Campioni animati

 


"Campioni animati" è un nuovo volume di Valeria Arnaldi, pubblicato da Edizioni Ultra e dedicato alle icone sportive nell'animazione.

(vedi qui: Campioni animati. Icone sportive nell’animazione – Ultra Edizioni).

Valeria Arnaldi, giornalista e scrittrice, ha scritto numerosissimi volumi dedicati al tema del fumetto e dell'animazione. Tra questi si possono ricordare Eat me – Suggestioni, simboli e incanti golosi nell’animazione, Lady Oscar – L’eroina rivoluzionaria di Riyoko Ikeda, Corpi e anime – Nudo ed erotismo nell’animazione giapponese, In grazia e bellezza – L’evoluzione della donna secondo Disney, Mickey Mouse – Mito e icona del personaggio cult di Walt Disney, Shalanda – Il magico nell’animazione giapponese. 

L'autrice cura anche mostre di arte contemporanea in Italia e all’estero e ha collaborato con Commissione Europea, Unar-Presidenza del Consiglio, Regione Lazio, Provincia di Roma, Roma Capitale. Ha ideato e curato “C’era una volta…” primo festival di Family Artentainment di Roma Capitale. 

Per Ultra, ha pubblicato anche numerosi saggi sul cinema di Hayao Miyazaki: Hayao Miyazaki – Il mondo incantato, Il Castello errante di Howl – Magia, mistero e bellezza nel film cult di Hayao Miyazaki, Il mio vicino Totoro – Il film icona di Hayao Miyazaki, La città incantata – Il film da premio Oscar di Hayao Miyazaki.

Questo volume si apre con una immagine iconica di una giovane tennista in stile manga, ma senza volto, a indicare la volontà di riassumere tutti gli sportivi censiti nel volume. Potrebbe un po' ricordare Jenny la tennista, anche se i capelli biondi sono differenti, e pur non avendo volto l'accenno di sopracciglia corrucciate dà l'idea del tema di fondo dello sport nell'animazione e nel manga nipponico: esempio, sempre, di determinazione assoluta, spinta all'estremo.

Non a caso, il volume si apre con una citazione de "La via del guerriero", i principi del bushido che regolano tutt'oggi la cultura giapponese; e il primo capitolo si intitola "Filosofia del sacrificio", dove si esplorano i principi del bushido, teorizzato intorno al 660 a.C..

Se il bushido è stato declinato nell'etica del (super)lavoro, specie dopo la sconfitta del 1945 che costringe a rinunciare alla sua dimensione bellica, lo sport ne è il contraltare nella società moderna, come spiega il filosofo spagnolo José Ortega Y Gasset.

Il volume, dopo un paio di capitolo introduttivi, procede come è logico per disciplina sportiva. Non si limita unicamente all'animazione nipponica, e spesso, anche per contrasto, si tratta dell'animazione occidentale, specie quella disneyana, che ovviamente analizza il fenomeno in una chiave radicalmente diversa: non solo per la differente cultura ma per il registro comico e la forma breve (si parla anche del baseball nei Peanuts, capolavoro del fumetto umoristico).

Lo spokon manga, nato nel 1928, è però il genere nipponico esplicitamente previsto nel sistema dei generi giapponesi, sulla scia della vittoria nipponica nel salto triplo, primo oro dell'Asia.

La prima serie moderna, nel 1968, è "Tommy, la stella dei Giants", dal manga del 1966. Qui appaiono tutte le caratteristiche del genere: senso del sacrificio, partite interminabili presentati come scontri epici, gestione del tempo dilatata per sottolineare questa epicità.

Il caso più iconico è ovviamente costituito da Mimì e la nazionale della pallavolo (1969-1971), e il successivo Mila e Shiro, che riprendevano il successo delle "Streghe d'Oriente", la nazionale di pallavolo femminile costruita da "demonio" Daimatsu, lo spietato allenatore che le portò all'eccellenza assoluta tramite allenamenti di frequente vicini all'idea di tortura, almeno nei canoni occidentale (nei due cartoni succitati, frequenti sono le percosse dirette o tramite allenamenti estremi, fino alla scena iconica dell'allenamento con le catene ai polsi in Mimì).

In modo simile, il calcio diviene l'equivalente maschile, almeno nella ricezione che se ne è avuta qui da noi, dove all'importanza (bisex) di Mimì e Mila e Shiro fa contraltare il successo di Holly e Benij in ambito calcistico (apprezzato più dal pubblico maschile).

Un discorso a parte meritano ovviamente poi le serie di combattimento, che rimandano più direttamente alle arti marziali nipponiche, parte imprescindibile della "via del guerriero" nel senso originario della formazione del samurai.

Seguono poi tutti gli altri sport, di squadra e individuali, che declinano le varie sfumature del culto giapponese dello sport.

Il volume, di taglio divulgativo, può essere interessante per chi voglia approfondire la basi della grande animazione che ha segnato l'infanzia di più generazioni, diffondendo anche qui da noi, anche se magari in modo solo teorico, la dura visione nipponica dello sport.