Roots - Radici di Bruna Martini




Bruna Martini è un'autrice che ha esordito in ambito fumettistico  con "Patria", fumetto che si pone nell'ambito del graphic memoir, di cui avevo avuto modo di parlare qui:

“Patria” di Bruna Martini: l’importanza del graphic memoir – Come un romanzo (lospaziobianco.it)




Ci muoviamo nell'ambito del graphic novel, termine spesso dibattuto che indica l’avvento di un nuovo approccio al “romanzo a fumetti”, che si è imposto a partire da “A Contract with God” (1978) di Will Eisner, che con la sua apparizione - e la sua raffinatissima riflessione sulla condizione ebraica - suscitò anche l'avvio del lavoro enorme di Art Spiegelman su "Maus", che avrebbe poi vinto, primo fumetto, il Pulitzer, aprendo appunto al tema del "graphic memoir" ante litteram, una lunga e dolorosa intervista col padre - prigioniero dei lager nazisti - che costituisce un modello dichiarato anche per la Martini.
In Italia l’avvio del fenomeno del graphic novel, con la ripresa dell'anglismo, è verso i primi anni 2000, su impulso di Igort. Naturalmente la questione è più complessa, come indagato fra gli altri da Andrea Tosti: qui si è voluto sintetizzare, ovviamente, quanto serve a mio avviso per collocare al meglio il lavoro della Martini.







Il boom del "romanzo a fumetti" aveva quindi nel tempo germinato anche nuovi generi più specifici: uno è il “graphic journalism”, sul modello di quanto fatto da Joe Sacco con “Palestina” (1991); un altro genere è appunto il “graphic memoir”, in cui viene appunto realizzata una raccolta di memorie, solitamente testimonianza di un importante passaggio storico, a fumetti. "Patria" nasceva appunto in questo senso, in un'operazione affine per certi versi al celebre "Heimat" (2018) di Nora Krug ("casa", "terra", "patria", in tedesco). "Patria" della Martini ha ottenuto in generale un alto apprezzamento, ed è stata in seguito anche premiata con un encomio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per il suo contenuto antifascista.




Questo nuovo "Roots - Radici", sempre per Becco Giallo editore, esplora un altro versante delle radici famigliari dell'autrice, andando a esplorare, come si coglie già dalla bella e iconica copertina, il tema delle emigrazioni italiane tra '800 e primo '900. In particolare Bruna Martini va a indagare l'epopea famigliare dei Rondalli e dei Martini, emigrati dall'Italia all'Argentina, "terra promessa" per molti nostri concittadini di più di un secolo fa.

Da notare anche, nella cover, l'eleganza grafica di come "roots", il termine americano, si fonda con "radici" tramite la T che si tramuta nell'I, elemento sottolineato dall'elemento grafico di una radice che si avvinghia sul simbolo alfabetico.

L'autrice adotta nuovamente lo stile scelto nel primo albo, con una mescolanza di fotografia e disegno, unificate dall'intervento grafico dell'autrice stessa. Si tratta del punto di forza e di quello caratterizzante del lavoro di Bruna Martini: la ricchezza e precisione dei documenti che, però, vengono amalgamati nel testo divenendo anche elemento grafico, mantenendo l'opera su un piano di narrazione disegnata, senza divenire mera esposizione saggistica. L'equilibrio era già pregevole in "Patria", a mio avviso, ma qui mi pare aver raggiunto - su questo aspetto, come su tutti gli altri, come diremo - una ulteriore maturazione stilistica.






Permangono infatti anche qui altre scelte caratterizzanti dello stile dell'autrice: ad esempio, l'assenza di vignettatura di contorno, con l'adozione frequente di splash page oppure di singole immagini non riquadrate quando la tavola ha una struttura più tradizionale.

La colorazione adotta inoltre di nuovo tinte acquerellate, con scelte cromatiche variegate ma che, nel complesso, ben si amalgamano col tema trattato, profondendo su tutto un senso di vaga nostalgia, in colori che richiamano antiche cartoline e illustrazioni, pur in un tratto invece sintetico e moderno. 

Si denota anche, in generale, una maturazione del segno, che appare qui "più fumettistico", a conferma di una maggiore confidenza col nuovo medium (l'autrice ha comunque alle sue spalle un lavoro decennale nell'illustrazione e nell'animazione).






Resta - è evidente, come dicevamo, fin dalla cover - l'attenzione e la cura al lettering, che adotta soluzioni variate per esprimere al meglio i vari testi scritti intersecati alle immagini nel testo fumettistico: tuttavia, rispetto a "Patria", si notano scelte più sobrie, che sfruttano meno le variazioni in questo campo per guidare il lettore, preferendo soluzioni maggiormente continue.

