Ilenia Trano - La sala d'attesa - Green Moon Comics



Ho scritto spesso, su questo Fumettismi, il mio blog personale, di Green Moon Comics, casa editrice fumettistica che si è distinta negli ultimi anni per alcune proposte a mio avviso piuttosto brillanti. 

In particolare, come si può vedere dal dossier delle recensioni, Green Moon ha un certo penchant per l'horror nelle sue varie declinazioni, accogliendo al suo interno alcuni dei nomi migliori dell'inquietante italiano e internazionale. Tutte le recensioni del blog dedicate a loro le trovate qui:






Ma veniamo a questo "La sala d'attesa", di Ilenia Trano, autrice completa. Anche in questo caso ci troviamo in una storia giocata su un registro sottilmente inquietante, in una dimensione fantastica-onirica che non sfocia mai nell'horror tradizionale ma risulta estremamente efficace nell'evocare, comunque, un'atmosfera disturbante.

Sul sito Green Moon possiamo trovare questo graphic novel - in distribuzione dal 9 marzo - qui:

https://www.greenmooncomics.com/prodotto/la-sala-dattesa/





La presentazione del sito e della quarta di copertina accennano al tema dell'opera con le parole della stessa protagonista, che anche nel fumetto commenta le sue vicende con un cupo voice over: "In una città come Buiopesto, la sola cosa che puoi fare è alzarti la mattina, bere caffè, accendere la radio, infilare le cuffie e andare a lavoro. Quindi, l’unica cosa che puoi realmente fare è meditare di scappare via. Questa è la storia di come sono finita a bussare alle porte di una stazione morta a notte fonda. Questa è una storia che non ha nessun lieto fine. Non smettere mai di correre, gazzella."

La "Sala d'attesa" del titolo sarà quindi all'apparenza la reale sala d'attesa di una stazione chiusa al pubblico, che diviene però un luogo metafisico, una sorta di soglia prima di un viaggio verso l'Oltre che si preannuncia inquietante. Una soglia, però, che qui diviene un modo di sfuggire a una vita quotidiana sfibrante, ripetitiva, annichilente, specie per chi come la protagonista non riesce a incasellarsi nel sistema ordinato ma senza speranza della Città - il nome è significativo, e spiega anche le scelte di una colorazione, come si può vedere, che dà preminenza ai toni scuri.

Nei termini dello spiritismo siamo dalle parti della Camera di Swedenborg, prima di andare verso la Luce (che qui, però, è nuovamente il buio di un tunnel ferroviario). Ma la declinazione è autonoma, e volutamente l'autrice non scioglie del tutto la metafora, lasciando il luogo più indefinito e quindi inquietante.


La scrittura e il disegno - strettamente intrecciati - hanno una loro completa autonomia, ma si legge in controluce qualcosa del Dylan Dog dell'età dell'oro (e del suo vasto influsso sul fumetto italiano degli anni '90 e successivi), dove l'elemento del fantastico orrorifico diveniva una cartina al tornasole per mettere in evidenza gli orrori del quotidiano. Ovviamente, più che il detective seriale,  la protagonista potrebbe ricordare una delle coprotagoniste femminili di Dylan, clienti trascinate nell'orrore che stimolano nell'indagatore dell'incubo la spinta ad aiutarle più per gotico romanticismo che per le cinquanta sterline al giorno più le spese.

Ma qui, ovviamente, non c'è un investigatore-deus ex machina che giunga a salvare la protagonista e i suoi sodali, intrappolati nel loro limbo personale, e questo rende la trama più aperta nelle sue possibilità di sviluppo, che naturalmente non sveleremo.

Se vogliamo, anche il tema ferroviario come analogia sul valico di una soglia sovrannaturale è un tema tipico di Dylan Dog, centrale nello speciale "Il treno dei dannati" che sviluppa questa metafora in modo integrale; ma spesso comunque nelle storie il viaggio in treno diviene il valicamento di una soglia tra reale e sovrannaturale.

