Il Pendio Dei Noci

 



Il pendio dei noci di Gianni Oliva, esordio narrativo dello storico, è uscito nell’ottobre 2024 per Mondadori. Ho letto questo libro anche perché l'autore sarà invitato il prossimo anno nella mia scuola, per le classi quinte, e quindi ne scrivo anche per buttar giu' due appunti per la lezione introduttiva che dovrò fare. In ogni caso, il libro mi è piaciuto (apprezzo molto Oliva come storico). Ovviamente, essendo la recensione anche a finalità didattiche, potrà contenere qualche spoiler in piu' (sulla linea comunque di quelli che ho letto online)


Ambientazione

  • La storia si svolge su due piani temporali, che vengono alternati: da un lato, siamo nell’aprile del 1918, sul Monte Grappa, teatro dell’ultima linea di difesa italiana dopo la disfatta di Caporetto. Se gli austriaci passano, hanno poi campo libero fino alla pianura e a Milano. Siamo quindi di fronte alla battaglia decisiva per l'integrità nazionale, dopo l'avventuroso avvio del conflitto

  • Una seconda ambientazione, che scopriamo dai ricordi di Julien, è Coazze, il paese dove è cresciuto, un piccolo paesino montano della val Sangone, da cui egli è respinto e da cui alla fine deve fuggire (c'è quindi una breve descrizione anche della Francia, della Legione Straniera, del periodo nelle guerre coloniali francesi, ma minimo).

  • Il Pendio dei Noci è un luogo di Coazze legato alla tormentata infanzia del protagonista.


Personaggi

  • Protagonista: Julien Vertou / Giuliano. Il protagonista è un personaggio simbolo di uno sradicamento ungarettiano. Nasce nel 1880 da una madre "bambina", adolescente, che viene abbandonata dalla famiglia quando incinta e accolta dagli zingari. Ella muore di parto, e lui è cresciuto di fatto dal parroco del paese, che lo fa allevare da una famiglia di contadini, lo manda in seminario e alla fine lo aiuta a fuggire quando commette un delitto.

  • ex-legionario francese segnato da una lunga permanenza nella Legione Straniera (per sedici anni, dopo esser fuggito nel 1898 da Coazze dopo un delitto) che lo ha cambiato profondamente. Ora ha combattuto nella Somme ed è ufficiale di collegamento tra francesi e italiani sul Monte Grappa. Incontra vari montanari (Valdo, Domenico Gildo)

  • La cicatrice sulla mano destra nasconde un passato doloroso. Gliel'ha lasciata un berbero che ha ucciso nel conflitto coloniale marocchino, si tratta di una uccisione ravvicinata che l'ha portato a riflettere sull'assurdità della guerra.

  • Vertou, il suo nome, deriva dall'Hotel de la Vertou, nome ironico di un bordello dove è stato con una prostituta, dopo la sua fuga, e lei gli ha consigliato di arruolarsi nella Legione. Il nome è ironco ma lo identifica davvero come virtuoso. Anche il nome è simbolico, Giuliano come rimando indiretto a Giulio (Cesare): cresce con una ammirazione per la cultura classica (Alessandro). Dalle sue origini "zingare" (ma non è davvero uno zingaro, non lo sa) trae la volontà di abbandonare Coazze e girare il mondo.

  • Lui e Maddalena sono degli "esclusi" verghiani, come Rosso Malpelo o la Lupa (o Ntoni nei Malavoglia), o rimandi successivi nel neorealismo (Pin, La luna e i falò) fino a Bocca di Rosa di De André. Il tema dello sradicamento e delle radici ritrovate è un tema centrale in Ungaretti, in modo diverso.

  • Coprotagonista: Capitano Maglioli. Professore universitario di lettere, tesi su D'Annunzio, milanese, amico dei futuristi, compagno di Doriana che è fervente interventista (ha partecipato con lui alle manifestazioni), volontario, disilluso non appena ha visto la guerra ("Lei non è più un poeta" gli dice come complimento Julien).


