"Lettere della Serafica Vergine Santa Caterina da Siena" (1644)

 


Questo è un primo volume che ho comprato all'interno del mio interesse per il collezionismo di libro antico. Non ho l'aspirazione, come ho spiegato, di raccogliere testi di valore, ma dopo tre ritrovamenti piuttosto casuali legati al Settecento mi affascinava retrodatare al Seicento il volume più antico della mia collezione. 

Dato che possedevo già una vita di Santa Teresa d'Avila, tra le cose che ho ritrovato online a un prezzo accessibile sul '600 vi era questa vita di Santa Caterina da Siena (1347-1380), che è la massima mistica dell'era medioevale come Teresa d'Avila lo è dell'età moderna, e che forma appunto il modello della mistica moderna perfezionata da Teresa.

La sua figura è indubbiamente interessante, anche per il ruolo che ebbe nel favorire il ritorno della sede papale da Avignone a Roma, nel 1378: un compito da cui si sentiva investita direttamente da Cristo, che in una visione mistica le strappa il cuore e lo sostituisce col suo.

Interessante notare come il simbolismo ricalca quello del sogno dantesco in cui Amore, nella Vita Nova, strappa il cuore dal petto di Dante e lo consegna a Beatrice, che lo divora. Il significato è analogo: una dedizione totale di Dante a Beatrice (e, a suo modo, di Beatrice a Dante, che lo guiderà nella sua missione divina una volta ascesa all'Empireo) e di Caterina a Cristo, da cui ovviamente ottenne anche le stigmate, sebbene invisibili per la di lei richiesta (non si capisce bene se per un residuo di vanità femminile o per modestia, per evitare l'ostentazione del simbolo).

L'analogia si rafforza, se vogliamo, se teniamo conto che Amor, secondo la lettura esoterica, era in verità il palindromo di Roma, e quindi allusione alla missione dantesca di riportare Roma all'antico splendore, ideale in effetti profuso da Dante nella Commedia: la corruzione di Bonifacio VIII ha prodotto come risultato finale la cattività della chiesa per mano del perfido Filippo il Bello, ma Roma deve tornare, sogna Dante, sede dell'Impero e del Pontifex Maximus.

La stessa missione se la propone Caterina con il suo vastissimo epistolario, ed è coronata da successo. Tale ragione la rende prima dottoressa della Chiesa, patrona di Roma, di Italia e di Europa.

Nata nel 1347, l'anno della peste che segna l'autunno del Medioevo, nel 1353, a sei anni, ha una visione di Cristo con tiara papale che la accoglie: ella decide quindi di consacrarsi a lui, nonostante l'iniziale opposizione della famiglia, da cui subisce varie umiliazioni per tale rifiuto, da lei accolte come una prova necessaria.

L'altro aspetto interessante, e che riguarda un po' tutte le mistiche medioevali (di cui semplicemente Caterina è la maggiore, almeno nel suo tempo) è l'uso di digiuni spietati e - cosa solitamente meno evidenziata perché più lontana dall'attuale sensibilità - uso generoso dell'autoflagellazione: si disciplina tre volte al giorno con una catena di ferro, la prima per sé, la seconda per i vivi e la terza per i morti, secondo il modello dell'Ordine di San Domenico, in cui ambisce di entrare, riuscendovi e completando così lo Sposalizio Mistico che ha avuto in visione. 

Ella entra comunque nel Terzo Ordine, quello laico, che non la costringe al monastero e le consente di avere maggiori relazioni, creando una "brigata" di ammiratori e suscitando anche maldicenze, per le quali le viene imposto poi un direttore spirituale, Raimondo da Capua che, tuttavia, non la guida ma diviene un suo ammiratore e biografo.

Le sue 400 lettere a varie figure della Chiesa hanno un ruolo difficile da soppesare, ma non nullo, nello spingere al ritorno della sede papale a Roma. Nel 1500 esatto le sue Epistole vengono stampate a Venezia da Aldo Manuzio, e divengono un prezioso modello di scrittura al femminile.

L'ordine domenicano, dice Raimondo da Capua, è perfetto per lei, perché la veste coniuga il bianco della sua purezza col nero delle penitenze che si infligge (vedi qui).

I moderni, da Freud in poi, non hanno potuto fare a meno di pensare ad anoressia e masochismo, ma probabilmente sono categorie in parte inesatte. 

"Nessun psicologo, nessun analista ha mai potuto dare una descrizione delle qualità specifiche dell'esperienza masochista migliore di quella che son riusciti a dare gli asceti e i santi del Medioevo raccontando delle proprie estasi mistiche. La goffaggine, la banalità delle espressioni e la mancanza di immaginazione della psicologia scientifica diventa ancora più evidente se confrontato con la testimonianza di questi analfabeti, anche ignorando il fatto che la percezione psicologica di essi risulta essere superiore a qualsiasi psicologia accademica. Prova ne siano i saggi di Santa Teresa del Bambin Gesù e le lettere di Caterina da Siena; queste sono più importanti per la delucidazione del masochismo psicologico che l'intera lettura di Krafft-Ebing." sostiene Theodor Reik.

In comune c'è sicuramente la volontà di una dominazione assoluta sul corpo, ma è più simile a quella strategica dell'atleta: Caterina indubbiamente nella sua epoca acquisisce credibilità come mistica anche per la durezza con cui si tratta. 

Le stigmate sono dolore, ma sono anche segno privilegiato di Cristo, come pure la corona di spine e la fustigazione. Appare singolare che, nel medioevo, i segni della passione siano più propri di mistiche femminili che maschili. 

Ma la cosa è probabilmente legata al fatto che la "via irrazionale" della mistica è quella predominante per il femminile nella concezione del tempo: i maschi controllano le gerarchie, dall'ultimo prete al papa, ma le donne possono per contro avere un accesso diretto al divino tramite un "matrimonio sacro" che conserva probabilmente qualcosa delle ierogamie pagane.

In virtù di questo Caterina parla ed è ascoltata dal Papa e dalla chiesa, e imprime un suo ruolo centrale nell'immaginario della cultura occidentale.





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