Deninotti / Kankano. “Il secondo mare” su “La Revue Dessinée – Italia” : l’Odissea dei migranti a fumetti.

 


Danilo Deninotti, monregalese classe 1980, è uno sceneggiatore del fumetto italiano di cui ci è spesso capitato di parlare sull’Unione, anche con due interviste all’autore. Firma rilevante di una testata storica come “Topolino” (la scuola Disney italiana di fumetto è la prima al mondo), ha scritto la storia “da copertina” che narra le avventure di Topolino da giovane, importante nella continuity del personaggio. Deninotti si è anche dedicato spesso alla graphic novel, con opere come “Kurt Cobain. Quando era un alieno” e “Wish You Were Here. Syd Barrett e i Pink Floyd”. 

L’ultimo lavoro, Lamiere. Storie da uno slum di Nairobi” (Feltrinelli Comics 2019) ha affrontato temi sociali difficili per certi versi non lontani dal fumetto uscito in questi giorni. “Il secondo mare” esce infatti su “La Revue Dessinée – Italia”, la versione italiana della rivista francese, nata nel 2013 e particolarmente autorevole nel reportage a fumetti. “Il secondo mare”, come si intuisce dal titolo, non parla tanto degli ostacoli affrontati dai migranti irrogolari durante i durissimi viaggi, via mare o via terra. Si sofferma, invece, su quanto viene dopo l’approdo, soprattutto nel caso di chi richiede la protezione internazionale (più noto come “asilo politico”) e ne intraprende l'iter burocratico, e si trova ad affrontare quello che gli stessi richiedenti conoscono come “il secondo mare”; un mare metaforico, ma non meno pericoloso.





Con il recente picco di arrivi in Italia, il tema migranti è sempre più presente nell'agenda politica e giornalistica. Di recente, al tema è stato dedicato “Io Capitano” (2023) di Matteo Garrone, tra i più promettenti registi del nostro cinema. Leone d’argento a Venezia, candidata agli Oscar, la pellicola è stata apprezzata per la grande resa artistica, anche se non sono mancate critiche circostanziate sullo sguardo idealizzante di un viaggio molto più aspro di come viene narrato.

Danilo Deninotti e il disegnatore Kanjano si mettono invece sulla linea di uno stile documentaristico, accurato, sulla scia di una tradizione del graphic journalism inaugurata da Joe Sacco verso la fine degli anni ‘90 e da loro declinata con uno stile consapevole e personale. Con la loro inchiesta, i due autori tentano di mettere in fila i passaggi che i richiedenti asilo affrontano, dando forma e volti ai dati del fenomeno, raccontando parallelamente il mondo umano che abita i CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria) e la storia di un operatore, lui stesso ex-migrante che ha ottenuto la protezione internazionale in Italia.








Molto efficace, con un’amara ironia, la metafora di fondo, che paragona l’iter per la protezione internazionale al percorso di incolpevoli pedine sul tabellone del gioco da tavolo del Monopoli, ricco di imprevisti casuali come il lancio dei dadi. Il segno di Kanjano è particolarmente adatto a questo stile reportagistico. Un tratto essenziale, nervoso ma chiaro nel delineare ambienti, figure, situazioni, con un realismo sintetico che rifugge dai rischi della caricaturalità o del patetismo, in parallelo con la precisione veristica della narrazione di Deninotti. I colori sono volutamente antinaturalistici, con tinte acide, visivamente eleganti, che accentuano il senso di straniamento che si vuole indurre nel raccontare lo sperdimento dei migranti in una burocrazia kafkiana spesso perfino per i cittadini più abituati a conoscerla. L’elemento emotivo viene inoltre reso bene con l’utilizzo di metafore visive di notevole potenza: all’interno del leitmotiv della “partita a Monopoli”, efficace è la ripresa della Golconda di Magritte con cui questo tema viene introdotto, come si vede nell'immagine qui sopra.

Quando serve, le cromie si fanno più accese e cupe, fino all'uso potente dei neri, a sottolineare i momenti di violenza insiti nel percorso, che però (per sensibilità, e per non spostare il focus del racconto) sono appunto raccontati "per ellissi", senza mostrare gli orrori di violenza (l'uso del nero si applica, ad esempio, in modo calcolato, anche ai balloon di dialogo, per rafforzarne la resa emotiva quando necessario). Lo possiamo vedere ad esempio nell'immagine sottostante. 





Molto potente anche l’immagine della commissione valutativa presentata come un’Idra: più che per l’ostilità, presumo, per la capacità del mostro classico di reduplicarsi e moltiplicarsi, esattamente come la burocrazia.

L’attenzione, come detto, mi pare essere a raccontare tutto con fedeltà, senza sottacere nessun aspetto, ma anche senza caricare in modo sensazionalistico. In questo il fumetto, col potere della “closure”, lo “spazio bianco” che raccorda le varie vignette e ci costringe a immaginare ciò che avviene tra due momenti, permette molto bene di mantenere questo equilibrio. Le cose più dure sono affidate al testo, di cui l’immagine diviene un correlativo oggettivo, mostrando spesso non il momento delle violenze più atroci, ma il momento successivo in cui, dopo l’approdo, i ritorni tornano a perseguitare nel limbo dell’attesa.


(La doppia splash con la metafora del Monopoli)


Molto efficace anche il finale a suo modo “aperto”, non conciliatorio, con una citazione delle “Anime morte” di Gogol e un nuovo cartellino del Monopoli che ci annuncia flussi più copiosi in arrivo. Il rimando alle “Anime morte” è particolarmente sottile, perché a un primo livello pare riferirsi al personaggio protagonista, spiegandone il valore “simbolico”, fusione di storie differenti. Ma, a un secondo livello, le “Anime morte” furono una raffinata satira della società russia di Ancien Régime. Il funzionario Chicikov acquista le “anime morte” dei servi della gleba scomparsi ma non ancora cancellati dal censimento, per potersi presentare come un grande possidente terriero. Le vite degli ultimi utilizzate, quindi, come pedine di un gioco cinico e surreale al tempo stesso, in una satira della burocrazia zarista di cui Gogol era maestro, e che risuona forse nei modi in cui la burocrazia contemporanea gestisce questo immenso flusso migratorio, milioni di vite in balia della marea mal governata della storia.



P.S.
Più in sintesi, rimando anche a quanto ho scritto su "Unione Monregalese" su questo fumetto: