Hester, Huddelston - "The Coffin" (Argo Libri)





The Coffin (letteralmente “la bara”, lasciato inalterato nel titolo) di Phil Hester e Mike Huddleston è un interessante fumetto edito in Italia da Argolibri. Il volume è di particolare rilievo, in quanto è stato opzionato da Guillermo Del Toro e James Cameron per farne un film.





 Anche per tale ragioni, a vent’anni dall’uscita originaria, l’opera arriva in Italia in questa interessante edizione, che riporta anche la prefazione di Del Toro. Il maestro messicano del cinema fantastico – a partire dall’esordio con Cronos, proseguito poi con film iconici come Mimic, Blade II, Hellboy, Il labirinto del fauno, Pacific Rim… - spende parole di elogio per quest’opera, evidenziando come molti temi dell’opera abbiano un’eco nel suo lavoro. 







Personalmente, ritengo soprattutto "Il labirinto del fauno" (tra le sue opere più apprezzate universalmente, del resto) un pilastro importante di un fantastico che non rinuncia alla sfida di dire qualcosa sul reale, senza ridursi a pura evasione. Il racconto della crudeltà del franchismo (un fascismo che, solitamente, si tende a sottostimare, tranne forse appunto in Spagna e nel mondo ispanico) acquisisce forza mescolandosi all'aspetto horrorifico, di grande impatto visuale e di grande pregnanza simbolica.





Il film fa parte ormai da tempo di una mia proposta di approfondimento didattico in connessione ai temi storici a cui si affianca, e al percorso sull'horror e sul fantastico che fa ormai parte del programma scolastico, affiancando classici storicizzati e moderni.






Tornando a The Coffin, si comprende bene il motivo del lusinghiero apprezzamento di Del Toro e la vicinanza alla sua poetica. Da un lato, l’uso di tutti gli espedienti dell’horror e del fantastico: mostri tentacolari, uomini macchina, decomposizione, e così via. Dall’altro, tutto ciò è usato per un discorso più complesso, un “Kierkegaard for beginners” azzarda Del Toro. 






Il tutto senza rinunciare a un ritmo adrenalinico e una notevole eleganza visiva, nel segno pulitissimo e dal forte contrasto di luci e ombre, che quasi richiama, nel suo rigoroso bianco e nero, l’espressionismo tedesco. Il montaggio, pur in una griglia di stampo americano, è ortogonale, rigoroso, e sfrutta molto bene, soprattutto, tavole di impostazione verticale e le rare tavole di impostazione obliqua (più frequenti di solito nel fumetto anglosassone). 








Notevole la recitazione dei personaggi, che è particolarmente efficace sotto il profilo drammatico, tramite l’espressione dei volti ma anche dei corpi, e l’uso sapiente del bianco e nero per accentuare la tragicità delle loro scelte. Questa accurata drammatizzazione dona efficacia ai dilemmi morali che soggiacciono alla storia, e che hanno affascinato Del Toro.







 Significativa anche l’evocazione di un inferno dantesco, fondato sul contrappasso, ed espresso con particolare potenza visiva e narrativa nel riepilogo delle punizioni infernali.
 Completano il volume accurate schede dei personaggi, la proposta originale in inglese e nella traduzione italiana, e le schede di presentazione dei due autori statunitensi. 

Insomma, un'opera la cui qualità visiva credo si apprezzi già dalle immagini che ho posto a corredo dell'articolo: sulla storia non voglio dire molto di più per non effettuare spoiler di una narrazione classica ma molto godibile. Sottolineo, citando una ultima volta Del Toro, la cura del linguaggio sotto il profilo simbolico: il protagonista è Ashar Ahmad, che unisce il nome ebraico per "uomo giusto" col nome del Profeta. Una allusione al suo ruolo, ma anche forse al carattere "golemico" della sua terrificante creazione.

Insomma, un volume da assaporare, specie per i cultori del genere.