Warhol a Mondovì: il maestro delle Icone



Bella mostra di Andy Warhol a Mondovì, "Andy Warhol Influencer", curata da Gianfranco Rosini, presso la chiesa di Santo Stefano a Breo, dopo una mostra sul Barocco di alto livello, e in sinergia con la mostra dell'artigianato attualmente in corso in città. Anche la Torre del Belvedere, il simbolo di Mondovì, è stata colorata con un arcobaleno di colori in occasione dell'evento, che ovviamente per Mondovì è importante. La città è stata riempita di lattine giganti di Campell Soup, che sono divenute anche un gadget venduto alla mostra. Insomma si nota, ancor più che nel precedente caso barocco, comunque di successo, un intento di lancio in grande stile (per la dimensione monregalese, ovviamente) dell'evento.

Il titolo accattivante è comprensibile e in effetti la mostra offre una visione sul Warhol come influencer del mondo artistico e musicale, tramite la sua provenienza dall'ambito pubblicitario, The Factory, la testata musicale Interview.

Di Warhol mi ha sempre affascinato, naturalmente, la capacità di permutazione delle icone e la sua capacità di istituire le figure della cultura pop come un pantheon di nuovi dei; operazione ovviamente che è un moto generale della cultura contemporanea ma che ha in Warhol probabilmente il massimo artefice.

Molte sono le icone di Warhol ovviamente in mostra, non solo due Marilyn ma anche Liza Minnelli, Liz Taylor, Aretha Franklin, Elvis, Madonna, e così via. Particolare attenzione alle icone musicali, anche perché è la prima mostra monregalese (presumo) a utilizzare la AI, in questo caso per generare dei file sonori ispirati alle varie immagini tramite un QR-Code.

Tra le opere esposte non manca la lattina della zuppa Campbell, il più iconico prodotto di consumo ripreso da Warhol. Interessante il grembiulino simil-massonico, uno dei tanti prodotti warholiani ispirati all'iconico oggetto di consumo. Questa zuppa industriale nasce nel 1869, ma questo design è del 1900 e non è mai cambiato molto nella storia da allora. Ho anche potuto osservare bene il simbolo in oro posto al centro della lattina, un rimando al premio vinto dalla Campbell alla esposizione universale del 1900 con figure mitologiche, un genio alato con fiaccola e la vittoria. Se vogliamo, quindi, questo lavoro di Warhol sulle icone pop consumistiche contiene una raffinata mise en abime con un rimando a una icona classica.

"Raphael Madonna 6.99" (1985) lo conoscevo: mi ha sempre intrigato la ripresa da parte di Warhol dell'arte sacra. Warhol proveniva da una famiglia cattolica di rito bizantino e il culto delle icone tradizionali fu importante nella sua crescita. 

 Curioso e un po' inquietante il fatto che la Vergine non schiacci il serpente sotto i piedi, ma sé stessa. Mi chiedo se il prezzo di 6.99 faccia un criptico riferimento al 666 o sia casuale (il giallo, il rosso, il blu e il rosa sono i colori dominanti della figurazione della Vergine, qui presenti ma non nei contorni del disegno, forse con valenza significativa). L'anno seguente, l'ultimo prima della morte, si dedicò all'Ultima Cena (1986).

La mostra contiene anche un ritroatto di Warhol di Hans Namuth del 1982, sullo sfondo di una sorta di battaglia mitologica, sovrapponendosi a un'Idra a più teste schiantata al suolo. Un Warhol meno apertamente "pop" e più gotico che non conoscevo (vedi anche il castello), certo sempre in modo ironico, e tuttavia con una variazione interessante.

Interessante anche il libro pop-up a tema templare/crociato del 1967. Non ho trovato molto al proposito online a livello di interpretazione; se ne trovano varie copie in vendita a prezzi naturalmente altissimi. Non saprei dunque l'interpretazione ufficiale, se ve ne è una, ma il titolo potrebbe riferirsi alle icone cristiane sotto attacco (la croce) nell'età dei consumi che Warhol analizzava criticamente nella sua arte."Siamo costantemente sotto attacco" viene anche un anno prima del tentato omicidio da parte di Valerie Solanas nel 1968, con una coincidenza un po' inquietante.




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