Comparse

  • In trincea con lui ci sono ragazzi come Gildo, Valdo (entrambi sui diciotto anni, originari delle montagne, con fidanzate che li aspettano) e Domenico (ventidue anni, al fronte ormai da tre anni). Diversamente da Julien, questi giovani non conoscono né l’esperienza né la durezza della guerra: sanno poco di armi ma molto di speranza e nostalgia della vita civile. I loro sguardi impauriti, le loro paure e il loro bisogno di tornare a casa fanno emergere in Julien un’umanità che credeva perduta.


Oggetto d'Amore

  • L'Oggetto d'Amore è Maddalena, ragazza volitiva e ribelle di cui si innamora. Il loro amore libero attrae l'astio locale fino a una aggressione a Giuliano da cui lui si difende uccidendo l'aggressore (che voleva ucciderlo per gelosia). Con lei ha un figlio, che ritroverà al fronte.


Stile

  • La narrazione della guerra offre una cruda rappresentazione delle trincee: colpi di artiglieria, silenzi carichi di tensione, il suono di lingue tedesche vicine, brevi tregue, il recupero dei feriti e dei corpi, e la costante domanda: “chi sopravviverà?”. La guerra non è racconto eroico, ma una lotta per la sopravvivenza in un ambiente spietato e sconnesso, dove uomo e natura – montagne innevate e torrenti – diventano protagonisti moralmente e simbolicamente .

  • Oliva adotta uno stile essenziale, privo di retorica: un tono essenziale e deciso che definisce la guerra “spietata e priva di eroismi”, concentrandosi sulla sopravvivenza e sulle emozioni più autentiche dei soldati

  • Come storico navigato, traduce la precisione documentaria in una narrazione romanzesca limpida e coinvolgente. L'intreccio di passato e presente è efficace.



Domande

  • “Da storico a romanziere: com’è avvenuto il passaggio metodologico tra il rigore del saggio e l’emozione del racconto?”

    • Parte fondamentale dell’opera nasce dalla sua consolidata esperienza saggistica, ma adattata ora a una voce narrativa. Come ha modulato la documentazione (diari, lettere) in funzione di un protagonista di finzione? 

  • “Nel romanzo si alternano due linee temporali (la giovinezza di Giuliano e la guerra del 1918): quale funzione hanno queste sezioni parallele dal punto di vista tematico ed emotivo?”

    • Ci interessa capire come l’intreccio tra passato (maichezza, amore, Chiesa) e presente (orrore della Grande Guerra) rinforzi l’arco di trasformazione del protagonista. 

  • “Il Monte Grappa e la neve diventano presenze attive nel racconto: in che modo ha lavorato sul rapporto tra ambiente e psiche del protagonista?”

    • Lei descrive spesso la montagna come “specchio” dell’anima di Julien: vorremmo approfondire questo espediente simbolico. 

  • “Il suo sguardo è empatico verso ‘i vinti’ e persone semplici, non verso i grandi protagonisti della Storia: come si è scelto di dare voce a questo universo marginale?”

    • La scelta narrativa che fa emergere personaggi come Gildo, Valdo e Domenico testimonia un’attenzione particolare alle storie “ai margini”. Come nasce? 

  • “Quale ruolo ha avuto il contesto autobiografico (Coazze, Val Sangone) nell’elaborazione dei personaggi e dei luoghi del romanzo?”

    • Lei menziona spesso le sue radici piemontesi – in particolare Coazze – come fonte d’ispirazione emotiva e descrittiva. Ci interessa capire come il “luogo familiare” si sia integrato nella narrazione.


  • Copertina

    La bella copertina è di Filippo Palizzi, pittore verista dell'800 che effigia spesso giovani contadine assorte, nell'atto di ammirare meditabonde un paesaggio. La figurazione dei suoi dipinti è interessante, perché appare spesso una sorta di meditazione filosofica sul paesaggio come quella del viandante di Friedrich o del Leopardi sulla collina dell'Infinito, però proiettata su fanciulle del popolo. Tra l'altro l'opera piu' famosa (non questa, ma di analoga composizione) raffigura una fanciulla intenta negli scavi di Pompei, che si ferma un attimo a contemplare la bellezza della Villa dei Misteri, prima di riprendere il lavoro. Lo stesso tema della Ginestra leopardiana.
    Qui rappresenta Maddalena, la protagonista femminile.

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