Opere spirituali di Santa Teresa di Gesù (1739)

 


Una terza tappa nel mio interesse per il libro antico (e in particolare per quello settecentesco, per ragioni sia di interesse, sia di costi) è stato questo volume, ottenuto in dono dopo che avevo palesato il mio interesse. Di nuovo, un bel volume, del 1739, ma su un tema piuttosto comune, di argomento religioso (ritenuto usualmente meno interessante in sé, e per la ampia diffusione), ma comunque di taglio storico, incentrato sulla figura di Teresa d'Avila, che è indubbiamente una figura interessante per il ruolo che ha avuto nella controriforma. 

Il frontespizio non è male, c'è anche una bella incisione della santa che si può ammirare qui sopra. Il volume contiene la Vita di Santa Teresa, il Cammino di Perfezione e il Castello Interiore, due suoi saggi di spiritualità. La concezione mi pare ancora barocca, con lunga introduzione, e belle decorazioni nei capilettera. Anche l'uso della "f" per la "s", che fa sì che questi volumi antichi sembrino tutti letti da Jovanotti, è un elemento che declina in seguito e che al lettore moderno risulta faticosissimo.

Il secondo volume, qui rilegato col primo, detto "libro delle fondazioni" al suo interno, appunto indaga la fondazione dei vari monasteri con l'aggiunta poi di Concetti, Esclamazioni, Ricordi della Santa, un Sentenziario coi suoi aforismi più noti e un saggio finale sulle sue opere.

Anche solo dal possente impatto del volume emerge la vastità della produzione culturale della santa, che fu indubbiamente, nell'era della controriforma, il contraltare femminile al Loyola e ai suoi "Esercizi spirituali". Qui aggiungo due appunti che avevo elaborato sulla santa nel corso dei miei approfondimenti.

Santa Teresa

Teresa d’Avila (1515-1582) è una figura centrale della mistica europea del ‘500. Nasce nell’annus duplex del secolo, il 1515, che vede anche l’avvio della Riforma di Lutero, che sarà palesata nel 1517. Beata nel 1614, santa nel 1622, poi Dottoressa della Chiesa assieme a Caterina da Siena nel 1970, ne è il contraltare nell’era moderna (mentre Caterina da Siena è il fondamento della mistica medioevale).

Nasce ad Avila, capoluogo della Castiglia. La famiglia materna era nobile; il padre, mercante, proveniva da una stirpe di convertiti ebrei di Toledo. La madre Beatrice era appassionata di romanzi cavallereschi, che le furono poi proibiti dal padre; da piccola Teresa, col fratello Rodrigo, fuggì di casa verso il paese dei Mori, dove volevano “versare il sangue per la fede”. Nel 1524, poco dopo, il fratello Giovanni cadde in battaglia. Dopo la morte della madre nel 1529 è inviata a studiare in monastero delle Agostiniane (1530). Nel 1532 torna a casa per dei dolori fisici, e per occuparsene; il fratello Rodrigo, cui era molto legata, cade in battaglia in Cile, dove era andato coi conquistadores. Teresa gestisce la casa, decide però dopo una prima Grande Crisi mistica di entrare in convento; il padre lo vieta severamente (1536). Ella fugge di casa col fratello quindicenne Antonio, che si imbarca anch’egli per le Americhe dove muore in battaglia in Equador. Notiamo quindi come nella biografia dell’autrice sia insistito questo senso di “cavalleria spirituale” dalla madre, e dai tre fratelli morti nella lotta contro gli infedeli, da lei cercata anche in una prima crociata personale da bambina. Alla crociata fisica però Teresa sostituirà la crociata spirituale della preghiera e della devozione, ma con un simile spirito guerresco, che implica inevitabili sofferenze per la buona “soldatina”, la monaca.

Dopo la professione di fede nel 1537 Teresa cade vittima di forti dolori che paiono quasi condurla alla morte, e per cui viene curata per tutto il 1538 tornando in convento nel 1539. Ciò si attribuisce alle dure penitenze corporali che si impone. Da questo momento in ogni caso iniziano delle periodiche crisi mistiche che accompagnano la religiosa, allora di 24 anni, per tutta la vita. 

Dopo la morte del padre nel 1543 si accentua la sua tensione mistica di espiazione; i confessori la ritengono vittima di illusioni demoniache, ma i nuovi padri spirituali gesuiti da lei scelti nel 1555, l’anno triplex del secolo, la incoraggiano su questa strada.

L’esperienza estatica principe di Teresa fu la transverberazione, ovvero le stigmate nel cuore, quella più elevata, avvenuta parte nel 1558 con cinque ferite mistiche inflitte nel cuore. Tali stigmate sarebbero impartite da un Seraphim sotto il profilo della gerarchia angelica (oggi cara anche agli ufologi).

«Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d'oro, che sulla punta di ferro mi sembrava avere un po' di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo estraeva sembrava portarselo via lasciandomi tutta infiammata di grande amore di Dio. Il dolore della ferita era così vivo che mi faceva emettere dei gemiti, ma era così grande la dolcezza che mi infondeva questo enorme dolore, che non c'era da desiderarne la fine, né l'anima poteva appagarsi che di Dio. Non è un dolore fisico, ma spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po', anzi molto. È un idillio così soave quello che si svolge tra l'anima e Dio, che io supplico la divina bontà di farlo provare a chi pensasse che io mento.»

