Il Pendio Delle Noci
Il pendio dei noci di Gianni Oliva, esordio narrativo dello storico, è uscito nell’ottobre 2024 per Mondadori. Ho letto questo libro anche perché l'autore sarà invitato il prossimo anno nella mia scuola, per le classi quinte, e quindi ne scrivo anche per buttar giu' due appunti per la lezione introduttiva che dovrò fare. In ogni caso, il libro mi è piaciuto (apprezzo molto Oliva come storico). Ovviamente, essendo la recensione anche a finalità didattiche, potrà contenere qualche spoiler in piu' (sulla linea comunque di quelli che ho letto online)
Ambientazione e introduzione
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La storia si svolge nell’aprile del 1918, sul Monte Grappa, teatro dell’ultima linea di difesa italiana dopo la disfatta di Caporetto. Il protagonista è il sergente Julien Vertou, un ex-legionario francese segnato da una lunga permanenza nella Legione Straniera (sedici anni) che lo ha cambiato profondamente. Julien osserva una “primavera senza primavera”, tra neve, artiglieria e il freddo montano, mentre il battaglione “Susa” – composto da alpini – si prepara al fronte.
Il passato oscuro di Julien
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La cicatrice sulla mano destra nasconde un passato doloroso. La Legione è stato il rifugio e la sua pena. Julien ha perso sogni, speranze e l’amore che un tempo gli fece immaginare un futuro diverso. Di ritorno dalle battaglie in Nord Africa (Atlante), ha imparato una sola regola: «uccidere per non farsi uccidere»
La fiducia nei giovani alpini
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In trincea con lui ci sono ragazzi come Gildo, Valdo (entrambi sui diciotto anni, originari delle montagne, con fidanzate che li aspettano) e Domenico (ventidue anni, al fronte ormai da tre anni). Diversamente da Julien, questi giovani non conoscono né l’esperienza né la durezza della guerra: sanno poco di armi ma molto di speranza e nostalgia della vita civile. I loro sguardi impauriti, le loro paure e il loro bisogno di tornare a casa fanno emergere in Julien un’umanità che credeva perduta.
Conflitto interiore e rievocazione del passato
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Pur cercando di ignorarlo, Julien si ritrova a fronteggiare un conflitto interiore. Il suo passato riaffiora: il dialetto, i nomi familiari di torrenti e paesi montani, e soprattutto, il volto di una donna—il ricordo dell’unico amore che gli aveva fatto pensare a un futuro – riaffiorano nella sua mente . Una parlata familiare riporta Julien a un tempo in cui la felicità era ancora possibile.
Stile
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La narrazione offre una cruda rappresentazione delle trincee: colpi di artiglieria, silenzi carichi di tensione, il suono di lingue tedesche vicine, brevi tregue, il recupero dei feriti e dei corpi, e la costante domanda: “chi sopravviverà?”. La guerra non è racconto eroico, ma una lotta per la sopravvivenza in un ambiente spietato e sconnesso, dove uomo e natura – montagne innevate e torrenti – diventano protagonisti moralmente e simbolicamente .
Oliva adotta uno stile essenziale, privo di retorica: un tono essenziale e deciso che definisce la guerra “spietata e priva di eroismi”, concentrandosi sulla sopravvivenza e sulle emozioni più autentiche dei soldati
Come storico navigato, traduce la precisione documentaria in una narrazione romanzesca limpida e coinvolgente. Alternando fatti storici e vicende personali, crea “un intreccio in cui il protagonista cambia identità più volte, ma non può sfuggire alle sue radici”
Leitmotiv
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Sopravvivenza vs speranza – Julien, temprato dalla guerra, deve confrontarsi con la fragilità e la purezza dei giovani compagni, risvegliando in sé sensazioni sopite. Lo sguardo narrativo di Oliva è orientato verso chi “rimane ai margini” della Storia — i giovani soldati, le famiglie contadine — conferendo alla narrazione una prospettiva empatica: non la Storia vista dai grandi, ma dalle persone semplici e sofferenti
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Presente e passato – La memoria della donna amata e delle voci familiari lo spingono a riconsiderare la propria vita. La stessa scrittura dell'opera alterna questi due piani.
