"Alexander Von Humboldt - un mistero alla luce del giorno" (Hoppipolla)





Questo volume a fumetti di Hoppipolla dedicato alla figura di Alexander Von Humboldt è un volume particolarmente interessante, perché mostra una direzione piuttosto originale e, direi finora poco esplorata nell’ambito del fumetto didattico che, come è noto, è un mio particolare interesse come docente (con particolare riferimento alla letteratura e alla storia - che insegno - ma non solo). 

Sul sito dell'editore l'opera è presentata qua (e da questo link ovviamente si può anche acquistare).











Non so se gli autori e l'editore considerinoquesto “Humboldt” un fumetto didattico, e sicuramente tale definizione non va vista in forma riduttiva. Tuttavia, sicuramente ne ha dei tratti: l’opera infatti presenta una figura, quella di Alexander Von Humboldt, oggi poco nota ma in realtà importantissima alla sua epoca (ridimensionato per un certo antigermanismo), tanto da contendersi la fama con Napoleone, suo contemporaneo, e oggi sicuramente da riscoprire dato che lo “scienziato” (ante-litteram: il termine non era ancora in voga) è l’ideatore del concetto di “ecosistema”.











Sulla Treccani (vedi qui) è possibile rinvenire una sua sintetica biografia che chiarisce tale sua grande importanza storica, non solo di storia della scienza, anche se oggi appunto un po' appannata.

La rilevanza "didattica" quindi della figura di Humboldt è perfetta: una figura per molti aspetti centrale, ma ora poco noto e quindi utile da divulgare al lettore. Le informazioni sul suo conto che il fumetto fornisce in chiave narrativa sono inoltre corrette, anzi sotto un certo punto di vista poco romanzate, e le variazioni (l’incontro con Napoleone, ad esempio, che è immaginario nei modi in cui si svolge) sono segnalate alla fine da una nota degli autori che aiuta a distinguere gli elementi di fiction da quelli reali.

Al tempo stesso, il fumetto va in una direzione intenzionalmente antitetica al didascalismo deteriore che si associa talvolta al fumetto "didattico", nel filone inaugurato dai "Classics Illustrated" anni '40, che lo psicologo Frederic Wertham, l'arcinemico del fumetto, stigmatizzava.

A partire dai suoi due creatori, che sono nomi rilevanti del fumetto autoriale.





Lo sceneggiatore Marco Taddei è noto per lavori come “Anubi” e “Malloy”: se il primo usa la divinità egizia come una maschera contemporanea per un fumetto di vita quotidiana, il secondo ha effettuato una scorribanda affascinante nelle meraviglie del possibile più ardito della fantascienza. È soprattutto qualcosa dello spirito di questo secondo volume che torna in quest’opera, come vedremo, ma vincolandosi in modo rigoroso agli interstizi possibili nella vita dell’autore.





La disegnatrice Eleonora Antonioni è una interprete visiva parimenti capace di una invenzione immaginosa sorprendente e fantastica, comprovata da lavori raffinati come la sua biografia di Lee Miller, e che qui si può vedere fin dalla spettacolare copertina, un tripudio di art decò che presenta fin da subito l’eroe reale e le quattro figure fantastiche che gli ruotano intorno, i cui ritratti saranno amplificati, estesi anche agli altri comprimari, nella seconda di copertina.


Fin dalle prime tavole appare questa volontà di colpire il lettore, usando soluzioni che colpiscano la sua attenzione, come le quattro pagine iniziali dove le vignette divengono quadri circondati da una cornice (del resto, “vignetta” nasce come termine liberty in cui si evidenzia l’uso, già ottocentesco se non precedente, di riquadrare con viti e pampini più o meno stilizzati – una piccola vigna – l’immagine in questione, riproducendo appunto lo stilema di una cornice “ricca” come quelle barocche).











Ma – mentre entrano in scena i due primi personaggi fantastici – a tavola 10 il piccolo Alex cade “nella tana del bianconiglio” e inizia un suo percorso allucinatorio. Anche le sagome delle vignette prima si liquefanno, poi – nel regno insettifero della Stirpe – si ricodificano in linee rigide, squadrate, scalene che ci portano in un regno di alchimia oscura, segnato dal “solve et coagula” e del “vitriol”.


Appare così quale sarà l'espediente con cui gli autori riusciranno a introdurre un elemento fantastico che riesce a movimentare la biografia disegnata senza tuttavia farle perdere il rigore di narrazione piuttosto oggettiva del dato storico: lo spazio dell’onirico e dell’immaginario, di forze che agiscono nella mente di Humboldt anche solo a livello simbolico, non per forza espressione di reali “incubi storici” da lui vissuti.