Si tratta del resto di un tema diffuso, non solo nel cinema e nel fumetto horror e fantastico (lo sfrutta, in modo totalmente diverso, il buon Harry Potter col suo binario 9 e 3/4), ma anche nei grandi classici dall'800 in poi (necessariamente). Carducci fa del treno il carro di Satana, in un ambigua esaltazione del progresso, e in "Alla stazione" ne esalta la natura cupa e misteriosa, volta a rapire per sempre al suo sguardo la donna amata con toni "gotici".

Ma ci torna su anche Giorgio Caproni con la sua poesia "Il congedo del viaggiatore cerimonioso", e Dino Buzzati, con "Qualcosa era successo". In queste opere, tuttavia, è sempre il viaggio in treno verso l'ignoto a rappresentare metaforicamente l'altro mondo. 

Nell'opera di Trano, invece, ci si concentra sulla stazione come luogo di attesa dal sapore metafisico: viene quindi piuttosto in mente Giorgio De Chirico, definito da Picasso come "pittore di stazioni", con le sue Piazze d'Italia surreali che, appunto, spesso raffigurano una stazione ferroviaria come luogo di transizione che rimanda a un passaggio trascendente nell'atmosfera sospesa della pittura surreale. Ma si tratta appunto di suggestioni, dato che lo sviluppo dell'autrice è comunque autonomo, senza particolari debiti con questi riferimenti.


Tra i punti di forza di questo fumetto ci pare quindi essere - come ovviamente capita con un autore completo - la sinergia di testi e disegni nel condurre il lettore in un percorso angosciante ma a suo modo, proprio per questo, affascinante. I colori come detto sono prevalentemente cupi, ma - anche quando più vivaci - sempre acidi e corrisivi. Il tratto è energico, squadrato, ma con una pulita eleganza che intaglia in particolare i volti dei protagonisti in maschere espressive, con una recitazione dei corpi piuttosto teatrale, che accompagna bene una vicenda dai toni estremi e una valenza fortemente simbolico-allegorica. Il montaggio della tavola, come si può vedere, è molto variato, cosa che contribuisce a rendere movimentata la narrazione.


Se vogliamo, un rimando possibile per questo luogo di transizione pare essere, come per molta supernatural fiction, la Divina Commedia di Dante Alighieri, con particolare riferimento all'Inferno, chiaramente. Del resto, questa è anche la fonte dello spiritismo di Swedenborg, che per i meccanismi della ricezione diviene la "teoria base" di tutta la moderna fiction fantastica sull'oltretomba, con ovvie singole variazioni. Già Dante del resto - che in alcuni punti, come qui sopra, è apertamente citato - dà un grande spazio ai "luoghi di transizione" prima di giungere all'inferno vero e proprio come tormento eterno: la Selva, l'Acheronte, il Limbo, il Castello degli Spiriti Magni, il giudizio di Minosse...

Particolarmente inquietanti sono gli "addetti alle pulizie", i misteriosi veri gestori di questo non-luogo (come tutte le stazioni) che nel mantenerlo lindo nella sua apparente efficienza da utopia/distopia perfetta esercitano un controllo profondo, mai pienamente chiarito (ed è giusto così, per lasciare più denso un certo alone di mistero).

Chiudiamo citando le parole con cui l'autrice Ilenia Trano ha presentato l'opera, che costituiscono la sintesi migliore:

 "La notte, i binari, i treni che non hanno destinazione, i fiori che muoiono e la musica, non come colonna sonora, ma come protagonista, come una strada da percorrere per arrivare nel luogo in cui non dovresti mai essere. 

La Sala d’Attesa è finalmente qui, accanto a me, su carta stampata, con tutti i suoi colori.  

Non è questa la piattaforma che uso più spesso, ma sono sempre qui per le cose importanti. Vorrei solo dire che questa è la storia che volevo raccontare da tanto e che è rimasta con me a lungo in mille forme differenti prima di trovare casa. Pensavo di averne il controllo, ma la verità è che, appena ho iniziato a scriverla, è andata dove voleva andare lei, senza regole, senza pretese e senza nessuna mappa."


Abbiamo parlato di:

La sala d’attesa

di Ilenia Trano

GENERE

Onirico / Fantasy / Azione

STORIA e DISEGNI

Ilenia Trano

FORMATO

17x24cm – Brossurato

pp. 88 Colori

ISBN 9788894973235