Nimona e l'Estetica del Rovesciamento




Il film animato del momento su Netflix, "Nimona", è decisamente riuscito sotto il profilo dell'animazione, come ha sottolineato la stragrande maggioranza delle recensioni online. Sotto il profilo del tema, siamo a una nuova variazione del tema del "rovesciamento": i buoni sono cattivi e i mostri sono in realtà i buoni.


L'estetica del rovesciamento: alcuni appunti.


Un tema di lunga durata, che affonda le radici remote nel mito di Frankenstein (1818) di Mary Shelley, rettamente inteso: il mostro è incolpevole della sua mostruosità, e al limite la colpa, oltre che del dottor Frankenstein che gioca a fare il dio, è della grettezza della gente che lo spinge a reagire con violenza. 

Se vogliamo, Mary Shelley è innovativa non solo perché passa da magia a tecnologia (l'elettricismo di Mesmer, Newton, Beccaria e altri...) ma anche perché crea una tridimensionalità maggiore nella figura del mostro, un patetismo raffinato.

Un tema romantico che torna, in altri modi, nel cinema con "Freaks" (1932) di Tod Browning, che origina una estetica fatta propria dalla controcultura dei beat, del rock, del metal (non a caso citato apertamente da Nimona), tra anni '60 e '70. 

Nel fumetto italiano, tutto Dylan Dog (1986) si fonda su tale estetica, dove il mostro è metafora del diverso e i veri malvagi sono i normali.

La cosa interessante per il nostro discorso è quando questa estetica ha iniziato a penetrare nell'immaginario collettivo dell'animazione per ragazzi. Il punto d'avvio è nel cinema di animazione disneyano, che ha spesso posto al centro il patetismo del freak escluso (si veda "Dumbo", 1942, che però resta solo vittima della malvagità dei normie, senza fare l'evoluzione del "breaking bad": è ancora troppo presto).

L'avvio pieno di questa estetica è con "La bella e la bestia" (1991), secondo film del rinascimento disney dopo La Sirenetta (1989), in cui c'è il tema del diverso (già in Andersen), ma anche qui non del "mostro".

In generale, è un tema in sottotraccia di tutta la nuova Disney dai '90 in poi, che opera spesso una riscrittura dei miti fondanti, partendo già però, come nella Bestia, da miti che contengono tale tema: la storia di Pocahontas (1995) e del Gobbo di Notre Dame (1996).

La prima narrazione nuova che contiene questo tema è in Disney "Lilo e Stitch" (2002), uno degli ultimi dell'animazione tradizionale. La cosa viene sviluppata con una storia nuova; l'estetica continua con Wreck it Ralph (2012), che la introduce nell'era digitale legandosi al tema dei videogame. 

Fuori dalla Disney - e, almeno nel primo film, con aperta satira della Disney - è l'adattamento di un testo per ragazzi prima non così iconico, "Shrek" (2001), in cui l'orco diventa il buono del mondo delle fate e i buoni tradizionali - il principe azzurro, la fatina buona - divengono i cattivi.

Il primo vero rovesciamento è "Frozen" (2013): per la prima volta fa una altra operazione ancora: riprende una fiaba tradizionale di Andersen e non si limita come di consueto a edulcorarla e aggiungere l'happy ending, ma compie un rovesciamento. La regina dei ghiacci è nell'originale un'algida antagonista, simbolo di un magico radicalmente altro, e quindi pericoloso e ostile, rispetto ai due ragazzi protagonisti. Qui diviene una figura positiva, vista come un mostro per la grettezza delle persone.

L'estetica è applicata in modo più radicale nei live action disneyani, con Maleficent (2014 e 2019) che è proprio un rovesciamento esplicito di un mito classico portato in modo letterale dalla Disney storica al cinema, nel 1959, "La bella addormentata nel bosco". Il film segnava la grande stagione della Disney degli anni '60 e '70, con uno stile grafico più sintetico rispetto a quelli della stagione storica, ma mantenendo la distinzione bene/male in modo più classico. Qui Maleficent diviene la figura positiva e il medioevo fantastico nobiliare, che è il simbolo stesso della Disney tradizionale (il castello di Disneyland del logo, simbolo del Disney Magick) diviene il male. Un ribaltamento radicale della propria tradizione, ancora limitato in questa radicalità all'aspetto filmico, minore rispetto all'animazione.

