Il Destino in Pantofole (1929)




Questo volume del 1929 di Toddi che avevo recuperato a Genova è piuttosto interessante. Toddi è Pietro Silvio Rivetta di Solonghello (1886-1952), illustratore, giornalista, scrittore e cineasta. Aristocratico del Monferrato, dopo la laurea trova lavoro all'ambasciata di Tokyo (1910), divenendo un esperto di cultura nipponica. Tornato in Italia, con la moglie russa, vignettista, soggettista e attrice apre una casa cinematografica, producendo film come "Il castello dalle cinquantasette lampade" (1920). Collabora anche con la nascente EIAR, assieme a Achille Campanile, e idea i primi formati di grande successo. Egli è però anche, nel 1940, tra i fondatori della Demodoxalogia, ovvero lo studio dell'opinione pubblica, per prevederne le evoluzioni e anche, ovviamente, influenzarla.

E proprio in questo senso l'opera contiene racconti che anticipano la SF sociologica (come anche racconti coevi americani, ovviamente, sulla neonata Amazing Stories del 1926).  Il primo racconto, che dà il titolo, è in sé poco più di una gustosa barzelletta ben raccontata, con tratti alla Campanile minore: ma è l'ossimoro tra il destino e le pantofole, il grande futuro a misura dell'uomo comune, che interessa all'autore come titolo della raccolta. 

La seconda, "L'Idolo", è un calco della prima novella, irridendo il corteggiatore avaro che, in questo caso, si inventa fautore di una "società di protezione dei fiori" per evitare di omaggiare la propria fidanzata.

Il racconto "L'anellino" vede una diva esquimese, Ugpe Sumigdla, rifiutare nel 1941 (nel futuro, quindi, rispetto al 1929) un dono d'oro come pacchiano e, con la sua forza di influencer, manda in crisi il sistema: viene quindi scelta una monetazione basata sull'intelligenza, il "cerebro", che causa nuovo progresso; fino a quando Ugpe, dal corteggiatore giusto, accetta di nuovo un dono in oro. Tra le righe si ironizza sulle battaglie di "quota 90".

"Il Fonodictografo" introduce questo nuovo strumento, anche qui credo semi-futuribile al tempo (permette di dettare una lettera che la macchina poi trascrive), e i disastri che produce registrando anche gli "A parte".

"Tutto è relativo" è fiabesco, con un lustrascarpe che ascende tutti i vertici della società fino a tornare, felice, lustrascarpe. Morale comune, ma stile brillante e titolo pirandelliano, non certo allineato con gli imperativi categorici del fascismo.

"L'uomo che inventò il sale sulla coda" parla di Archibald G. Dreamer, un everyman che si trova custode, inefficace, della colomba della pace, incarnatasi per il piacere della società delle Nazioni. 

Uno statistico cornificato è il protagonista del racconto successivo, meno brillante ma con efficace ironia sui "polli di Trilussa" della statistica: la moglie fedifraga per noia si salva dimostrandogli come il tradimento è stato uno zero virgola della relazione.

"Io non sono io" è un falso (credo) atto unico di Toddi, un gioco alla Borges con tanto di recensioni di questo spettacolo che, al di là del pirandellismo (il protagonista medita di uccidersi perché uguale a D'Annunzio: ma se lo fa conferma la somiglianza e la sua non-identità), gioca sull'interazione col pubblico, con l'amministratore che lo sonda in tempo reale e modifica il finale al cambiare del consenso.

"Il regno della virtù" narra di un golpe a Montecarlo, con cui si vieta l'azzardo nel 1960. Ma la presidentessa dell'ente morale che impone la riforma, naturalmente, lo fa solo per giocare d'azzardo sugli anni delle sentenze in seguito alla sua legge: proibito, l'azzardo diviene esponenziale (satira evidente del proibizionismo americano).

"Tre persone e un paralume viola" torna nella barzelletta alla Campanile, relativista, per carità, e simpatica, ma nulla di più.

"La compagnia per il trapasso morale" invece mostra il successo della Eutanasian LTD nel 1989: il capitalista Thomas Hoover Smith che la dirige si è arricchito nel 1974 con gli occhiali, quando il proibizionismo ha vietato agli uomini di guardare il mondo a occhio nudo; poi crea il "tappo pacifista" con cui rendere inoffensive le navi (i governi compiacciono l'opinione pubblica senza distruggere le flotte) e, ovviamente, favorisce lo scoppio di una guerra nel 1981 e si fa pagare a peso d'oro la rimozione del sigillo antibellico dalle flotte.

Convincendo la popolazione del bene dell'eutanasia si arricchisce, ma ancor più quando, nel 1996, un emissario dell'aldilà viene a trattare: gli "eutanasici" si ritengono morali e così hanno grandi pretese sul loro trattamento nell'oltretomba. Il cielo compra a peso d'oro la società per liquidarla.

"Il presidente dell'IMPA" mostra le difficoltà nel trovare un presidente a questo super-ente filantropico, per una sorta di comma 22: il candidato dev'essere privo di ambizioni materiali come un vero filantropo, ma se vuol esser presidente non è così privo di ambizioni, e quindi...

"Alla trattoria del Cervo Scapolo", infine, è una gustosa parodia dei gialli, che allora iniziavano a divenire di moda.

In generale, una satira particolarmente efficace e moderna, un "Black Mirror" di un secolo fa, che ha azzeccato non singole invenzioni, ma un certo mood dell'ipocrisia capitalistica, specie americana, che va a fustigare in modo intelligente.