Le sedute spiritiche cui lo scienziato partecipa (p. 22 e seguenti) potrebbero sembrarci licenza poetica in questa direzione, e sono invece vere, in un’epoca in cui a esse veniva dato un credito anche da autori insospettabili (non solo Poe ma Manzoni, ad esempio: e non a caso i due massimi romanzi italiani del ‘900, il Fu Mattia Pascal di Pirandello e la Coscienza di Zeno di Svevo, hanno al loro interno una seduta spiritica). Ancora una volta, la variazione della struttura della tavola è guidata da una nuova forma introdotta, quella della massa fluttuante dell’ectoplasma che si riverbera anche sui balloon di dialogo dall’oltretomba.







Ovviamente, l’efficacia di tali soluzioni non sta “in sé”, nella loro mera adozione, ma nel modo con cui, nelle mani della Antonioni, diventano un elemento in grado di generare tavole di incredibile bellezza visiva, nell’asettico ma elegantissimo gioco di contrasti cromatici nel bicolorismo dei verdi e dei rosa che caratterizza già la copertina. 

Questo bicromatismo introduce una luce molto fredda, esatta, nelle scene ben riquadrate da un segno di contorno preciso, nitido, uniforme, intagliando con raffinatezza figure, ambienti, oggetti presentati. Il tutto trasmette un senso di signorile, algido distacco anche in scene d'azione spesso concitata che si alternano a momenti più quieti.

Per certi versi, il segno della Antonioni, con questa sua vibrante propensione verso un certo non-naturalistico (anche in storie più integralmente "storiche", come quella di Lee Miller che citavo prima) consente di mantenere costante questa tensione verso il surreale anche nelle tavole "della realtà" in cui invece l'aderenza al dato storico è rigorosa.


L’incontro con Bonpland è paradigmatico in tal senso. L'autrice mostra con le sinestesie della tavola la fusione di amorosi sensi che si sviluppa tra i due: un’intesa platonica che, nei modi con cui viene rappresentata, fa sospettare al lettore sufficientemente adulto di un qualcosa di più. Humboldt del resto non si sposò mai e su questo aspetto della sua biografia non ci sono certezze, quindi gli autori si tengono, in questo caso, in un encomiabile equilibrio di non affermare e non escludere, a differenza di quanto spesso avviene in opere più romanzate. Avviene, insomma, quanto avviene “nello spazio bianco” del fumetto, come si suol dire.







Il viaggio dei due amici e cultori della natura sull’Orinoco viene segnato dall’elemento arboreo che separa le vignette nelle prime due tavole: in seguito, i rami spariscono, perché si entra nel momento onirico, che è segnato dall’assenza di spazi bianchi con vignette che si saldano l’una alle altre con una semplice riga di separazione, obliqua, non ortogonale. Avviene qui il secondo incontro onirico, con il polo positivo delle forze naturali, rappresentate dal gatto e dal coccodrillo, quasi divinità egizie, Bastet e Sobek, anche se qui hanno nome di Montefur e Mr. Croc (ovviamente, rispettivamente gatto e coccodrillo).


La loro rivelazione prepara la doppia splash page in cui si manifesta la forza della natura, che è sorprendente per la sua grande bellezza, ma anche per l’abile preparazione del momento “panico”. 








L’opera continua poi così su questi toni, alternando momenti biografici reali, ricostruiti con precisione, e momenti onirici, che non si limitano a spezzare il dato didattico con un momento immaginifico e fantastico, ma divengono la prefigurazione di quello scontro ecologico che oggi è ben visibile tra “alchimisti oscuri” e difesa della natura, che è ciò che rende importante il recupero culturale di Humboldt.


Insomma, come detto, l'opera - al di là dell'alta qualità della fattura - presenta un approccio particolare al "fumetto didattico": non è esattamente riconducibile a questo ambito, e può essere letta con profitto da un lettore più strettamente "fumettistico" che voglia apprezzare semplicemente la bellezza della narrazione disegnata dei due autori.

Tuttavia l’opera, confinando l'elaborazione fantastica nel solo onirismo (dove può anche essere, come è qui, radicale ed estrema), non solo non toglie una certa esattezza divulgativa alla parte storica, ambientata nel mondo reale, ma anzi la espone con linearità e chiarezza. Sotto questo profilo, l'opera mi pare indicata per una scuola superiore, dove maggiormente potrà essere apprezzata la qualità estetica del lavoro. 








Il fatto, poi, di affrontare una figura scientifica nel suo contesto storico rende spendibile l’opera sia per l’ambito storico, sia per l’ambito delle scienze, anzi suggerisce dei percorsi di raccordo. L’età napoleonica si svolge usualmente in quarta; la connessione con scienze dipende invece dai programmi dei singoli istituti, ed è più variabile. 

Se vogliamo, anche su questo è un’opera piuttosto aggiornata, in quanto uno dei temi nel dibattito scolastico odierno è la costruzione di ponti tra sapere scientifico e sapere umanistico, che passa nella modalità più semplice per la biografia di figure di scienza collocate nel loro contesto storico.

Si aggiunge quindi chiaramente alle opere che consiglio per una biblioteca scolastica: ma, al contempo, è a mio avviso opera da studiarsi bene da parte di quegli autori che vogliano cimentarsi in futuro con opere in senso lato didattiche per l'efficace e originale approccio che introduce.