Pirandello, Peverelli, Picasso

 


Progetto dell'architetto Virgilio Marchi per il boccascena del Teatro Odescalchi (1924)
In mezzo, ho inserito immagine di ceramica picassiana di Peverelli in mostra a Mondovì.

Presso il Museo della Ceramica di Mondovì è ancora possibile ammirare la bella mostra "Cesare Peverelli. Ceramiche a Vallauris. Avec Pablo Picasso", curata dalla direttrice del museo, Christiana Fissore e da Vincenzo Biffi Gentili, curatore del MIAAO torinese, del progetto CuNeoGotico e della Granda Alchemica, che dal 2013  molto hanno fatto per la valorizzazione culturale del cuneese. Questa notevole mostra, nel riscoprire Peverelli e il suo importante lavoro ceramico a Vallauris, pone un confronto con Picasso che di Vallauris è stato nume tutelare.



Stampe di Picasso, Ceramiche di Peverelli a Vallauris


La mostra è molto interessante perché non si limita a una mera celebrazione del più iconico artista del '900, ma riflette in modo critico sul "Virus Picasso", anche tramite "l'oltraggio" dell'architetto Eduardo Alamaro, tramite raffinate ceramiche (premiate sempre a Vallauris nel 1998) che ironizzano sul fallicismo picassiano.



Le ceramiche di Alamaro, terza suite della mostra con Picasso e Peverelli


Curiosamente, preparando una lezione su Pirandello per l'ormai imminente ripresa scolastica di settembre, ho rinvenuto l'immagine di questo post sull'autorevole sito ufficiale dell'Istituto di studi pirandelliani, qui posta in copertina. In essa si mostra come Picasso avesse collaborato al Teatro dell'Arte di Pirandello, realizzato con l'appoggio del regime fascista che Pirandello aveva strumentalmente appoggiato a tale fine. Come si può notare, nel loro progetto Pirandello e Picasso si effigiavano in rebus: P. Randello a destra del palco, P. Casso a sinistra.







P.Randello era il modo con cui gli antifascisti definivano sarcasticamente il grande letterato, per il suo appoggio al regime e per la pesantezza delle sue opere. Ovviamente, il "figlio del Caos" non poteva che riprendere a suo favore il riuscito calembour.






P.Casso, invece, potrebbe funzionare ancor meglio se lo rapportiamo all'epoca, dove spesso la S sinuosa sostituiva la Z fulminante (la celebre opposizione S/Z di Barthes!), dove era frequente la locuzione "Corpo di Bruto, Testa di Cassio", per parlare di un energumeno con sarcasmo, diffusa in quella "età cesariana" soprattutto nei dintorni, pare, della testata satirica Marc'Aurelio, del 1931 (cui probabilmente si ispira anche il Marc'Antonio). 


Da notare che ovviamente P.Randello e P.Casso hanno una sorta di omologia simbolica, se cogliamo nel randello una facile metafora fallica. 



Bruto giù da Cassio



Insomma, niente più che una facezia, ma mi pare curiosa: anche perché la mostra, riflettendo su Picasso e Peverelli, riflette anche sul rapporto di comunismo e fascismo con le arti, specie nel notevole catalogo, ricco di acuti spunti critici. 



Chiudo con una piccola rassegna di classicismo umoristico dell'epoca (tranne Cleopazza che è successivo, del 1964, ma troppo bella):