Tale estetica, in modo opportuno, è stata estesa anche a quei miti più adulti che sono i supereroi, con il Joker che diviene una figura patetica, con delle sue ragioni, nel film omonimo del 2019 (con sequel, "Folie a Deux", che coinvolge anche la controparte femminile, Harley Queen). Una cosa che riprende "The Killing Joke" (1988) di Alan Moore, che questo parziale rovesciamento l'ha introdotto nel fumetto stesso, quasi in risposta alla "restaurazione" di Frank Miller, che nel suo autorevole "Il cavaliere oscuro" (1986) la respingeva nettamente (criticando in modo implicito tendenze del fumetto supereroico dei '70): basta psicologismi, il Joker è un mostro e basta.


ND Stevenson


"Nimona" di ND Stevenson, legato alla scena queer (vedi qui) riprende tale estetica del rovesciamento come webcomic poi confluito in una graphic novel. Il segno di Stevenson è sintetico, graffiante, molto lontano dalla trasposizione animata visivamente (anche se approvata dall'autore che apprezza la trasformatività dell'opera e la approva).

ND Stevenson è anche l'autore di uno dei recenti cartoni animati rivolti ai bambini di Netflix, il ciclo di She-Ra (1985), in cinque stagioni, che riscrive con grande efficacia narrativa la controparte femminile di He-Man (1983), sulla scia del grande successo del fantasy/fantascienza dei primi anni '80 (il Conan di Schwarzie nel 1982, ovviamente, ma anche già il trend avviato da Star Wars nel 1977).

Qui siamo nell'ambito di un prodotto dichiaratamente per l'infanzia, dove emerge lo stesso punto di forza del fumetto di ND Stevenson: la capacità di scrivere personaggi complessi, non-lineari, dove anche i cattivi hanno motivazioni complesse e non sono monodimensionalmente malvagi (a meno di non essere forza ultra-cosmiche, che sono evidenti allegorie del Male). Ovviamente, nel fumetto, il prodotto più "adulto", si risolve nel fatto che anche i "buoni" sono "cattivi"; nel cartoon per bambini/e, invece, tutti sono fondamentalmente buoni, spinti a compiere azioni cattive da un problema di qualche tipo. 

In questo, è vicino a molte produzioni recenti, che stanno abbandonando lo schematismo manicheo bene/male in favore di una maggiore complessità e innovazione di trame (vedasi l'ottimo "Encanto" di cui ho parlato di recente).


Nimona, il fumetto (2012)


Al di là dell'aspetto estetico, i personaggi sono molto più dark rispetto al film: il cavaliere oscuro Blackheart è stato espulso da più tempo ed è diventato davvero un supercattivo, sebbene con un piano (non esclude gli omicidi e la frode, al fine di screditare l'Istituzione, la CIA dei cavalieri nel mondo feudale-ipertecnologico), mentre Nimona è molto più un personaggio alla Harley Queen, uccide senza problemi. Il tutto in una chiave umoristica, ma rivolta a un pubblico più adulto o più di nicchia (in questi termini, per ora, non mi pare potrebbe diventare un film di massa come è divenuto).


La cosa interessante è che anche l'Istituzione è più complessa che nel film, e più vicina al Deep State: Blackheart è stato mantenuto nel ruolo di cattivo perché è utile come antagonista, una sorta di Goldstein del Grande Fratello in 1984. Lo sa perfino Nimona, che si presenta a lui come mandata dall'agenzia (anche se non è vero). Lui stesso ne è in parte consapevole, anche se ormai la sua agenda è in parte reale (e da quando ha Nimona può essere realmente pericolosa).


Al di là della trama, che non è una pura allegoria ma mira anche all'intrattenimento action del lettore, i poteri trasformativi di Nimona possono avere una valenza simbolica delle persone trans, cosa che collima con le esperienze personali dell'autore. In questo senso hanno forza le parti più disturbanti - rimosse nel film - in cui Nimona è stata soggetta a esperimenti per "capirne i poteri" e "curarla" da parte dell'agenzia governativa del mondo magico. Un elemento che resta nel suo portare la testa rasata, che all'inizio sembra un elemento puramente punk, ma poi capiamo che rimanda agli esperimenti cui è stata sottoposta, durante i quali è stata rasata, e ciò getta una luce più sinistra sull'intera storia (il tono diviene infatti più serio dopo la rivelazione della backstory e la tensione verso il finale).


Interessante notare che, nel fumetto come nel film, i poteri metamorfici rimandano al Disney Magick: sono esattamente i poteri trasformativi di Madama Magò e Mago Merlino ne "La spada nella roccia", dove il potere magico si manifesta nel trasformarsi in animali (il rinoceronte è una trasmutazione iconica di maga Magò).