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Montagna come specchio – Il Monte Grappa e la neve riflettono lo stato d’animo del protagonista, freddo e perduto, ma allo stesso tempo terreno di possibile riscatto . La natura—le montagne, la neve, i torrenti—non è semplice sfondo, ma elemento attivo della narrazione, simbolo dello stato d’animo interiore del protagonista e specchio del “conflitto interiore” che attraversa
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Amore e dolore – Il romanzo intreccia l’orrore della guerra con una storia privata intensa, che parla di rimpianto, di legami, di identità ferite .
Conclusione
"Il pendio dei noci" è un romanzo che unisce la grande Storia della Prima Guerra Mondiale alla vicenda intima di un uomo stremato, offrendo un racconto lirico e doloroso. Julien Vertou diventa simbolo della condizione umana in guerra: sopravvive, ricorda e forse, in qualche modo, spera ancora. La montagna e la neve sono più di un paesaggio: sono l’anima congelata del protagonista, che si scioglie lentamente attraverso i volti dei giovani commilitoni e la memoria di un amore perduto.
Il romanzo è una buona proposta per una classe quinta, non facilissimo forse ma nemmeno troppo ostico. Ovviamente si presta ad ottimi parelleli con autori che trattano della Prima Guerra Mondiale (Ungaretti, o D'Annunzio, o Lussu uscendo lievemente dal canone) o della guerra in generale. Volendo si potrebbe anche citare il Pirandello di "Il fu Mattia Pascal" con i due volti di Giuliano e Julien.
Domande
“Da storico a romanziere: com’è avvenuto il passaggio metodologico tra il rigore del saggio e l’emozione del racconto?”
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Parte fondamentale dell’opera nasce dalla sua consolidata esperienza saggistica, ma adattata ora a una voce narrativa. Come ha modulato la documentazione (diari, lettere) in funzione di un protagonista di finzione?
“Nel romanzo si alternano due linee temporali (la giovinezza di Giuliano e la guerra del 1918): quale funzione hanno queste sezioni parallele dal punto di vista tematico ed emotivo?”
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Ci interessa capire come l’intreccio tra passato (maichezza, amore, Chiesa) e presente (orrore della Grande Guerra) rinforzi l’arco di trasformazione del protagonista.
“Il Monte Grappa e la neve diventano presenze attive nel racconto: in che modo ha lavorato sul rapporto tra ambiente e psiche del protagonista?”
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Lei descrive spesso la montagna come “specchio” dell’anima di Julien: vorremmo approfondire questo espediente simbolico.
“Il suo sguardo è empatico verso ‘i vinti’ e persone semplici, non verso i grandi protagonisti della Storia: come si è scelto di dare voce a questo universo marginale?”
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La scelta narrativa che fa emergere personaggi come Gildo, Valdo e Domenico testimonia un’attenzione particolare alle storie “ai margini”. Come nasce?
“Quale ruolo ha avuto il contesto autobiografico (Coazze, Val Sangone) nell’elaborazione dei personaggi e dei luoghi del romanzo?”
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Lei menziona spesso le sue radici piemontesi – in particolare Coazze – come fonte d’ispirazione emotiva e descrittiva. Ci interessa capire come il “luogo familiare” si sia integrato nella narrazione.
Copertina
La bella copertina è di Filippo Palizzi, pittore verista dell'800 che effigia spesso giovani contadine assorte, nell'atto di ammirare meditabonde un paesaggio. La figurazione dei suoi dipinti è interessante, perché appare spesso una sorta di meditazione filosofica sul paesaggio come quella del viandante di Friedrich o del Leopardi sulla collina dell'Infinito, però proiettata su fanciulle del popolo. Tra l'altro l'opera piu' famosa (non questa, ma di analoga composizione) raffigura una fanciulla intenta negli scavi di Pompei, che si ferma un attimo a contemplare la bellezza della Villa dei Misteri, prima di riprendere il lavoro. Lo stesso tema della Ginestra leopardiana.
Qui può rappresentare Maddalena, la protagonista femminile.