Giorgio Sicardi, "I cinque cavalier serventi - o l'Ordine dell'Erranza"



Ho avuto modo recentemente di leggere "I cinque cavalier serventi, o l'Ordine dell'Erranza", romanzo di esordio del monregalese Giorgio Sicardi, ben illustrato da Beatrice "Aelius" Rocca che cura anche la grafica e la copertina (e l'ottima mappa fantasy introduttiva).

Al centro del romanzo vi sono i cinque cavalieri erranti appartenenti all'Ordine, di cui la copertina effigia lo stendardo. Siamo in un mondo fantasy medioevale, che presenta le classiche caratteristiche fantastiche di questo tipo di universi narrativi: ma l'interesse dell'autore va nella direzione di un certo realismo nella narrazione degli eventi, incentrandosi soprattutto sul combattimento di tipo medioevale (di cui è un attento conoscitore: intrigante l'accurato glossario alla fine dell'opera) piuttosto che sull'elemento magico, che comunque occhieggia qua e là.




I personaggi sono quindi maestri nell'uso della spada, con vari gradi di esperienza ma tutti eccellenti combattenti; tuttavia, non sono sovraumani, come appare nel crescendo degli scontri in cui si trovano coinvolti, fino a fronteggiare una minaccia che richiederà il massimo del loro impegno.

Lo scontro in cui si trovano coinvolti non ha quindi un valore "mistico", alla Tolkien, alla Lewis: gli orchi, per dire, non sono un simbolo del male assoluto ma solo guerrieri barbari e di forza e stazza superiore all'umano. 

Tuttavia, l'autore predilige comunque uno stile con una "bussola morale" chiaramente orientata, dove la contrapposizione tra Bene e Male è netta, e i cavalieri protagonisti rispettano diligentemente il codice cavalleresco. Siamo distanti quindi anche dal fantasy volutamente ambiguo sotto il profilo morale dei suoi personaggi, tipico di un Moorcock o di un Martin.

Per certi versi, in un contesto del tutto diverso, mi sono venuti in mente alcuni fumetti western di Tex Willer con i suoi "pards", nelle storie più corali. Sotto altri aspetti, e anche qui, in un genere totalmente diverso, quello giallistico, si nota anche in questo una certa "aria di famiglia" coi romanzi di Stefano Sicardi, padre dell'autore e altro bravo scrittore monregalese, nei suoi gustosi gialli ambientati dalle nostre parti.

L'aspetto che ho trovato più interessante di questo romanzo fantasy è il buon grado di ricerca nel linguaggio, con cui l'autore punta a creare uno stile che, pur rimanendo comprensibile al lettore moderno, abbia un sapore evocativo che ci immerga nel contesto medioevaleggiante. In questo si vede, non ostentata, la buona conoscenza dell'autore non solo del fantasy come genere moderno, ma anche di quelle basi del romanzo e dell'epica cavalleresca, da cui il genere parte.

Forse all'inizio questa scelta di un linguaggio più ricco e aulico richiede un leggero sforzo in più al lettore per acclimatarsi in un contesto linguistico non quotidiano, ma una volta entrati nel mood del libro trovo che divenga un punto di forza.

Similmente, la coralità dei cinque personaggi è ben gestita, e ognuno di essi è correttamente caratterizzato secondo archetipi consolidati; all'inizio questo rallenta inevitabilmente un po' l'azione - pur presente - ma contribuisce a presentarceli e a renderli tridimensionali (interessanti anche le schede finali di presentazione, corredate dai bei disegni di Beatrice Rocca).




Insomma, un romanzo che mi sento vivamente di consigliare agli appassionati del genere, che collocherei dalle parti dell'High Fantasy (vedi qui) in una declinazione personale riuscita.

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