Nimona, il film (2023)


Il film animato appena uscito, come detto, adotta un segno più morbido, più tipico dell'animazione digitale, entro certi aspetti più "disneyano": il che funziona bene perché resta l'analogia tra i poteri di Nimona e quelli di Madame Mim de "La spada nella roccia" (gli animati in cui si permuta hanno sempre il colore rosso/rosa dei suoi capelli, che è esattamente il colore degli animali di Mme Mim nello scontro con Merlino, che è invece azzurro). Il parallelo è curioso anche perché come nell'originale in conclusione si tramuta in un drago (va notato che il duello magico dell'ultimo film Disney con Disney in vita era ripreso anche da Neil Gaiman nel suo Sandman, quando questi duella con un demone; Disney lo riprendeva da "Re In Eterno" (1938-1958) di T.E.White).


Vi sono molte modifiche alla trama: la più significativa è il fatto che Nimona, da essere plausibile simbolo di un individuo non-binario e trans, diviene simbolo più generale del diverso. Ad esempio diviene molto centrale l'aspetto del muro protettivo che difende - inutilmente, solo per le paranoie della leader dell'Agenzia - la città dall'esterno. 

Inoltre si aggiunge una dinamica nobili VS popolo assente nell'originario: Blackheart è qui il primo cavaliere non-nobile a essere nominato. In questo modo lui è soprattutto il proletario escluso dal sistema, lei la diversa in quanto straniera. 

Per paradosso, risalta meglio nel film una altra metafora presente fin nell'originale. Il mondo costruito è, come molti hanno annotato, originale: è un mondo ipertecnologico fondato su un mondo dai valori medioevali. Naturalmente, questo non è così casuale né indipendente dal messaggio dell'autore, al di là che permette un meraviglioso visuale nato dalla mescolanza di elementi futuribili e fantasy. Anche il nostro mondo, nella visione di NC Stevenson, unisce l'ipermodernità a una visione ancora fissata al suo passato "medioevale", un "passato che non passa" ad esempio nell'atteggiamento verso i diversi, almeno per alcuni.

La figura dell'antagonista, la terribile direttrice del centro, è una figura di villain interessante, come già nell'originale, rispetto al quale è coerente. Tuttavia spicca di più ancora nel cartone animato, dove gli altri personaggi vengono semplificati. 

Ad esempio Blackheart non è un villain, rifiuta di esserlo, è un innocente perseguitato che deve provare la sua innocenza, mentre nel fumetto compie delle atrocità, pur "per una giusta causa". Anche il suo amante / antagonista è una figura più lineare. E la protagonista, per quanto irruenta e punk nel suo culto per la distruzione, non giunge mai ad uccidere (in questo, togliere la backstory in cui è sottoposta a esperimenti di stampo pressoché nazista è utile a depotenziare la sua rabbia, che non è così estrema come nel fumetto).

L'antagonista principale, invece, è dicevo interessante perché è un raro cattivo in buona fede. Normalmente, nei cartoon rivolti a un pubblico infantile, l'antagonista ha una agenda oggettivamente spregevole, più chiara da definire in negativo. Se, come qui avviene, si oppone ai diversi, o finge di farlo per il bene della "civitas" ma lo fa per interesse, o si pone l'accento sul fatto che li ritenga inferiori più che pericolosi. 

La direttrice è invece una xenofoba pura, spinta dal terrore dei mutaforma come qualcosa di incontrollabile. Mente, è vero, per screditare Nimona, ma non mente nella sua ossessione, è realmente convinta che sia pericolosa. 

Appare interessante notare che, nella versione filmica, con l'ossessione della cinta muraria come protezione della città, si assista quasi a un rovesciamento di uno dei più autorevoli manga dell'ultima generazione, "Attack of Titans", dove la città-stato a tre cerchia di mura è una metafora del Giappone, che si illude che l'isolamento basti a tutelarsi sul piano internazionale quando invece è necessario - come si proponeva Shinzo Abe (fino al suo omicidio politico nel 2022) - una proiezione militare estera, ai fini di distruggere le minacce prima che si manifestino. Il contrasto che si pone anche nella serie fumettistica e animata tra i pigri e ricchi abitanti delle cerchie interne rispetto ai più esposti membri del popolo delle cerchie esterne.

Non so se il rovesciamento sia intenzionale, perché si tratta di archetipi profondi; in ogni caso, mi pare interessante in quanto si denota un contrasto tra prodotti rivolti a un pubblico infantile e quello adolescenziale: nei primi, la posizione - anche un po' retorica - di costante apertura verso l'altro è costante, ma sparisce non appena si passa a prodotti un minimo più adulti, dove torna potente l'archetipo originario (la comunità sotto assedio) e non il suo opposto (l'estetica del rovesciamento). 






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