topoi del genere, come si può vedere fin dalla sintetica trama del primo numero:

Kalya, giovane avventuriera che vive alla giornata con il suo amico Tagh, un curioso goblin, viene avvicinata da un misterioso gjaldest: Dakan, che ha per la giovane un compito: recuperare un antico manufatto che sembra essere legato ad una delle ancestrali divinità precipitate dal cielo all'alba dei tempi.




Sicuramente un elemento di originalità è costituito dall'adozione di una eroina al femminile, non così consueta nel fumetto bonellide. Certo ora vi è Julia (in ambito giallistico, però), isolata eroina bonelliana, e vi sono state Legs Weaver, spin off neveriano, e Gea e Lilith "autoriali" di Luca Enoch (tra gli ideatori di Dragonero, tra l'altro).

E anche, nel modernariato bonelliano, Bella di Bella e Bronco, nel 1984, prima eroina con testata sua (in ambito western) in Bonelli, pur non da sola appunto ma come contitolare.

Nemmeno nei bonellidi, un tempo numerosi, spopolavano le eroine: l'unico caso celebre che viene in mente è Desdemona Metus, "L'Insonne", di Di Bernardo.

In questo modo, il fantasy italiano a fumetti in edicola è ora bilanciato, con un eroe maschile (Dragonero) e un'eroina (Kalya).




Anche la presenza di una copertinista donna è forse un elemento di una certa novità (in Bonelli, mi pare, c'era stata Teresa Marzia su "Jonathan Steele" sceneggiato da Memola, di cui l'autrice era creatrice grafica).

Notevole, ovviamente, anche la cover realizzata come variant da Carmine Di Giandomenico, tra i migliori autori, a mio avviso, del fumetto italiano.




Il primo numero denota fin da subito un'ottima fattura nel disegno di Lamberti, con una accuratezza del dettaglio che si addice alla minuziosità del genere fantasy, qui rispettata in un mondo immaginario costruito coerentemente nei suoi vari aspetti (online sono anche circolati esempi della "bibbia" della serie, con ad esempio le varie etnie fantastiche del mondo di ambientazione).

Lamberti l'avevo già apprezzato su Samuel Stern (ne scrissi qui) ma questa prova, su un testo suo (sia pur a quattro mani) è davvero notevole per accuratezza.

L'esordio è, appunto, nei perfetti canoni del genere: la cartina, un po' di storia immaginaria, il cast dei personaggi, il punto sulla storia (che si aggiornerà nei numeri successivi, supponiamo), quindi le prime cinque tavole che ci illustrano il mito fondativo di questo mondo, a cui come detto si intersecheranno le vicende dell'eroina.



L'impostazione di tavola è dinamica, moderna, con un occhio soprattutto al fumetto americano, e in parallelo a una storia che, dopo una lunga cornice introduttiva (che serve a dare il senso dell'epos del fantasy) entra nel vivo con scene d'azione grandiose, di cui diamo qui di seguito alcuni esempi tratti dalle tavole diffuse per la promozione dell'albo.




Colpisce la ricchezza visiva, permessa, oltre che dall'accuratezza del tratto, di cui abbiamo detto, dall'uso intenso delle retinature. Elementi che, associati (il fantasy, il segno precisissimo, l'uso del retino qui ancor piu' intenso) fanno pensare a Luca Enoch e al suo fantasy pur piu' eterodosso e mescolato di elementi fantascientifici, come appunto le già citate Gea e Lilith.



Ovviamente, ribadisco, la struttura di Kalya è del tutto autonoma, e debitrice al limite delle convenzioni di genere a cui aderisce pienamente. Altra fonte visiva che viene in mente è certo fumetto nipponico, che usa similmente scenari iperrealistici, mostri credibili e inquietanti, spesso colossali, retini fittissimi. Il segno però qui è chiaramente di stampo occidentale.

Sulla trama, pur godibile all'interno dei consueti stilemi fantasy, mi sembra inutile aggiungere troppo, sia per evitare spoiler, sia perché è già chiarita a sufficienza dalla presentazione ufficiale riportata qui sopra, sia perché non vi sono elementi particolari da annotare, a mio avviso, rispetto ai classici del genere. 



Vedremo se più avanti emergeranno variazioni significative, ma su Samuel Stern la Bugs ha scelto un approccio volutamente molto classico (in logica simmetria con la curatela bonelliana di Dylan Dog di Recchioni, che era invece volutamente sperimentale e metanarrativa). Da un lato, appare plausibile che Kalya continui su questo solco; dall'altro, Dragonero di Bonelli si pone già come un fantasy superclassico, cedendo in teoria meno spazio in questo senso.




Per intanto, va annotato un nuovo tentativo molto coraggioso della Bugs, come già era apparso Samuel Stern; in una fase in cui tra l'altro la preminenza del manga (già presente) sembra consolidarsi sempre più. Staremo a vedere i successivi sviluppi di questa nuova serie italiana, cui facciamo i nostri più sentiti in bocca al lupo. O al drago, trattandosi di fantasy.