Daniela Olivieri - Il fazzoletto di Géricault

 



Ho ricevuto in lettura, con molto piacere, questo bel volume scritto dalla collega Daniela Olivieri, ed edito da Rossini Editore (vedi qui).

L'opera parte da una celebre ricerca del famoso pittore francese, Jean-Louis André Théodore Géricault (Rouen, 26 settembre 1791 – Parigi, 26 gennaio 1824), tra i massimi esponenti del Romanticismo pittorico. Il suo dipinto più celebre, un'icona visiva del canone occidentale, è "La zattera della Medusa", esposto nel 1819 al Salone d'Autunno.

In seguito, il suo interesse si volse a temi naturalistici, e la sua ricerca più nota, dopo la grande opera iconica, sono i ritratti di alienati rinchiusi nei manicomi, prima della rapida conclusione della sua vita a soli 32 anni, lasciando il campo all'amico Delacroix.

Olivieri riprende appunto questa ricerca, giustapponendo alla riproduzione di alcune opere di Géricault un breve racconto che ricostruisce la vicenda della figura rappresentata, ricostruendone la vita a cavallo tra '700 e '800. 

La bella prefazione di Giannino Balbis ricostruisce bene la genesi di questa ricerca artistica del pittore, da cui la Olivieri, storica dell'arte e docente nei licei, parte per la sua elaborazione narrativa. 

Come coglie correttamente Balbis, lo specifico di tali racconti rispetto al genere della narrativa a tema artistico è quella di spostare il focus dall'artista al soggetto rappresentato, con una "regressione" che riprende lo stile naturalistico cui Géricault si ispirava, e che sarà poi proprio, in modi e gradi diversi, del naturalismo letterario francese e ancor più del nostro verismo, che in Verga lo porterà a perfezione.

Lo stile della Olivieri è comunque di grande eleganza letteraria e grande piacevolezza narrativa, e i brevi ritratti narrati acquisiscono particolare nitore anche grazie al notevole e acuto scavo di ricerca che si percepisce dietro l'opera, e di cui l'autrice rende ragione nella postfazione. I sei ritratti pervenuti, cui si aggiunge un capitolo finale dedicato al funerale dell'artista, risultano finemente intagliati con attenzione e uno sguardo fortemente partecipativo. 

Non un "ut pictura poesis"; non una sorta di "sfida", ma una attenta integrazione che spinge il lettore a interrogarsi su chi si celi dietro quel volto che vediamo in un'opera, in originale o - oggi, molto più facilmente - in riproduzione. L'operazione, declinata in chiave diversa, di un romanzo come "La ragazza dall'orecchino di perla" di Tracy Chevalier: se però qui si indaga uno dei vertici della bellezza nell'arte occidentale, questi ritratti amplificano quasi il polo opposto, per certi versi, l'indagine sui reietti, colpiti nella psiche con segni che si riflettono sul corpo (la riflessione, se vogliamo, di Oscar Wilde nel "Ritratto di Dorian Gray", anche qui in direzioni diverse, allegorico-fantastiche). 

Da docente di lettere, non posso non rilevare come sia, potenzialmente, una lettura particolarmente indicata per le scuole, soprattutto, è chiaro, dove vi sia un percorso di storia dell'arte che si affianca a quello di letteratura. L'opera può costituire un ponte tra realismo in arte e realismo letterario, nelle sue differenti declinazioni tra '800 e '900, tema spesso affrontato in quinta.

Ma innanzitutto un'opera di lettura molto piacevole e avvincente specialmente per il lettore colto e curioso di cose d'arte.