Dopo il caso della falsa santa Maddalena della Croce, anche i gesuiti però esaminano e ritengono possessione diabolica le sue ultime estasi (1558), ma il parere viene fugato dopo un lungo esame (1560) e Teresa avvia il suo progetto di riforma che porterà alle Carmelitane Scalze, rendendo molto più rigorosa la vita delle monache. Lo stesso generale dei gesuiti di allora, Francesco Borgia, rassicurò la santa (pur non entrando ovviamente direttamente nel processo). Egli era, significativamente, il bisnipote di Rodrigo Borgia, il papa Alessandro della corrotta e potente famiglia spagnola. Possiamo ritenere quindi che il suo appoggio fosse più strategico che idealista.

La Riforma trovò molte ostilità nell’ordine e fuori, ma venne incoraggiato dalla Controriforma che aveva bisogno di un rinnovato rigore per contrastare il protestantesimo.

Ella dunque ebbe grande successo nella sua fondazione di numerosi monasteri, anche grazie alla propria biografia e altri testi, diffusi tramite la stampa, a contrastare gli scritti protestanti.

L’Estasi serafica venne resa celebre dalla scultura di Lorenzo Bernini (1645-1652) in Roma, poco dopo la proclamazione della santa, che divenne il modello della spiritualità e dell’arte gesuitica secentesca del Barocco.

Numerose furono le letture psicanalitiche dell’esperienza, tipica del resto della mistica medioevale che veniva modernizzata dall’autrice, specialmente sulla scorta del Bernini stesso. La cosa non mi pare inesatta, ma per certi versi a me sembra che la mistica dal medioevo al barocco fosse consapevole di questa compresenza di Eros e Tanathos nell'esperienza mistica che somma e supera le due opposte parti, e che i moderni si illudono di scoprire. La statua, pare, fu ammirata perfino dal Divino Marchese de Sade.

Per quanto restino casi di stigmate fisiche, è significativo il valore di stigmate morali, simboliche, interne, che segnano un modernizzarsi della spiritualità rispetto al medioevo, con segni meravigliosi meno evidenti (e a meno rischio, dunque, di “falsificazione”), simili al “fantastico cristiano” introdotto da Torquato Tasso.

Interessante notare che l’autrice definisce l’Estasi come un “rapimento”, vistosamente spiacevole come esperienza.

Dico che vi accorgete di ciò e vi sentite portare via, ma non sapete dove; sebbene tutto avvenga nella gioia, la nostra debole natura, all’inizio, ci è causa di timore, ed è pertanto necessario avere un’anima risoluta e coraggiosa – molto più che negli stati precedenti – per rischiare tutto, avvenga quel che vuole, abbandonarsi nelle mani di Dio e andare di buon grado dove ci porta, perché ci porta via, anche se ci è gravoso. E con tanta veemenza che spesso io avrei voluto resistere e lo tentavo con tutte le mie forze, specialmente certe volte, quando mi trovavo in pubblico – e molte altre, in privato – temendo di essere ingannata. Alcune volte ci riuscivo, rimanendone estremamente affranta, come resta sfinito chi lotta con un poderoso gigante; altre era impossibile perché se ne andava via l’anima, e per lo più la testa la seguiva, senza che io la potessi trattenere, e a volte anche il corpo giungeva a sollevarsi.

Il rapimento porta a una totale perdita di controllo sul corpo, che è interamente in balia delle forze divine, per varie ore. La cosa in qualche modo, a livello mistico e simbolico, rispecchia l’ideologia gesuitica della Controriforma, che oppone alla verifica diretta della scrittura di Lutero un rafforzamento netto dell’obbedienza al Pontefice Massimo, che deve divenire “perinde ac cadaver”, “come un corpo morto nelle mani della Chiesa” (e in verità della Compagnia, che si pone come mediatrice tra il Pontefice e il Mondo, con il Generale dell’Ordine detto il Papa Nero). Di nuovo ritorno la matrice militare e spagnola già propria di Ignazio di Loyola. L’anima viene “inabissata” nel divino, in una sorta di waterboarding spirituale che alla fine è piacevole: ma l’esperienza si interrompe e, al ritorno nella vita, ci si ritrova in una farsa fastidiosa, una “Matrix” inutile e tediosa. L’estasi può essere raggiunta dopo una lunga via purgativa, che consente l’accesso a questa nuova via illuminativa, che fornisce una visione certa del divino. 


Tale mistica si collega a quella degli Alumbrados, gli Illuminati spagnoli, una setta mistica legata a questa ricerca del divino che era stata combattuta dall’Inquisizione. Ma la mistica medioevale degli Alumbrados è una via che la chiesa prima di Lutero può permettersi di condannare, perché da potere a un tramite, l’Illuminato, che non è il clero regolare. Dopo Lutero, bisogna rafforzare l’impressione del divino nel fedele: ecco quindi che l’arte sacra deve divenire “illusionistica”, non più meramente simbolica come quella medioevale; e similmente non basta la promessa vaga del paradiso (le cui chiavi sono saldamente nelle mani del Pontefice e dello stato della Chiesa: Ultra Ecclesiam Nulla Salus) ma la testimonianza di chi, come Teresa, vi è stato e torna a raccontarlo.

La mistica femminile acquisisce quindi ancor più importanza del medioevo, dove aveva un valore simmetrico al controllo maschile da parte del clero.

L’ordine gesuita ne prende il controllo, in un rapporto che ricorda quella tra l’esoterista e la sua pupilla, incaricata del rapporto mistico col Divino di solito affidato da sempre nella tradizione mistica al femminile, alla menade greca e prima ancora.

Tramite questa mistica si può opporre una “vera Rosa+Croce” ai “Rosa+Croce” fondati da Lutero, che adotta questo simbolo per la sua Riforma.

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Questo primo nucleo di tre settecentine mi era costato nel complesso la ricca cifra di 7 euro (5+2+0). Naturalmente, sviluppando la mia passione e orientandomi su volumi meno casuali, le spese sono aumentate.

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