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X Agosto

 



Con l'occasione del mio onomastico, cerco di riprendere a scrivere con regolarità su questo blog.
Non so se riuscirò a mantenere il Nullo Die Sine Linea, ma cercherò di aggiornare, come mi ero ripromesso, su alcune recenti acquisizioni e letture interessanti.


San Lorenzo, io lo so perché tanto

di stelle per l'aria tranquilla

arde e cade, perché si gran pianto

nel concavo cielo sfavilla.


Ritornava una rondine al tetto:

l'uccisero: cadde tra i spini;

ella aveva nel becco un insetto:

la cena dei suoi rondinini.


Ora è là, come in croce, che tende

quel verme a quel cielo lontano;

e il suo nido è nell'ombra, che attende,

che pigola sempre più piano.


Anche un uomo tornava al suo nido:

l'uccisero: disse: Perdono;

e restò negli aperti occhi un grido:

portava due bambole in dono.


Ora là, nella casa romita,

lo aspettano, aspettano in vano:

egli immobile, attonito, addita

le bambole al cielo lontano.


E tu, Cielo, dall'alto dei mondi

sereni, infinito, immortale,

oh! d'un pianto di stelle lo inondi

quest'atomo opaco del Male!


Chiamarsi Lorenzo ha come vantaggio il fatto che gli amici si ricordano del tuo onomastico.

Merito certamente dello sciame meteorico delle Perseidi, che attraversano il nostro cielo nel giorno del martirio del mio santo omonimo.

Merito quindi anche dell'arcidiacono Lorenzo, che risponde ai torturatori che lo fanno alla griglia "manduca, iam coctus est" e vince, diventando patrono degli intellettuali e dei cuochi.

Ma il merito principale, in tempi recenti e in Italia, va soprattutto, credo, a Giovanni Pascoli, e alla sua poesia "X Agosto".

Pascoli nasce il 31 dicembre del 1855 a San Mauro in Romagna (che cambierà nome in San Mauro Pascoli in suo onore) figlio di Ruggero, il tenutario de "La Torre" dei latifondisti principi Torlonia.

Il 10 agosto 1867 il dodicenne Pascoli ha il suo Bar Mitzvah personale: anonimi assassini uccidono con una fucilata il padre mentre torna a casa.

A un primo livello si finge sia un delitto politico, braccianti adirati con il "servo dei padroni"; ma in realtà dietro c'è il boss Pietro Cacciaguerra, che prende il posto di Ruggero come fattore. E forse lo stesso principe Torlonia.



*


X Agosto


San Lorenzo, io lo so perché tanto

di stelle per l'aria tranquilla 

arde e cade, perché si gran pianto 

nel concavo cielo sfavilla.


Si evidenzia subito il ruolo del X agosto come epicentro tragico per la vita del poeta. Alcuni sottolineano come già la X del titolo, scritta in numeri romani, evochi una croce: comunque sia, la poesia non si limita a un parallelo tra il martirio del Santo e quello del padre, ma direttamente tra la morte del padre e quella di Cristo.


Ecco quindi che si sottolinea l'elemento della "caduta" delle stelle, la Falling Star che anticipa la caduta del padre ("arde e cade"), e poi le faville ("sfavilla") della graticola del santo diventano lacrime (gran pianto). Un pianto di fuoco, con bell'ossimoro implicito. 



Ritornava una rondine al tetto:l'uccisero: cadde tra i spini;ella aveva nel becco un insetto:la cena dei suoi rondinini.

Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano;e il suo nido è nell'ombra, che attende,che pigola sempre più piano.


La similitudine naturale con la rondine mette al centro la metafora del "nido", cruciale nell'opera del poeta. Notare che, in un chiasmo, la rondine torna al suo "tetto", come l'uomo torna al "nido". La Rondine è cristologica, agonizzante "come in croce", ma anche le spine, che connesse all'immagine del Nido evocano la corona di spine del Crocifisso. Il nido "che pigola sempre più piano" è immagine abbastanza agghiacciante. Il verme, però, non è un insetto. 

L'uccello paragonato a Cristo per definizione è il Pellicano, simbolo caro ai Rosacroce, che secondo il mito si squarcia il petto per offrirne in pasto ai propri figli. La rondine, tuttavia, richiama maggiormente un piccolo uccello, quale il Ka egizio o la colomba dello Spirito Santo. 


Anche un uomo tornava al suo nido:l'uccisero: disse: Perdono;e restò negli aperti occhi un grido:portava due bambole in dono.

Ora là, nella casa romita,lo aspettano, aspettano in vano:egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano.


Perfetta corrispondenza tra le due strofe: nel padre tornano gli elementi cristologici che completano quelli della rondine: se la rondine è coronata di spine e in croce (aspetti fisici), egli perdona i suoi assassini e spira con un grido ("Padre, perché mi hai abbandonato!": che diventa anche il grido implicito di Pascoli figlio). 

Porta con se due bambole, che data l'insistenza cristologica fanno pensare alle tre croci del Golgota, ma sono ovviamente due doni - reali - per le due sorelle, anch'esse "crocifisse" in quella morte del padre. 

Pascoli non si include nell'evento drammatico, poiché freudianamente si sostituisce al padre: dopo la morte vi è la resurrezione della figura paterna in Pascoli stesso. 

Il padre crocifisso, del resto, indica le bambole, e simbolicamente le figlie, al Cielo, dunque simbolicamente al Padre che è sopra di lui, in una sequela ininterrotta (egli si appresta, del resto, a cessare di essere il Padre terreno e divenire il padre a livello celeste, mentre il figlio gli subentra su questa terra).


E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale,oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male!


Il Cielo, divinità assente, osserva dall'alto di mondi sereni (perché privi di vita), infinito e immortale, l'eternità dell'universo increato (concetto pagano, non cristiano). E la risposta è il "pianto di stelle" evocato all'inizio, che inonda la terra, l'atomo opaco del male, con definizione geniale che sottolinea la dimensione minuscola, in prospettiva cosmica, della vita e quindi del male. 

Minuscolo e tuttavia centro dell'universo, atomo, punto, ma punto fijo, umbilicus mundi, su cui converge il pianto muto delle stelle.

Il pianto che inonda la terra può rimandare simbolicamente anche al Diluvio Universale, l'Apocalisse che il mondo si meriterebbe per aver ucciso l'Innocente.

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