Un corsivo "scritto a mano" per le riflessioni intime della protagonista, un carattere in stile "macchina da scrivere", simile al Courier New, per i dialoghi, con l'uso di occasionali testi in stampatello maiuscolo per qualche affermazione e parola chiave da sottolineare con più forza. E, naturalmente, soluzioni molteplici di lettering appaiono all'interno del testo, sia scritti dall'autrice, sia come elementi di documenti testuali che vengono incorporati nell'immagine. Il tutto dà l'idea, anche qui, di una scelta ben ponderata e di una crescente padronanza del medium, nella declinazione personale scelta dall'autrice.






Un altro elemento che possiamo notare è come siamo qui più vicini al graphic journalism e al graphic memoir in senso proprio: l'autrice è infatti più presente rispetto a "Patria", intersecando le sue personali vicende con quelle famigliari che è venuta a indagare. Come naturale, in questo caso si evidenzia bene il parallelismo tra le vicende della "Bruna Martini personaggio" e quelle dei suoi avi: emigrata anche lei in Inghilterra, a Londra, per svolgere il suo lavoro, la ricerca delle radici nei suoi antenati emigranti porta a un confronto con la sua esperienza di expat, simile e differente a un tempo stesso (e, di nuovo, non solo vicenda personale, ma in qualche modo momento archetipo, almeno in parte, delle generazioni italiane odierne).

Per certi versi, e con una totale autonomia di punti di partenza ed esiti, la ricerca di Bruna Martini mi pare avvicinabile a quella, di grande successo, operata da Michele Rech / Zerocalcare nelle sue opere di Graphic Journalism, "Kobane Calling" e "No Sleep 'til Shengai". Abbiamo infatti un protagonista alter ego dell'autore che avvia una ricerca mettendosi in gioco personalmente e compiendo un viaggio simbolico ma anche reale. Certo, nel caso di Zerocalcare non vi è un viaggio nella storia famigliare, che è però, curiosamente, esplorata in uno dei suoi migliori fumetti, "Dimentica il mio nome", dove è però indagata in chiave puramente narrativa e romanzata.






Come detto, la suggestione di un parallelo incontra anche molteplici differenze nella ricerca del segno (anche nelle opere più documentaristiche, Calcare non inserisce documenti, fotografie o altri inserti), e al contempo il protagonista Calcare è molto più presente nella storia, anche quando essa è graphic journalism (e non solo nei due romanzi a fumetti, ma anche nei numerosi interventi sulla cronaca italiana, sul tema del degrado, delle periferie, delle carceri, ad esempio) mentre la figura di Bruna personaggio, pur senza ridursi affatto a una mera icona (è ricca anzi l'analisi del suo lato introspettivo), è più funzionale alla narrazione della storia di migrazioni.

Venendo al tema didattico che mi è caro, l'autrice mi pare aver nuovamente realizzato un volume che è particolarmente congeniale per la ripresa scolastica, quando ad esempio in storia si affronti il tema delle migrazioni. Tema che si può utilmente svolgere, ovviamente, nel momento del percorso scolastico in cui è situato cronologicamente, nel complesso passaggio tra '800 e '900 (in terza media o in quinta superiore), ma anche come parallelo col tema delle migrazioni in altri momenti del percorso scolastico, dato che tale tema è presente trasversalmente in tutti i momenti della storia, in pratica, dall'antichità a oggi.


In questo secondo caso, in particolare, il testo potrebbe essere oggetto di un lavoro per l'educazione civica, che chiede spesso di "attualizzare" le tematiche storiche che siamo andati a indagare (come del resto, senza forzature, sarebbe spesso utile fare per stimolare una maggiore riflessione). Ecco quindi che il volume potrebbe essere il punto di partenza per un valido approfondimento individuale dell'allievo, per l'accessibilità del testo (che mi pare adatto a medie e superiori) e la ricchezza di documentazione.
La scorrevolezza narrativa e la bellezza visuale dell'opera, del resto, rende il testo valido anche per una lettura di piacere personale.






Insomma, in conclusione, mi pare che Bruna Martini abbia realizzato nuovamente un lavoro valido, nella linea di ricerca che le interessa. In base a quanto accennavo prima, nel mio parallelo con Zerocalcare, sarebbe interessante forse, in opere future, vedere anche uno sviluppo maggiore del personaggio autobiografico, che qui appare e si impone sulla scena rispetto a "Patria", magari sempre in connessione all'esplorazione di quei temi sociali e femministi che sono cari all'autrice.

Lorenzo Barberis

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PS.: segnalo qui un interessante scritto dell'autrice, che compie una riflessione sul suo lavoro artistico che merita assolutamente leggere:

Brainbud: tutti i ricordi del mondo. di Bruna Martini. - roots§routes (roots-routes.org)



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